Fu in tempi gloriosi – o forse solo grotteschi – che il mitico Pierino, alias Alvaro Vitali, calava le braghe e riscuoteva applausi in pellicole di bassa lega e alta resa commerciale. In quel teatro dell’assurdo, fatto di sculacciate e doppi sensi da dopolavoro ferroviario, di rutti e flatulenze, di spiate dal buco della serratura e nudi che, in sala, scatenavano commenti di quelli che.. beh, ci siamo capiti, fu costruita un’icona popolare che oggi, ironia della sorte, si ritrova protagonista di un dramma familiare più verace di mille cinepanettoni.
Pierino, la moglie e il webete: commedia (tragica) all’italiana
La moglie, Stefania Corona, dopo 27 anni di sacrifici e dedizione, ha deciso di scrivere la parola fine. Non con il livore di una diva in cerca di luce, ma con la sobrietà di chi ha molto dato e assai poco ricevuto. Ma, come da copione dell’era digitale, la rete non ha perdonato. Non ha atteso. Non ha indagato. E, soprattutto, non ha letto. Perché leggere, si sa, è fatica. Più semplice è sentenziare. Ed ecco allora il tribunale dell’opinione pubblica che si scatena come un branco famelico: ''Vergogna!'', ''Ora che è malato lo lascia?'', ''Lo sfrutta e poi lo butta!''. L’hashtag #poveropierino spopola, mentre orde di utenti – armati di tastiera e sdegno prêt-à-porter – imbastiscono processi sommari sulla base di titoli clickbait e intuizioni da bar sport. Nessuna curiosità per l’intervista, nessuna voglia di capire le pieghe di una storia umana. Solo sentenze.
Ma il dettaglio più sconcertante – e qui sì che il sarcasmo lascia spazio al disincanto – è che a lanciare le pietre più affilate sono le donne. Donne che giudicano, senza empatia, un’altra donna. Che non le concedono il diritto di dire ''basta'', di sottrarsi al ruolo di angelo del focolare e anche di infermiera-badante, di rifiutare la trasformazione in crocerossina a tempo pieno. Sorellanza? Solidarietà? Parole vuote, slogan da 8 marzo. Perché quando c’è da crocifiggere una che osa uscire dal recinto del sacrificio silenzioso, la forca è sempre pronta. E spesso sono proprio le ex paladine del ''non siamo più negli anni Cinquanta'' a stringerla più forte il nodo scorsoio mediatico. Eppure, leggendo l’intervista, si dipana il ritratto di una donna che ha amato, lavorato, curato.
Che ha scritto sceneggiature, montato spettacoli, assistito un uomo colpito da ictus, infarti e dialisi, reggendo il timone di una nave spesso alla deriva e coi conti in rosso. Una donna che, per amore (sì, amore, perché no?), ha messo da parte ambizioni, arte, sé stessa. E che ora, dopo aver camminato per anni ''dieci passi indietro'', decide – senza urla, senza denunce, senza vendette – di rimettersi in cammino da sola. Ma no, per il popolo webete questo non conta. Perché se sei giovane e carina e lasci un uomo malato, allora sei ''furba'', ''calcolatrice'', ''pronta per il GF''. Che importa se il rapporto è diventato tossico, se lui è ''burbero, ingrato, convinto che tutto gli sia dovuto''? Se lui (lui, eh), appena fuori dalla porta, si atteggia a ''galletto'' tra fan adoranti nei locali, rincorrendo l’ultima eco di un successo sbiadito? Lui che, appena gliene si dà l'occasione, ricorda di avere lavorato ''con'' non ''per'' Fellini?
La verità, come sempre, è scomoda. Nessuno sa cosa succede dentro una coppia. Ma la folla – armata di pregiudizi e analfabetismo emotivo – si lancia nella gogna virtuale con l’entusiasmo di chi non aspetta altro. Magari, ma a pochi viene in mente, la signora ha semplicemente detto basta. Senza inganni, senza secondi fini, senza ''cash'' in fuga o reality in vista. Magari, ma a pochi viene in mente, ha solo abbia l’ardire di non voler finire i suoi giorni come una badante a chiamata con uno che, a suo dire, la tratta da zerbino o quasi.
Del resto, il mondo è pieno di donne che salvano uomini per poi essere impallinate alla prima curva, e pieno di uomini che si accasano con donne più giovani per poi dimenticarsi che anche le primavere fresche, col tempo, s'accorgono di meritare l’estate. Stefania, oggi, si riappropria di sé. Anche se, a chiusura dell’intervista, Stefania sgancia quella frase tanto tenera quanto stonata: ''Io ci sarò sempre per qualsiasi cosa, ti voglio molto bene''. Ed è lì che anche il lettore più indulgente inarca un sopracciglio. Perché, cara Stefania, dopo ventisette anni vissuti in penombra, a cancellare te stessa in nome di un copione logoro e dopo averci appena confessato che ''non eravate più una coppia'', davvero ''ci sarai sempre''?
Ma anche no. Perché, per dirla con Checco Zalone, qui la miserabilità trabocca da ogni battuta. Certo, a noi spettatori di questo melodramma tragicomico, può anche strappare un sorriso amaro vedere Pierino che, dopo aver fatto ridere mezza Italia tra aule scolastiche e barzellette da caserma, oggi fa piangere solo sé stesso. Lui che un tempo rincorreva professoresse col grembiulino, oggi insegue i like su TikTok, perdendosi nel riflesso di un passato che non fa più ridere nessuno. E chissà, forse un giorno, mentre si specchierà nello schermo del telefono cercando l’angolazione perfetta per un’altra clip nostalgica, realizzerà che il tempo delle burle è finito e che le donne che ridevano, oggi, semplicemente lo congedano. Con grazia. E con passo fermo verso l’uscita.