Ambiente & Sostenibilità

La distribuzione dell’orso bruno in Europa cambia con clima e dieta. Lo studio guidato anche dall’Università di Udine

Redazione
 
La distribuzione dell’orso bruno in Europa cambia con clima e dieta. Lo studio guidato anche dall’Università di Udine
L’orso bruno, icona della biodiversità europea, sta cambiando casa. A influenzare la sua distribuzione non è solo il cambiamento climatico, ma anche la disponibilità di cibo e le relazioni con altre specie. Lo rivela un’importante ricerca internazionale pubblicata sulla rivista Global Change Biology, alla quale ha partecipato anche l’Università di Udine, insieme ad altre 75 realtà scientifiche di 26 Paesi.

La distribuzione dell’orso bruno in Europa cambia con clima e dieta. Lo studio guidato anche dall’Università di Udine

Lo studio ha analizzato oltre tre milioni di localizzazioni GPS provenienti da circa 3.000 orsi con collare satellitare, rappresentativi di 14 sottopopolazioni in Europa e Turchia. Tra questi, anche gli otto orsi monitorati direttamente dal team dell’Ateneo friulano, nelle Alpi nord-orientali e Dinariche. Il progetto è stato portato avanti dal gruppo di ricerca su Gestione e conservazione della fauna del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine, sotto la guida del professor Stefano Filacorda e di Lorenzo Frangini.

Lo studio si è concentrato sulle relazioni trofiche, ossia chi mangia cosa in un ecosistema. È emerso che l’orso bruno tende a insediarsi dove le risorse alimentari – siano esse ghiande, bacche o prede – sono più abbondanti. Le popolazioni del Sud Europa (Pirenei, Grecia, Turchia), con dieta prevalentemente vegetariana, mostrano una distribuzione più vulnerabile ai cambiamenti climatici, rispetto a quelle del Nord (Norvegia, Finlandia), che hanno un regime più carnivoro.

«Il ruolo ecologico dell’orso cambia: da erbivoro a carnivoro e persino necrofago – spiega il professor Filacorda –. Questo significa che la sua funzione all’interno dell’ecosistema varia a seconda del contesto ambientale e alimentare».

Secondo i risultati della ricerca, il riscaldamento globale sta spingendo l’orso bruno a migrare verso altitudini più elevate o latitudini settentrionali, dove le condizioni climatiche sono ancora compatibili con la sua sopravvivenza. A rischio sono soprattutto le popolazioni meridionali, come quelle dei Balcani e della Turchia, dove la combinazione tra dieta vegetariana e aumento delle temperature potrebbe ridurre drasticamente l’areale di occupazione.

Un’altra minaccia è rappresentata dalla crescente interazione con le attività umane, con rischi sia per l’uomo che per l’animale.

Il valore della ricerca è duplice: da un lato fornisce strumenti predittivi per capire dove e come l’orso bruno potrà vivere in futuro; dall’altro contribuisce a modellare strategie efficaci per la conservazione degli ecosistemi.

«Capire come le interazioni tra specie cambiano in risposta al clima o all’uso del suolo – sottolinea Filacorda – è cruciale per proteggere la biodiversità e i servizi che la natura ci offre: dall’impollinazione alla fertilità del suolo, fino alla diffusione dei semi, funzione svolta anche dall’orso stesso».

La ricerca è parte del network BearConnect, coordinato dalle Università di Siviglia, La Sapienza di Roma e dall’Istituto per la conservazione della natura della Polonia. Tra i partner figurano il Museo nazionale di scienze naturali di Spagna, la Stazione biologica di Doñana, l’Université Grenoble Alpes e il CNRS francese.
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