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La pubblicità una cosa, la realtà un'altra. Come nel caso di Autostrade per l'Italia

di Redazione
 
La pubblicità una cosa, la realtà un'altra. Come nel caso di Autostrade per l'Italia

''La libertà è movimento, in sicurezza'': bello slogan, persino accattivante, sicuramente convincente. In una sola frase la summa di quel che dovrebbe essere lo spirito e la missione del committente

Ma se poi vai a leggere chi sta proponendo questo messaggio, Autostrade per l'Italia, capisci quanto difficile sia il mestiere del comunicatore, del pubblicitario, cominciando ad apprezzare gli sforzi che ci devono mettere questi professionisti per promuovere qualcosa che, più di slogan, avrebbe bisogno di un sano bagno di umiltà e di rimboccarsi le maniche per offrire, all'utenza, un servizio degno di questo nome. 

Perché, lo ripetiamo nel caso fosse sfuggito a qualcuno, Autostrade per l'Italia non è una ong, non è un ente caritatevole, non è l'arciconfraternita di una chiesta o un consesso di filantropi: per quel che fa (o, come in molti, casi non fa o fa male) si fa pagare.

Ma da chi? 

Da noi, da voi, da tutti.

In questi giorni, quelli delle prime partenze per le vacanze, un gestore di autostrade dovrebbe farsi trovare pronto a sopportare un maggiore flusso di vetture e mezzi commerciali, perché c'è più gente che si muove, aumentando il numero di veicoli, che credono che tutto andrà bene, che non ci saranno cantieri, che i caselli funzionino speditamente, che non ci siano file, che..che...che.

L'elenco delle cose sperate e non trovate, lungo i tratti di Autostrade per l'Italia, potrebbe essere lungo e per gli utenti anche doloroso. 

Però dobbiamo avere fiducia nel prossimo, per amore di patria (la nostra) e soprattutto perché, da esseri umani senzienti e figli di una cultura intrisa dal perdono, cerchiamo  sempre avere fiducia nel prossimo e nella sua capacità di prendere atto di errori e mancanze e incredibili sottovalutazioni, di fare ammenda e correre ai ripari.

Ma, per questa volta, il tasso di fiducia nella capacità e nella volontà di Autostrade per l'Italia di fare, di più e meglio, è talmente basso da rischiare di essere allo zero igrometrico. Perché certi comportamenti si ripetono ormai da troppo tempo per fare pensare a fatti episodici e non invece ad una colpevole e antica sottovalutazione del rapporto che un ente erogatore di servizi deve avere con la gente, quella che, tanto per dire, imbocca un casello con già la mano al portafoglio per quello che Autostrade per l'Italia si aspetta: pagare, sull'unghia e non a promesse.

 Siamo veramente sicuri, però, che quel che Aspi chiede sia meritato? 

Siamo veramente sicuri che quel pedaggi serva a pagare gli interventi migliorativi e manutentori sulle strade? 

Siamo veramente sicuri, infine, che a prevalere non sia la logica del bottegaio (con il massimo rispetto per la categoria), ma quella dell'imprenditore-pescecane?

Non lo sappiamo, ma, dietro il suggerimento di qualche amico che, scottato da una brutta esperienza percorrendo tratti di pertinenza di Autostrade per l'Italia, siamo andati a bazzicare qualche forum alimentato da utenti e, sorpresa?,

Tutti i commenti, ma veramente tutti, mettono sotto accusa la società, accusata di ogni nefandezza - ovviamente limitata a come gestisce i tratti -: da attese inconcepibili per arrivare al casello e riuscire nell'impresa di pagare in quelli privi di un operatore vero a inspiegabili rallentamenti provocati, a detta dei cartelloni luminosi, da incidenti che per fortuna non ci sono stati.

Questo però sembra preoccupare poco Aspi che, a colpi di inserzioni e spot, si promuove come il meglio del meglio, ergendosi a paladina della sicurezza e invitando gli automobilisti a osservare le basilari regole della prudenza alla guida. 

Bello, veramente, e vorremmo che il nostro applauso arrivasse forte e chiaro ai piani alti di Aspi, ma solo perché evidentemente Autostrade per l'Italia ascolta solo i complimenti e non le critiche, che spazza via come fossero moscerini per i quali non si perde nemmeno tempo a schiacciarli.

Chi si loda si imbroda, diceva il nostro vecchio maestro di giornalismo, per dire che, ricordando il verso di un'opera buffa del '700, mai come oggi attuale: Chi troppo in alto sal cade sovente, precipitevolissimevolmente.

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