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“Ubi cardinales, ibi risus”: dietro le (umanissime) quinte del pre Conclave

Barbara Leone
 
“Ubi cardinales, ibi risus”: dietro le (umanissime) quinte del pre Conclave

In principio era il Conclave, e il Conclave era presso Dio, e Dio era... altrove. Perché, nei giorni che precedono la solenne clausura nella Cappella Sistina, quando il fumo bianco ancora indugia nei sogni dei fedeli e il destino della Chiesa si gioca fra preghiere e sottili manovre diplomatiche, i cardinali – pastori d’anime e, a quanto pare, anche di carciofi – si abbandonano a una quotidianità che, più che celestiale, ha il sapore della più terrena commedia umana.

“Ubi cardinales, ibi risus”: dietro le (umanissime) quinte del pre Conclave

A guidarci dietro il sipario di questo teatro divino è l’arcivescovo emerito Anselmo Guido Pecorari, 79 primavere mantovane, che, tra una birra e un panino leggero (poiché il corpo è tempio dello Spirito, ma non senza un minimo di ristoro), narra a Fabrizio Caccia del Corriere della Sera le gesta, le delizie e i piccoli drammi del pre-Conclave. E così tra partite di tennis truccate e minibar saccheggiati come un bottino di guerra, si snoda un racconto che avrebbe fatto sorridere persino l’ascetico San Girolamo.

Quando il Conclave chiama: tra spiritualità e irresistibile umanità

Partendo proprio da Santa Marta, quel rifugio di alta spiritualità che alcuni cardinali, venuti da terre lontane e forse troppo fiduciosi nella Provvidenza, hanno forse scambiato per una sorta di “casa del Signore” a pensione completa. “Non posso dirvi il nome, è un mio caro amico”, sospira con pietosa complicità monsignor Pecorari, rivelando che un ingenuo porporato straniero, convinto che tutto fosse offerto a gloria divina, aveva radunato amici e colleghi per una conviviale distruzione del frigo-bar. Ma, ahimè, come recita il Libro dell’Ecclesiaste, “vanità delle vanità, tutto è vanità”: al termine della libagione a suon di pregiati liquori, il conto – salato come il Mar Morto – piovve su di lui come una piaga d'Egitto. Col risultato che il nostro cardinale, novello Adamo cacciato dall’Eden, si è ritrovato a contemplare con amaro disappunto l’opera delle sue mani... e delle sue labbra.

Non meno edificante è l'epopea sportiva di Sua Eminenza Santos Abril y Castelló, cardinale spagnolo, uomo di fede incrollabile e di competitività incandescente. Costui, avverso a ogni forma di sconfitta come il demonio all’acqua santa, ha escogitato un metodo tanto geniale quanto poco evangelico per preservare l'onore della racchetta: quando la partita volge al peggio, ecco che l’assistente, complice più zelante di Giuda Iscariota, irrompe sul campo simulando una chiamata urgente. Il match si interrompe, il cardinale si salva, e il decoro rimane intatto, almeno finché non si presenterà alla confessione con una lista di bugie bianche lunga quanto la genealogia di Matteo.

Va da sé che tra una Congregazione generale e l’altra, tra Messe novendiali e incontri ufficiali, le anime stanche trovino rifugio nei piaceri più puri: i carciofi alla romana. Un piatto che – giura Pecorari – "fa impazzire" il cardinale Zenari, nunzio apostolico in Siria, dove evidentemente il carciofo è specie rara quanto la concordia universale. E chi potrebbe biasimarlo? In fondo, il Verbo si è fatto carne e, talvolta, anche verdura. Ma tutto ha una fine, anche il tempo delle birre leggere e delle partite salvate per finta emergenza.

Quando il Conclave chiama, i cardinali si chiudono nella Sistina come novelli apostoli nel Cenacolo, pronti a invocare lo Spirito Santo… si spera, questa volta, senza minibar a disposizione. E mentre il mondo attende il bianco fumo e la proclamazione del “Pastore dei Pastori”, noi non possiamo che guardarli con affetto e una punta d'ilarità, ricordando che persino coloro cui toccherà portare il peso del mondo sulle spalle sono, prima di tutto, uomini: affamati, competitivi, a volte distratti, e capaci di svuotare un frigo-bar con lo zelo di un crociato in Terra Santa. "Ubi cardinales, ibi risus", verrebbe da dire. Dove ci sono cardinali, lì c'è sempre, in fondo, anche un po' di irresistibile umanità.

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