I prezzi al consumo negli Stati Uniti hanno registrato, nel mese di luglio, un aumento del 2,7%, meno delle previsioni degli economisti e restando stabili rispetto al mese precedente. Un dato che ha allontanato i timori che i dazi varati da Trump potessero determinare un innalzamento dell'inflazione.
Usa: cresce l'inflazione, ma meno delle previsioni
Il rapporto arriva dopo che Trump ha licenziato il commissario del Bureau of Labor Statistics, Erika McEntarfer, accusandola in sostanza di avere manipolato i dati sull'occpazione, senza peraltro fornire alcun elemento per suffragare le sue affermazioni.
La lettura odierna segna due mesi consecutivi di aumento dell'inflazione, inferiore al tasso del 3% registrato a gennaio, il mese in cui Trump è entrato in carica.
L'inflazione core - una misura attentamente monitorata che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia - è aumentata del 3,1% nell'anno terminato a luglio, registrando un aumento rispetto al mese precedente, secondo i dati. I costi delle abitazioni hanno costituito il principale motore dell'inflazione il mese scorso, ha affermato il BLS.
Le uova, simbolo dell'aumento dei prezzi negli ultimi anni, hanno visto i prezzi scendere del 3,4% da giugno a luglio. Tuttavia, i prezzi delle uova sono superiori di oltre il 16% rispetto a un anno fa.
Il rapporto sull'inflazione è arrivato dopo che il rapporto sull'occupazione, del primo agosto, ha sollevato l'allarme tra alcuni analisti sul fatto che gli Stati Uniti potrebbero scivolare verso una recessione. I datori di lavoro stanno assumendo al ritmo più lento dal 2020, secondo i dati sull'occupazione.
Ciò è avvenuto due giorni dopo che i dati sul PIL indicavano una crescita media annualizzata dell'1,2% nella prima metà del 2025, ben al di sotto della crescita del 2,8% dello stesso periodo dell'anno scorso.
Il timore è che l'economia americana cada nella stagflazione, rallentando mentre i prezzi aumentano.