Il governo Starmer non sosterrà la campagna "compra britannico" in risposta ai dazi di Donald Trump perché il Regno Unito è "una nazione in cui il commercio è aperto". E il governo, ha detto il suo portavoce, "non dirà alla gente dove acquista le sue cose".
Dazi: il governo di Londra contrario alla campagna "compra britannico"
Da parte sua la cancelliera Rachel Reeves ha dichiarato, in parlamento, che una campagna per boicottare i prodotti statunitensi "non era la strada giusta", in risposta alle richieste dei Liberal-democratici di incoraggiare il pubblico ad acquistare più beni britannici e a produrre.
Comunque, secondo alcuni indiscrezioni, il gabinetto pare sia pensando a rivedere le norme sugli appalti per dare un vantaggio alle aziende britanniche che partecipano alle gare governative.
Il governo ha più volte sottolineato che non si lascerà trascinare in misure di ritorsione dopo che gli Stati Uniti hanno imposto una tassa del 10% sulle importazioni di quasi tutti i prodotti britannici in arrivo negli USA, oltre alle imposte già annunciate del 25% su alluminio, acciaio e automobili.
Il Primo Ministro ha dichiarato a un gruppo di parlamentari di alto livello che il governo si tiene aperta la possibilità di reagire ai dazi statunitensi "se necessario", ma non ritiene che il Regno Unito debba "buttarsi a capofitto".
"Penso che sia meglio cercare di negoziare un accordo che allevi le tariffe", ha detto al Comitato di collegamento della Camera dei Comuni.
Durante le interrogazioni al Tesoro alla Camera dei Comuni, la portavoce del Tesoro del partito Lib Dem, Daisy Cooper, ha esortato il governo a dimostrare alle persone preoccupate per l'impatto sul costo della vita che "la Gran Bretagna non accetterà passivamente i dazi di Trump".
E ha invitato il cancelliere a sostenere la campagna del suo partito per un nuovo logo "Made in Britain" per i prodotti di consumo. Reeves ha detto alla parlamentare liberal-democratica che "aumentare le barriere al commercio e aumentare le tariffe non sarà nell'interesse del nostro Paese, sia per quanto riguarda l'inflazione che per le catene di approvvigionamento", aggiungendo che ''per quanto riguarda l'acquisto di prodotti britannici, penso che ognuno prenderà le proprie decisioni. Quello che non vogliamo vedere è una guerra commerciale, con la Gran Bretagna che diventa chiusa in se stessa, perché se ogni Paese del mondo decidesse di voler acquistare solo prodotti prodotti nel proprio paese, non sarebbe una buona strada da seguire".