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Diplomatica Usa fuggì dopo incidente stradale mortale, la polizia britannica si scusa per non averla arrestata

Redazione
 
Diplomatica Usa fuggì dopo incidente stradale mortale, la polizia britannica si scusa per non averla arrestata

Non è frequente, anzi è abbastanza raro che una polizia si scusi per non avere fatto quel che doveva, cioè arrestare qualcuno che si è, inequivocabilmente, reso responsabile di un grave crimine.
Invece la polizia britannica si è scusata ufficialmente per non avere arrestato una diplomatica statunitense che, nel 2019, alla guida della sua automobile, procedendo in direzione contraria al senso di marcia, investì ed uccise un giovane motociclista, Harry Dunn, di appena 19 anni.

Diplomatica Usa fuggì dopo incidente stradale mortale, la polizia britannica si scusa per non averla arrestata

Nonostante l'evidenza, nei confronti dell'investitrice, Anne Sacoolas, non fu preso un provvedimento restrittivo e lei, facendosi scudo con l'immunità diplomatica, qualche giorno dopo l'incidente fuggì dal Regno Unito, non presenziando nemmeno al processo a suo carico, ''limitandosi'' a una videochiamata con i giudici.

A giustificazione del suo comportamento, Anne Sacoolas disse di avere "guidato come un'americana", quindi tenendosi sulla destra della carreggiata. Un'inchiesta indipendente ha concluso la diplomatica "avrebbe potuto e dovuto essere arrestata", criticando la gestione delle indagini da parte della polizia del Northamptonshire, che, a sua volta, si è scusata per non ''avere fatto il possibile per aiutare la vittima''. Da parte sia, la famiglia di Harry Dunn ha affermato di essere stata "delusa dalle stesse persone di cui avremmo dovuto fidarci".

L'incidente risale al 27 agosto del 2019, quando Dunn, che viaggiava alla guida della sia motocicletta, fu investito dall'auto condotta da Anne Sacoolas fuori dalla base RAF di Croughton.
Il rapporto indipendente, lungo 118 pagine e commissionato dal capo della polizia Ivan Balhatchet. ha esaminato la gestione del caso da parte delle forze dell'ordine. Secondo l'indagine, Sacoolas non fu stata arrestata sul posto perché ritenuta in stato di shock e perché il provvedimento non fu ritenuto necessario in quel momento.

"Il punto di vista - si legge nel rapporto - è che in queste circostanze il sospettato avrebbe potuto e dovuto essere arrestato per agevolare il processo di raccolta delle prove."
Dopo aver lasciato il Paese, Sacoolas si è dichiarata colpevole di guida imprudente e condannata a otto mesi di carcere, con pena sospesa per un anno.

Altro elemento che è stato sottolineato nel rapporto è che la vittima fu sottoposto ad un test anti-droga (risultato negativo), esame al quale non fu sottoposta, incredibilmente, la sola responsabile dell'accaduto.
C'è stato anche un ritardo nel comunicare alla famiglia della vittima che il dipendente del Dipartimento di Stato americano era fuggito dal Paese sotto copertura diplomatica.
Secondo il rapporto, ciò è avvenuto su richiesta del Foreign, Commonwealth & Development Office.

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