Confessare l'omicidio, in tempi diversi, di due escort e in circostanze di una crudeltà inenarrabile, esenta lo Stato, e per esso il ministero di Giustizia, dal proteggerlo?
L'aggressione, nel carcere di Prato, di Vasile Frumuzache, rumeno, guardia, 32 anni, che ha confessato l'omicidio di Denisa Paun, lo scorso maggio, e di Ana Maria Andrei, nell'estate dello scorso anno, è un fatto gravissimo che non può essere liquidato come una ''storia di carcere'' e quindi relegato in fondo ai tanti problemi del sistema penitenziario solo perché la vittima è feccia, uno scarto della società che solo un eventuale disordine psichico potrà salvare dall'ergastolo.
Giustizia, aggredito in carcere l'assassino delle due escort: anche se omicida, doveva essere protetto
La sua aggressione - gli è stato gettato sul volto dell'olio bollente, lanciato da un altro detenuto, parente di Ana Maria Andrei - deve essere oggetto di una indagine accurata per accertare chi, oltre all'uomo che lo ha ''punito'', ha delle responsabilità.
Perché è impensabile che l'aggressore si sia mosso, con un recipiente con dentro l'olio bollente, lungo i corridoi del reclusorio senza che nessuno se ne sia accorto, a cominciare dal personale penitenziario in servizio, sempre che i gravissimi vuoti dell'organico non ne abbiano impedito la presenza fisica. Sicuramente qualcuno tra gli altri detenuti ha visto, ma non è certo a lui o a loro che si deve chiedere il perché non lo abbiano fermato o dato l'allarme.
Tocca ad altri la sorveglianza, a garanzia dell'incolumità di tutti i detenuti, nessuno escluso. Ma le domande che quanto accaduto impone sono tante. A cominciare dal perché Frumuzache sia stato messo in un luogo non protetto. Perché, se fosse stato in isolamento, l'episodio non sarebbe accaduto. E se non era in isolamento cos'è che ha determinato la decisione di non mettercelo? E soprattutto, semmai è stata presa, da chi?
Chi ha ritenuto che un detenuto, che ha appena cominciato il suo percorso da accusato di reati così aberranti, potesse stare con gli altri? E, ancora, come è stato possibile non sapere che, nello stesso carcere, si trovava un parente di una delle due vittime?
Forse non sappiamo bene quali siano i meccanismi, il rimpallo di valutazioni e provvedimenti tra chi è preposto a decidere, dal magistrato di sorveglianza ai vertici di un carcere. Di certo c'è che, se Frumuzache è stato aggredito con questa facilità, qualcuno dovrebbe chiedersene il perché.
Non conosciamo le condizioni del duplice assassino, così come non si sanno, al momento, le giustificazioni dell'aggressore, anche se le diamo per scontate e che condensiamo in un paio di parole: vendetta e punizione.
La gravità di quanto accaduto è confermata dal fatto che, nel darne notizia, la procura della repubblica del tribunale di Prato ha ritenuto di dovere fare un commento che contiene già un duro giudizio, su chi e su cosa lo si saprà all'esito delle indagini: ''L'autore ha potuto agire indisturbato senza alcun controllo. Il fatto è di particolare gravità, perché ogni persona anche se in ipotesi di responsabile di gravi crimini, ha il preciso diritto di essere tutelata, trattata con umanità e rispettata come essere umana''. Anche se, nei comportamenti di Vasile Frumuzache, di umano non c'è nulla.