La Banca nazionale svizzera ha reagito, con fermezza, alle accuse rivolte alla Confederazione da parte degli Stati Uniti che l'hanno aggiunta all'elenco dei Paesi monitorati per pratiche valutarie e commerciali sleali.
Oggi la BNS ha dichiarato che interverrà sui mercati valutari ove necessario per mantenere l'inflazione sotto controllo, negando di negato di essere un manipolatore di valuta.
La Svizzera reagisce alle accuse di pratiche valutarie sleali lanciate dagli Usa
La presa di posizione giunge dopo la pubblicazione del rapporto del Tesoro statunitense, con le contestazioni alla Svizzera, con l'istituto centrale elvetico che ha affermato che avrebbe continuato ad agire nell'interesse della Svizzera, poiché il franco forte ha contribuito a spingere l'inflazione in territorio negativo il mese scorso.
"La BNS non effettua alcuna manipolazione del franco svizzero", ha affermato. "Non cerca di impedire aggiustamenti nella bilancia commerciale né di ottenere vantaggi competitivi ingiusti per l'economia svizzera".
La BNS ha affermato di essere in contatto con le autorità statunitensi per spiegare la situazione economica e la politica monetaria della Svizzera e che, se necessario, continuerà a ricorrere ai tassi di interesse e agli interventi sul mercato valutario per perseguire il suo obiettivo di inflazione dello 0-2%.
A maggio l'inflazione svizzera ha toccato il minimo degli ultimi quattro anni, con prezzi in calo dello 0,1%. La BNS non ha voluto dire se sono previsti ulteriori colloqui con gli Stati Uniti, ma ha affermato che la sua politica monetaria è "orientata alle esigenze della Svizzera".
La Svizzera ha soddisfatto due delle preoccupazioni del Tesoro statunitense in merito ai flussi commerciali e al suo conto corrente, ma non in merito agli interventi in valuta estera. Gli acquisti di valuta estera della BNS nel 2024 sono stati "minimi", ha affermato il Dipartimento del Tesoro.
Nel 2024, la BNS ha acquistato solo un miliardo di dollari in valuta estera, pari solo allo 0,1% del PIL svizzero, ben al di sotto della soglia del 2% della produzione economica stabilita dal Tesoro.