Salute

Coldiretti all’ONU: la Dieta Mediterranea come scudo contro le malattie croniche

Redazione
 
Coldiretti all’ONU: la Dieta Mediterranea come scudo contro le malattie croniche

In un momento storico in cui l’obesità e le malattie croniche rappresentano una minaccia crescente per la salute pubblica a livello globale, Coldiretti ha portato la voce dell’agricoltura italiana al cuore delle Nazioni Unite. A New York, nel corso dell’udienza interattiva multilaterale dell’ONU, tappa preparatoria al quarto incontro ad alto livello dell’Assemblea Generale sulla prevenzione delle malattie non trasmissibili (NCDs) e la promozione del benessere mentale, l’organizzazione agricola ha ribadito il ruolo centrale dell’alimentazione nella tutela della salute globale.

Coldiretti all’ONU: la Dieta Mediterranea come scudo contro le malattie croniche

A intervenire per Coldiretti è stato Luigi Scordamaglia (in foto), responsabile per l’internazionalizzazione e le politiche europee nonché amministratore delegato di Filiera Italia. Nel suo intervento ha posto l’accento sul valore della Dieta Mediterranea come arma efficace e sostenibile nella lotta contro le malattie non trasmissibili, come diabete, malattie cardiovascolari e obesità. Un contributo, quello dell’agricoltura italiana, che Scordamaglia ha definito “strategico”, in quanto basato su “un’alimentazione sana, tracciabile e legata alla biodiversità locale”. L’allarme lanciato dall’organizzazione è chiaro: il mondo sta affrontando una “crisi sanitaria ed economica globale”.

“Oltre un miliardo di persone convivono con l’obesità, inclusi 159 milioni di bambini”, ha dichiarato Scordamaglia, sottolineando che “l’impatto economico potrebbe raggiungere i 4.320 miliardi di dollari entro il 2035”. Non è solo un’emergenza sanitaria, ma una questione che tocca anche le fondamenta della nostra economia e della nostra cultura alimentare.

In questo senso, Coldiretti esprime preoccupazione per alcune soluzioni “coercitive e superficiali”, come le tasse su singoli nutrienti o l’introduzione di sistemi di etichettatura come il Nutri-Score. Scordamaglia è netto: “Davvero vogliamo insegnare ai nostri figli che una bibita light è meglio dell’olio d’oliva? È in atto un tentativo strumentale di promuovere diete standardizzate a scapito delle culture alimentari locali e delle tradizioni nutrizionali, a favore di poche multinazionali del cibo artificiale”.

A fronte di queste derive, Coldiretti propone un ritorno alle radici, promuovendo uno stile alimentare validato scientificamente e fortemente ancorato ai prodotti locali. “La Dieta Mediterranea è una risposta concreta e scientificamente riconosciuta per proteggere la salute globale”, ha affermato Scordamaglia. “Dobbiamo educare sin dalla giovane età a preferire alimenti naturali e limitare il consumo di alimenti ultraprocessati ed ultraformulati che sono tra le cause dell’aumento della mortalità prematura nei Paesi industrializzati”.

Nel suo intervento, Coldiretti ha avanzato una serie di proposte concrete, come l’introduzione della Dieta Mediterranea nei menu della ristorazione collettiva, il suo riconoscimento ufficiale come strumento di prevenzione per le malattie non trasmissibili, e il rafforzamento delle campagne di educazione alimentare, in particolare rivolte alle nuove generazioni. Al centro della strategia, la necessità di ridurre l’assunzione di cibi ultra-processati e ricchi di zuccheri, sale e grassi, che invadono sempre più scaffali e mense scolastiche. Un altro tema toccato è stato quello del consumo di alcolici, per il quale Scordamaglia ha chiesto di evitare approcci semplicistici e demonizzanti. “È fondamentale distinguere tra abuso nocivo di alcool e consumo consapevole e moderato di prodotti di qualità, come il vino italiano”, ha detto.

“Studi epidemiologici e clinici dimostrano che il consumo moderato di vino, soprattutto se inserito all’interno di uno stile alimentare equilibrato come quello della Dieta Mediterranea, è associato a effetti positivi sulla salute”. Coldiretti, insomma, ha portato all’ONU una visione articolata e coerente: la salute del futuro passa anche attraverso il cibo. Un cibo vero, legato al territorio, alla tradizione e alla consapevolezza. E soprattutto lontano dalle logiche industriali che mirano a standardizzare il gusto e cancellare la diversità culturale e nutrizionale dei popoli. “Chi produce cibo oggi – ha concluso Scordamaglia – ha una responsabilità cruciale nella prevenzione delle malattie non trasmissibili”. Una responsabilità che Coldiretti intende assumersi, rilanciando con forza la Dieta Mediterranea come patrimonio da proteggere e diffondere nel mondo.

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