È una storia stupida che ha stupidi per protagonisti. E non perché, nel cortile interno di un liceo romano, il Malpighi, un gruppo di ragazzi si è fatto fotografare a torso nudo e a braccio teso, davanti ad uno striscione vergato con caratteri cari ad una certa liturgia della destra estrema.
Saluti romani al liceo: per una esibizione di stupidità conclamata, dalla scuola arriva solo uno schiaffetto
No, niente di tutto questo perché questi ragazzi hanno tutto il diritto di esprimere le loro idee e di farne partecipi gli altri. Ma se questo modo di mostrarsi come parte di una certa politica è accompagnato dal disprezzo per la scuola che fisicamente ti ha accolto per cinque anni, contribuendo alla tua formazione, e che hai insozzato, non come i writers (che pure i loro difetti ce li hanno, ma almeno li ammantano di un afflato artistico), ma come un qualsiasi cretino con un mano una bomboletta di vernice, allora significa che se oggi sei un cattivo studente, domani sarai un pessimo adulto.
Quella foto, a conferma che ormai la stupidità dilaga, anziché restare confinata nell'ambito dei social dei ragazzi, è stata fatta girare, esposta come uno scalpo davanti ad una tenda Apache.
E questo ha fatto scattare la reazione della scuola che, trattandosi di maturandi, non è andata oltre un abbassamento del voto in condotta, per rispondere alle proteste che si sono levate, oltre che dai docenti del Malpighi, anche da molti genitori - che chiedevano punizioni ben più pesanti -, definitisi disgustati per l'accaduto.
Il brutto voto in condotta, con la riapertura degli scrutini, se l'esperienza ci insegna qualcosa, è una cosa più che altro simbolica, perché non incide, se non in modo marginare, sull'esito dell'anno scolastico perché, per quel che se ne sa, a nessuno dei ragazzi sono stati negati gli esami.
Resta lo sconcerto con qualche piccola domanda che vorremmo rivolgere ai ragazzi - sono 31 in tutto -, per chiedere se, facendo il saluto romano, abbiano voluto effettivamente rivendicare una appartenenza politica oppure siano caduti nel torbido meccanismo del gregge, mettendosi come pecore dietro i maschi alfa del gruppo.
Non vogliamo fare processi politici, ci mancherebbe altro.
Ma prima ancora dell'abbassamento del voto in condotta, forse sarebbe stato utile interrogare tutti i ragazzi ed avere conferma, dalla loro viva voce, se tendere il braccio era un gesto fatto con consapevolezza o per semplice goliardia. Se fosse una cosa voluta, perché frutto di una consapevole scelta politica, la rispetteremmo, magari suggerendo una gita non ad Auschwitz, Dachau o Flossenburg, ma anche solo a Fossoli, a Modena, dove i morti non furono milioni o centinaia di migliaia o solo migliaia, ma ''appena'' 67.
Pochi nella devastante contabilità nazista, ma pur sempre 67 e la maggior parte non erano stranieri, come se questo possa attenuare l'orrore di un campo di morte alle porte di casa nostra, sorto con la complicità di coloro che, a quel tempo, comandavano in Italia e ai quali i ragazzi sembrano rivolgere il loro plauco.
Ma se i 31 (che forse in cuor loro si sentono come i ronin, samurai senza un signore feudale a cui obbedire) lo hanno fatto così per ridere, dovrebbero essere puniti sul serio, per fare capire loro che ogni comportamento ha delle conseguenza, soprattutto che è fatto per adulare o emulare.
Nel Paese che, non ha ancora raggiunto la pacificazione nazionale, a ottant'anni dalla fine della guerra, forse sarebbe il momento di rivedere leggi che, in ossequio alla genesi della Repubblica, reprimono la celebrazione del fascismo. Se accettiamo che ciascuno può esprimere le sue idee, un braccio teso non è granché, a meno che non faccia parte di uno stantio rituale, ma sia la sopraffazione dell'uomo sull'uomo.