L’estate 2025 si conferma tra le più torride degli ultimi anni, con temperature che superano i 36 °C e picchi vicini ai 40 °C in molte città italiane, soprattutto al Sud. L’ondata di calore, alimentata dall’anticiclone africano Pluto, sta mettendo a dura prova non solo la popolazione, ma soprattutto i lavoratori all’aperto. Proprio per tutelare chi opera in cantieri, cave, campi, vivai e logistica, diverse regioni hanno emanato ordinanze restrittive che prevedono stop alle attività nelle ore più calde.
Italia soffocata dal caldo estremo, boom di ordinanze regionali per proteggere i lavoratori
A guidare il fronte delle restrizioni è stato il Lazio. Già ai primi di giugno il governatore Francesco Rocca ha vietato il lavoro all’aperto dalle 12:30 alle 16 nei giorni ad alto rischio, misura valida fino al 31 agosto. Le date "da bollino rosso" sono consultabili sul portale worklimate.it, sviluppato da CNR e INAIL, che segnala le zone e i giorni più critici.
"Il cambiamento climatico rende sempre più frequenti e intensi i picchi di calore: non possiamo permetterci di sottovalutarne gli effetti", ha dichiarato Rocca, sottolineando la priorità di tutelare i lavoratori più esposti.
La Lombardia, inizialmente restia, ha adottato un’ordinanza simile: il presidente Attilio Fontana, dopo un confronto con sindacati e associazioni datoriali, ha firmato il provvedimento che impone lo stop dalle 12:30 alle 16 fino al 15 settembre. L’Emilia-Romagna, invece, ha esteso la misura anche ai lavoratori sui piazzali della logistica, una novità importante che amplia la platea dei tutelati.
Secondo Vincenzo Colla, vicepresidente regionale, l’atto mira a garantire «piena tutela delle lavoratrici e dei lavoratori», anche attraverso la rimodulazione degli orari e la flessibilità di entrata e uscita.
Sulla stessa linea, con ordinanze simili, si sono mosse Sicilia, Puglia, Umbria, Toscana, Abruzzo, Campania, Calabria e Sardegna. Molte altre, come Marche, Friuli Venezia Giulia, Molise, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto e Trentino-Alto Adige, non hanno imposto stop obbligatori ma hanno invitato le imprese a ripensare i turni, aumentare le pause, distribuire più acqua e prevedere spazi d’ombra per il recupero.
Mentre il Sud continua a boccheggiare, il Nord si trova a fare i conti con violenti temporali e grandinate. L’indebolimento dell’anticiclone ha favorito l’arrivo di correnti fresche atlantiche, capaci di innescare rovesci intensi e localizzati, in particolare sulle Alpi, Prealpi, Lombardia orientale, alto Veneto e Friuli Venezia Giulia. In queste aree sono attesi temporali accompagnati da grandine e forti raffiche di vento, fenomeni che rischiano di causare danni e disagi.
Le previsioni indicano che le temperature resteranno sopra la media almeno fino al 5 luglio, con possibilità di protrarsi ulteriormente. Il mix di alte temperature e umidità sta creando condizioni di forte stress termico, con potenziali effetti gravi sulla salute. Oltre ai lavoratori, anche le fasce più fragili della popolazione, come gli anziani, sono a rischio. In alcune città, come Genova, sono state adottate misure straordinarie: per esempio, trasporto pubblico gratuito per gli over 70 già dalle 7:30, così da evitare spostamenti nelle ore più calde.
I sindacati confederali hanno accolto con favore le ordinanze regionali ma chiedono ora un coordinamento nazionale e strumenti concreti di sostegno al reddito per i lavoratori penalizzati dalle sospensioni. Il governo, al momento, non è intervenuto con misure unitarie, lasciando alle regioni la gestione dell’emergenza.