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Figisc: Eni, serve una tregua per provare a negoziare

 
Figisc: Eni, serve una tregua per provare a negoziare
La guerra che vede contrapposte, in forma diretta e più spesso indiretta, UNEM da un lato e dall’altro le rappresentanze sindacali va ormai avanti dalla primavera scorsa, con sullo sfondo l’infinita telenovela del disegno di legge di riforma del settore, con il suo articolo 3, che tratta della contrattualistica e della introduzione della tipologia contrattuale dell’affidamento di servizi (talora chiamato appalto, talora affidamento semplificato o altro ancora).

Sul terreno, le compagnie avanzano acquisendo sempre nuove trasformazioni dei contratti), mentre tutti i gestori, non solo quelli del marchio, sono sempre più frustrati e lasciati senza una prospettiva che dia uno sbocco a questa situazione di mortale incertezza e di mancanza di dialogo.

La questione dell’affidamento dei servizi non è nuova: a primavera il 22 % della rete dei marchi era a gestione diretta, dietro la quale si presuppongono contratti di appalto, guardianìa e altro (oltre 3.300 impianti; un percorso che va avanti da più di dieci anni quasi in assoluto silenzio), finché UNEM – che peraltro snocciola numeri ben più alti – non ha introdotto tra le carte del famoso tavolo di filiera le “norme” sull’appalto che poi sono filtrate nelle bozze del disegno di legge.

E quest’ultimo sta nella palude, tra tentativi infruttuosi di mediazione (l’ultimo a metà novembre) e la ricorrente tentazione di non farne nulla.

La sensazione è che da quel fronte le soluzioni non sembrano arrivare, o non certo presto.

Si può continuare nella guerra aspettando l’arrivo di “rinforzi”, oppure porsi l’interrogativo di quale sia il mestiere del sindacato, che è quello di non affidare ad altri se non a sé stesso il peso e la responsabilità di cercare una via d’uscita, pena la sua inutilità.

Che è cercare di non lasciare soli i gestori, tentare di assicurare il mantenimento di regole pur nella inevitabile evoluzione degli strumenti contrattuali (evoluzione che non è certo quella che avremmo preferito), di garantire trattamenti economici decenti e mantenere il ruolo di rappresentanza che già è stato smarrito in quella parte di rete che viaggia con contratti off limits.

Qualcuno deve caricarsi del peso e della responsabilità di tentare almeno di negoziare, qualcuno deve aprire un sentiero, una pista su cui altri, se vorranno, seguiranno.

E serve che venga proclamata la classica tregua, che fa deporre le armi fin che si tratta, salvo il caso di doverle riprendere se poi la trattativa non porta la pace.

Il che significa che ENI dovrebbe dare un segnale sensibile di buona volontà fermando le sue macchine sulla rete e la caccia alla trasformazione dei contratti in questa fase.

Se così fosse – e questa è l’opinione del Comitato di colore ENI – il meno che noi possiamo fare – pur sapendo che dovremo confrontarci con difficoltà da tutte le parti – è provare.


FIGISC CONFCOMMERCIO

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