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Dolce, fresco, neurologicamente irresistibile: elogio del gelato

Barbara Leone
 
Dolce, fresco, neurologicamente irresistibile: elogio del gelato

C’è qualcosa di profondamente poetico nel gesto di gustare un gelato in estate.
È un rito, una memoria, un conforto. È l’unico cibo che ci permette di tornare bambini senza imbarazzi. E però, dietro quella consistenza cremosa che si scioglie goduriosmente sulla lingua, si nasconde molto più di un semplice refrigerio. Perché non è solo questione di dolcezza o di freschezza. Il piacere del gelato è scritto nel nostro sistema nervoso. E non lo diciamo per romanticismo, ma sulla base di dati recentissimi.

Dolce, fresco, neurologicamente irresistibile: elogio del gelato

Nel 2025 il Max Planck Institute ha dimostrato che alcuni neuroni dell’ipotalamo, chiamati POMC, attivano una reazione sorprendente: quando rilevano zucchero, rilasciano β‑endorfina, una sostanza chimica che ci fa sentire appagati e sereni. Il tutto, anche se siamo sazi.

In pratica, il cervello ha un comparto segreto per il dessert. Hanno persino coniato un termine per questo fenomeno: dessert stomach. Non solo: alla Florida State University hanno studiato come il nostro cervello anticipa il piacere del gelato solo vedendolo o sentendone parlare. Il talamo, quella centralina emozionale che collega sensi e memoria, si attiva prima ancora di assaggiarlo. È come se ogni gelato esistesse due volte: una nella realtà, e una nell’anticipazione.

In Italia, poi, ogni regione ha il suo gelato simbolo. Non solo semplici varianti, ma piccole autobiografie gastronomiche. Così in Sicilia, ad esempio, il pistacchio di Bronte – verde smeraldo, cremoso, profumato – è quasi un atto di fede. In Piemonte, invece, la nocciola tonda gentile delle Langhe dà vita ad un gelato vellutato e aromatico, con una punta di tostatura che fa impazzire i puristi.

Nel Lazio si gusta ricotta e fichi, in un omaggio al paesaggio mediterraneo. E se la Campania ci regala la semplicità disarmante del limone di Sorrento, che nelle giornate più calde sa di luce, in Toscana si sperimenta con miele locale e fragole appena raccolte, per sapori che sanno di giardini in fiore. Insomma, ogni cono, ogni coppetta, è una piccola carta geografica da esplorare col palato. Altrove, il gelato prende strade più eccentriche. In Giappone, ad esempio, si gusta quello al wasabi: pungente, piccante, eppure equilibrato con il dolce della base. A New York, dove nulla è troppo, spopolano gusti al bacon o al formaggio blu. Mentre in India il gelato al cardamomo e zenzero è un’esperienza aromatica potente, quasi spirituale.

In molte metropoli occidentali, poi, impazza il gelato al carbone attivo: nero come la notte, con presunte proprietà detox (e ottimo per Instagram). Non mancano, naturalmente, le varianti più salutari, sempre più protagoniste nei blog di fitness e sui profili social delle nutrizioniste. A farla da padrone sono ingredienti come lo yogurt greco, le proteine in polvere e la frutta congelata, che danno vita a ricette leggere ma appaganti. Tra le più gettonate, il gelato banana-cacao arricchito con proteine e yogurt greco, privo di zuccheri aggiunti ma cremosissimo, oppure la versione chetogenica con fiocchi di latte e fragole, che vanta appena 115 calorie a porzione. I cosiddetti "gelati funzionali", inoltre, sfruttano fibre vegetali come l'inulina e dolcificanti naturali come eritritolo o stevia, riuscendo a coniugare gusto e leggerezza.

E la scienza sembra approvare: uno studio pubblicato nel 2025 su Current Research in Food Science ha dimostrato che i gelati arricchiti con proteine del siero del latte e a basso contenuto di zuccheri attivano nel cervello le stesse aree del piacere stimolate dai gelati tradizionali, senza però causare picchi glicemici. In sintesi, anche la mente li considera una ricompensa. E se la tradizione, classica o dietetica che sia, privilegia ingredienti di qualità e metodi artigianali, la tecnologia moderna offre nuove frontiere.

L’uso dell’azoto liquido per la produzione istantanea di gelato ha rivoluzionato il settore, creando una consistenza vellutata in pochi secondi e trasformando la preparazione in uno spettacolo visivo con nuvole di vapore. Per chi preferisce il fai-da-te, invece, bastano pochi accorgimenti e ingredienti per realizzare un gelato artigianale senza gelatiera: il segreto è nel rapido raffreddamento tramite ghiaccio e sale, che abbassa la temperatura della miscela fino a farla congelare in modo uniforme. Insomma, che sia un classico fiordilatte al chiosco sul lungomare, un pistacchio intenso sotto un portico siciliano o una coppetta esotica al miso in un rooftop di Tokyo, poco importa. Il gelato ci ricorda che la felicità, a volte, è solo una questione di gusti. E si scioglie in fretta, proprio come un ghiacciolo al sole.

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