Commodities globali
Oggi, 5 dicembre, i membri dell’OPEC+ si riuniscono per formalizzare il piano di posticipare, per la terza volta, gli aumenti della produzione di petrolio di altri tre mesi, fino ad aprile 2025. Da mesi, l’OPEC+ valuta se allentare i tagli alla produzione, che attualmente tengono 2,2 milioni di barili al giorno (b/g) fuori dal mercato, consentendo ai membri di estrarre più petrolio e di riconquistare quote di mercato. La decisione di ritardare l’inizio della graduale ripresa dell’offerta, a partire da 180.000 b/g inizialmente previsti per gennaio 2025, è motivata da tre fattori principali.
In primo luogo, il prezzo del Brent si è mantenuto intorno ai 70 dollari al barile per oltre sei settimane, ben al di sotto delle soglie di pareggio fiscale per la maggior parte dei produttori. Il rinvio consente inoltre al gruppo di evitare un potenziale surplus significativo durante il primo trimestre dell’anno, stagionalmente più debole, e di compensare la persistente debolezza della domanda globale di petrolio. Infine, offre all’OPEC+ il margine per valutare lo stato del mercato e l’impatto delle probabili misure di politica economica che saranno adottate subito dopo l’insediamento del presidente eletto Trump, previsto per il 20 gennaio.
Tuttavia, ulteriori ritardi non risolvono il dilemma dell’OPEC+: nel medio termine rimane poco spazio per eliminare completamente i tagli e recuperare le quote di mercato perse. Nonostante segnali incoraggianti di miglioramento nella conformità ai tetti di produzione da parte di Iraq, Kazakistan e Russia, e il probabile prolungamento dei tagli fino ad aprile 2025, il mercato globale si trova ad affrontare un surplus non risolto di 900.000 b/g per il prossimo anno e un’elevata capacità inutilizzata (~6 milioni b/g), che rappresenta un fattore ribassista per i prezzi del petrolio. Confermiamo la nostra previsione di un prezzo medio del Brent a 73 dollari al barile, ma riconosciamo il rischio di movimenti bidirezionali al di fuori del corridoio 65-80 dollari, a causa di dazi imposti da Trump e/o incertezze geopolitiche.
Settore energetico
Il fulcro dell’approccio “3/3/3” del segretario al Tesoro designato degli Stati Uniti, Scott Bessent – ridurre il deficit di bilancio al 3% del PIL, raggiungere una crescita annuale del 3% e aumentare la produzione interna di 3 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno (mboe/g) – avrà un impatto significativo sui mercati energetici globali. Riteniamo che una combinazione di domanda di GNL, disciplina dei capitali e previsioni sui prezzi dell’energia possa consentire il raggiungimento degli obiettivi energetici di Bessent. La produzione energetica statunitense è cresciuta in media di 1,8 mboe/g all’anno tra il 2018 e il 2023 (oltre il doppio del ritmo di 0,75 mboe/g necessario per crescere di 3 mboe/g in quattro anni) e prevediamo che negli Stati Uniti la produzione energetica aumenti di 3 mboe/g nei primi tre anni del secondo mandato di Trump, un anno prima dell’obiettivo di Bessent.
Metalli di base
Due metalli di base poco noti ma cruciali, gallio e germanio, sono i nuovi strumenti nella guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina. Pechino ha annunciato il 3 dicembre un divieto di esportazione verso gli USA come risposta alle recenti restrizioni tecnologiche americane. In generale, i metalli di base avanzano al secondo posto tra le nostre convinzioni di investimento per il 2025, dopo l’oro. Mentre il calo dei prezzi del petrolio è guidato da condizioni di offerta favorevoli, metalli come rame e alluminio affrontano il problema opposto: una limitata offerta che prepara il terreno per prezzi più elevati nel 2025.
Metalli preziosi
L’oro continua a seguire l’andamento delle aspettative sul tasso dei Fed Funds, con correlazioni che indicano una pressione ribassista nel breve termine. Tuttavia, l’oro si conferma un “Trump trade” naturale per coprirsi contro un irripidimento della curva dei rendimenti causato da pressioni inflazionistiche, deficit fiscali e tensioni geopolitiche legate ai dazi. Più in generale, il mercato rialzista dell’oro resta solido anche nel 2025, con due driver principali: la “paura” (come copertura geopolitica di prima scelta) e la “ricchezza” (domanda delle banche centrali dei mercati emergenti).
Commodities sfuse
Il minerale di ferro è sotto pressione dopo l’annuncio di Vale, uno dei principali esportatori, di voler incrementare la vendita di prodotti di qualità inferiore in un contesto di margini ridotti per l’acciaio. Il prossimo catalizzatore chiave per le commodities sfuse sarà tra l’11 e il 12 dicembre, quando la Cina terrà la Conferenza annuale sul lavoro economico (CEWC) a porte chiuse, per definire gli obiettivi economici e i piani di stimolo per il 2025.
Settore agricolo
I prezzi del mais in Cina sono scesi ai livelli più bassi degli ultimi quattro anni, poiché grandi quantità di grano di bassa qualità hanno inondato il mercato dopo che condizioni meteorologiche avverse hanno danneggiato la qualità del nuovo raccolto.
Indicatori chiave
Il report analizza l'andamento dei prezzi e le previsioni, i flussi di mercato, il posizionamento degli investitori, gli spread temporali, i contratti futures, le scorte, la capacità di stoccaggio e la performance dei prodotti.