Attualità

L’Italia esporta l’Alta Velocità in Turchia: tecnologia, diplomazia e infrastrutture al centro del nuovo asse Roma-Ankara

di Luca Andrea
 
L’Italia esporta l’Alta Velocità in Turchia: tecnologia, diplomazia e infrastrutture al centro del nuovo asse Roma-Ankara
L’Italia si conferma protagonista sulla scena internazionale dell’ingegneria ferroviaria. Con la recente aggiudicazione dell’appalto per la costruzione della linea ad Alta Velocità tra Ankara e Izmir, il nostro Paese estende la propria influenza industriale ben oltre i confini dell’Unione Europea, posizionandosi come partner strategico nello sviluppo infrastrutturale della Turchia. Il progetto, uno dei più ambiziosi nel panorama europeo, ha un valore complessivo di 2 miliardi di euro e coinvolge tre eccellenze italiane: GCF (Generale Costruzioni Ferroviarie), Tratos e Safet.

La nuova linea AV collegherà la capitale Ankara con la storica Smirne, sulla costa egea, riducendo drasticamente i tempi di percorrenza: dalle attuali 14 ore a sole 3 ore e 30 minuti, grazie a treni che potranno viaggiare fino a 350 km/h. Sarà una rivoluzione non solo logistica, ma anche economica e culturale per un Paese che punta a modernizzare il proprio sistema dei trasporti su ferro. Il tracciato prevede 39 gallerie (per un totale di 40 km) e 66 ponti (per 21,2 km), per superare una geografia montuosa complessa e dinamica. Il progetto è sostenuto dal governo turco, nell’ambito di un piano nazionale che prevede il raddoppio della rete AV entro il 2027, portandola dagli attuali 2.251 a 4.122 chilometri. Con oltre 13 milioni di passeggeri e 90 milioni di tonnellate di merci previste ogni anno, la linea Ankara-Izmir rappresenta un’infrastruttura strategica non solo per la mobilità interna, ma anche per i flussi logistici eurasiatici.

Tra le aziende italiane coinvolte, Tratos, con sede a Pieve Santo Stefano (Arezzo), spicca per il peso dell’investimento e il ruolo tecnico. Già attiva nel primo lotto grazie a un finanziamento da 500 milioni di euro garantito da SACE, oggi la società — guidata dalla divisione inglese Tratos UK, sotto la leadership di Maurizio Bragagni — ha ottenuto un nuovo importante contratto nel consorzio internazionale ERG. È un ulteriore tassello che consolida la presenza italiana nelle grandi opere infrastrutturali globali. Il successo del progetto ferroviario si inserisce in un più ampio quadro di rafforzamento del partenariato economico e politico tra Italia e Turchia. Il vertice bilaterale tenutosi a Roma il 29 aprile 2025 tra la premier Giorgia Meloni e il presidente Recep Tayyip Erdogan ha dato ulteriore impulso alla cooperazione tra i due Paesi. Sono stati firmati dieci accordi, spaziando dai temi migratori alla difesa, fino al commercio e alle infrastrutture.

«Vogliamo portare l’interscambio da 30 a 40 miliardi di euro», ha dichiarato Meloni in conferenza stampa, sottolineando che l’Italia è il secondo partner europeo della Turchia, dopo la Germania, e il primo nel Mediterraneo. Con oltre 620 aziende italiane e turche coinvolte (345 italiane, 275 turche), la sinergia industriale si conferma asse portante delle relazioni bilaterali. Non è solo il ferro a unire i due Paesi. Il 9 e 10 aprile 2025 si è svolta a Istanbul la Commissione mista Italia-Turchia per il trasporto merci su gomma. Dopo lunghe trattative, è stato stabilito un nuovo contingente per gli anni 2026-2027: 4.000 autorizzazioni per i vettori italiani e un ampliamento delle quote per i vettori turchi, in linea con la crescita del traffico bilaterale. È un ulteriore segnale di un dialogo pragmatico e produttivo tra Roma e Ankara, che unisce competitività economica e visione geopolitica.

La costruzione della ferrovia Ankara-Izmir non è soltanto un’opera ingegneristica, ma anche una prova tangibile del soft power italiano. Dopo l’espansione del Frecciarossa in Regno Unito, con il progetto Londra-Parigi annunciato da Ferrovie dello Stato, l’Italia si conferma campione europeo dell’alta velocità anche al di fuori dei confini comunitari. Il progetto in Turchia è l’ennesima dimostrazione che la qualità del made in Italy infrastrutturale non è soltanto un’eccellenza tecnica, ma anche uno strumento di diplomazia economica. In un contesto globale sempre più frammentato, costruire ponti – o, in questo caso, ferrovie – diventa un gesto politico oltre che industriale.
  • BPM Milano
  • villa mafalda 300x600
  • Poste Italiane giugno 2025
  • Enel Prima Vera - Rata Vera
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
Rimani sempre aggiornato sulle notizie di tuo interesse iscrivendoti alla nostra Newsletter
Notizie dello stesso argomento
Apple sfida Bruxelles con un ricorso da 500 milioni di euro e accende il dibattito sulla libertà degli sviluppatori
07/07/2025
Redazione
Apple sfida Bruxelles con un ricorso da 500 milioni di euro e accende il dibattito sulla l...
Cnpr forum a Roma rilancia il dibattito su lavoro previdenza e welfare verso il 2035
07/07/2025
Redazione
Cnpr forum a Roma rilancia il dibattito su lavoro previdenza e welfare verso il 2035
Evaso dopo avere discusso la laurea: che razza di giustizia è questa?
07/07/2025
Redazione
Evaso dopo avere discusso la laurea: che razza di giustizia è questa?
Cassazione conferma la censura al docente che diede del «cretino» ad uno studente
07/07/2025
Redazione
Cassazione conferma la censura al docente che diede del «cretino» ad uno studente