Salute

Amianto: oltre 7.000 morti anno in Italia, maglia nera in Europa

Redazione
 
Amianto: oltre 7.000 morti anno in Italia, maglia nera in Europa

Il 28 aprile la Giornata mondiale delle vittime dell'amianto ha ricordato con forza una minaccia che, nonostante il divieto formale di oltre trent'anni fa, continua a rappresentare un pericolo mortale.

Amianto: oltre 7.000 morti anno in Italia, maglia nera in Europa

L'amianto resta presente nei nostri edifici e nell'ambiente, mietendo vite in un bilancio tragico che vede purtroppo l'Italia tristemente in prima linea. Secondo i dati aggiornati dell'Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), nel solo 2024 il nostro Paese ha registrato oltre 7.000 decessi legati all’esposizione a queste fibre insidiose. Un numero che conferma l'Italia come il Paese più colpito d’Europa in termini di vittime da mesotelioma maligno, un tumore raro ma devastante, superando persino nazioni come Germania e Francia.

Del resto il dramma dell'amianto è una sfida globale, con oltre 200.000 morti e più di 125 milioni di lavoratori ancora oggi esposti a questo potente cancerogeno a livello mondiale. I dati più recenti, raccolti dall’ONA e dal Registro nazionale dei mesoteliomi (Renam), restituiscono una situazione drammatica e inequivocabile. In Italia, il 90% dei casi di mesotelioma maligno è direttamente riconducibile all’esposizione ad amianto. Questo tumore aggressivo colpisce soprattutto gli uomini (con un'incidenza pari allo 0,8% di tutti i tumori maschili) ma non risparmia le donne (0,3% dei tumori femminili).

Il tasso di mortalità del mesotelioma è tra i più alti in assoluto, con una sopravvivenza a 5 anni inferiore al 10% dei casi diagnosticati. Ma il mesotelioma pleurico è solo la punta dell'iceberg. L'amianto, classificato come un potente agente cancerogeno dallo IARC, è responsabile diretto di molte altre patologie gravi, tra cui tumori ai polmoni, asbestosi (una grave fibrosi polmonare), e tumori a laringe, faringe, stomaco, colon e ovaie. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 10.000 nuovi casi di patologie correlate all’esposizione, con una prevalenza tra ex lavoratori industriali, operai di stabilimenti e personale civile e militare impiegato in siti contaminati.

La causa principale di questa strage continua è la vasta quantità di amianto e materiali che lo contengono ancora disseminati sul nostro territorio. Si stima che in Italia siano presenti oltre 40 milioni di tonnellate di questi materiali, distribuiti in più di un milione di siti e micrositi. Di questi, almeno 50.000 sono di natura industriale e 42 sono classificati come siti di interesse nazionale per la loro pericolosità.

Ancor più preoccupante è la presenza del minerale killer in luoghi frequentati quotidianamente da migliaia di persone vulnerabili, in particolare bambini e ragazzi: si parla di 2.500 scuole (con oltre 352.000 studenti e 50.000 tra insegnanti e personale potenzialmente esposto), almeno 500 ospedali, e 1.500 biblioteche. Edifici dove l'amianto si nasconde spesso in componenti dei sistemi elettrici, termici o idraulici, invisibile ma potenzialmente letale. Nonostante l'Italia abbia vietato l’estrazione, la produzione, l’importazione e la commercializzazione dell’amianto nel 1992, con la legge 257 – a distanza di oltre trent'anni dall'introduzione massiccia di questo materiale – la messa al bando formale non si è ancora tradotta nell'eliminazione effettiva del rischio.

I dati parlano chiaro: secondo Legambiente e ONA, solo il 25% dell’amianto presente nel paese è stato rimosso. Le bonifiche procedono a un ritmo insostenibile e la mappatura dei siti contaminati è tuttora incompleta, rendendo difficile un intervento mirato e tempestivo. Il ritardo accumulato si scontra con la biologia implacabile di questo cancerogeno. Per completare la rimozione totale della fibra killer, secondo le stime di Legambiente, serviranno almeno 75 anni. Un orizzonte temporale lunghissimo, che si somma ai decenni di latenza delle malattie correlate: il mesotelioma, in particolare, può manifestarsi anche a 40 o 60 anni dall’esposizione iniziale. Questo significa che le vittime continueranno ad apparire, e la "strage dimenticata" a contare i suoi morti, per decenni a venire, anche se si smettesse oggi stesso di essere esposti.

Ma il rischio amianto non riguarda più solo chi ha lavorato a stretto contatto con la fibra in passato. Oggi è in crescita preoccupante l’esposizione ambientale e indiretta, che coinvolge nuove categorie vulnerabili: studenti, insegnanti e personale nelle scuole contaminate, residenti nei pressi di siti industriali o discariche abusive, o persino passeggeri di aerei contaminati da vecchi ferodi dei freni. Le fibre inalate, sottilissime e invisibili, possono restare silenti nei polmoni per decenni, come una mina vagante, fino alla comparsa improvvisa della malattia.

A livello regionale, la situazione per numero di vittime dell’amianto si conferma particolarmente grave in diverse aree del paese: la Lombardia registra oltre 2.000 decessi l’anno (di cui 500 per mesotelioma), seguita da Piemonte (circa 1.000 decessi), Emilia-Romagna (660), Liguria (oltre 600), e Lazio (più di 500). Una vera e propria piaga, insomma, che impone un'accelerazione drastica degli interventi. Perché solo un impegno rinnovato, capillare e massiccio, supportato dalla mappatura completa dei siti, potrà sperare di fermare questa strage dimenticata che continua a mietere vite nel silenzio quasi più totale.

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