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Contro la dittatura dei filtri: un laboratorio di bellezza autentica per gli adolescenti

Redazione
 
Contro la dittatura dei filtri: un laboratorio di bellezza autentica per gli adolescenti

In un’epoca dominata dai canoni di bellezza irraggiungibili imposti dagli influencer e dalla perfezione artefatta dei social media, imparare a riconoscere la vera bellezza – quella autentica, integrata, profonda – è diventato un atto rivoluzionario. Nell’universo digitale in cui adolescenti e preadolescenti si muovono ogni giorno, il volto filtrato, il corpo rimodellato e l’estetica irreale di celebrità e content creator hanno finito per dettare standard inaccessibili, alimentando insicurezze e disagi psicologici. Per questo motivo, nel 2024, la Società Italiana di Medicina Estetica (SIME) ha deciso di agire, dando vita a un progetto educativo ambizioso e lungimirante: il Laboratorio di bellezza.

Contro la dittatura dei filtri: un laboratorio di bellezza autentica per gli adolescenti

Rivolto agli studenti delle scuole medie e superiori della Calabria, il progetto nasce con un intento preciso: liberare i giovani dalla schiavitù dell’apparenza e proporre un concetto di bellezza autentico e inclusivo. Ad un anno dalla sua prima realizzazione, gli esperti sono tornati nelle classi per valutare i risultati, riscontrando con soddisfazione che il messaggio ha lasciato un’impronta profonda.

"Il progetto è stato realizzato con le classi di seconda media dell'Istituto comprensivo di Taverna (Catanzaro) e con le terze liceo di un istituto di Cittanova (Reggio Calabria)", spiega ad Adnkronos Rosanna Catizzone, segretario generale della SIME. "L'obiettivo era ambizioso: proporre una nuova idea di bellezza, autentica e libera dagli standard imposti da influencer e celebrità. E la risposta è stata sorprendente".

I ragazzi sono stati invitati a esplorare una visione più ampia del concetto di bellezza, intesa non solo come apparenza, ma come somma armoniosa di aspetti interiori, emotivi, culturali e spirituali. Sono stati affrontati temi come il garbo, l’eleganza dei modi, la grazia, la solidarietà, l’amicizia, la libertà. "Messaggi semplici, ma potenti sono stati ripetuti con forza: ‘La bruttezza non esiste, siete tutti belli così come siete’", racconta Catizzone. Un invito a valorizzarsi, ad accettarsi, a non inseguire modelli irraggiungibili e artefatti.

Parallelamente, si è cercato di decostruire ciò che davvero può essere considerato “brutto”: non un volto segnato o un corpo lontano dagli stereotipi, ma la violenza, l’arroganza, il pregiudizio, il bullismo, il body shaming. Temi gravi, affrontati con metodo e delicatezza, anche attraverso strumenti pedagogici innovativi come il Metaplan e la Simulata. "I ragazzi sono stati protagonisti attivi: hanno guardato video, risposto a domande e condiviso pensieri. Le insegnanti hanno riscontrato un alto livello di partecipazione, soprattutto tra i più giovani, che hanno risposto con entusiasmo, attraverso disegni, messaggi scritti e feedback personali", riferisce l’esperta.

Il risultato più toccante è arrivato a distanza di un anno, quando il team è tornato nelle scuole per valutare l’impatto dell’iniziativa. "Il riscontro più emozionante lo abbiamo avuto un anno dopo: i ragazzi ricordavano i messaggi ricevuti e avevano fatto propri i concetti appresi. Questo dimostra che parlare ai ragazzi con sincerità, senza filtri né giudizi, può davvero produrre un cambiamento profondo", afferma Catizzone.

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