Cinquant'anni, per la Storia recente, sono un periodo abbastanza lungo da meritare approfondimenti e analisi. Ma, per strano che possa apparire, i cinquant'anni trascorsi dalla fine della guerra in Vietnam ad oggi sembrano essere volati via, perché la vivezza delle immagini che, a noi occidentali, raccontarono l'epilogo di quel conflitto, rendono la drammaticità di quei giorni ancora presente.
50 anni fa la fine della guerra in Vietnam: un anniversario ricordato in un Paese che celebra presente e passato
La guerra in Estremo Oriente è stata vissuta, dall'altro lato del mondo, come un immenso spettacolo, in cui, a seconda delle ideologie di ciascuno, spaccava a metà l'opinione pubblica tra chi parteggiava per il piccolo Vietnam del Nord, capace di tenere testa alla potente macchina bellica americana, e chi invece vedeva nei marines l'ultimo baluardo per fermare le orde comuniste che volevano inghiottire una democrazia che tale non era.
Poco, all'epoca, si conosceva di quel realmente accadeva, nelle città, nei villaggi, nella giungla, dove tutti potevano essere nemici.
Così tutti quelli che applaudivano al Davide che abbatteva Golia facevano finta di non sapere che quella guerra, come tante altre, si combatteva per interposta persona e che, senza l'aiuto dei ''fratelli'' comunisti, i vietcong e l'esercito di Hanoi ben difficilmente avrebbe vinto.
E lo stesso si faceva dall'altra parte della barricata ideologica, anche in questo caso facendo finta di non sapere che era una guerra sporca, in cui l'agente Orange non era un poliziotto, ma un potente composto chimico che devastava intere foreste così da rendere impossibile per i guerriglieri di Ho Chi Minh nascondersi e, soprattutto, combattere senza essere visti dagli elicotteri americani, i micidiali Bell Uh-1 Iroquois. Erano chiamati Huey e che qualcuno forse li ricorda nella spettacolare sequenza di 'Apocalypse Now', attaccare al suono della wagneriana Cavalcata delle Valchirie, sotto l'occhio soddisfatto del colonnello Kilgore, quello a cui piaceva l'odore del napalm al mattino.
Ma, alla fine, a vincere, contro gli Stati Uniti, la Cia e tutto l'armentario di Washington furono i vietcong e i soldati del nord, ma non senza essersi anch'essi macchiati di indicibili nefandezze.
Perché se tutti ricordano l'ufficiale di Saigon uccidere, a sangue freddo (immortalato da un fotografo americano) un vietcong, pagando per il resto dei suoi giorni l'etichetta di boia, in pochi ammettono che il guerrigliero aveva poco prima sterminato, senza alcun motivo, una intera famiglia che col conflitto non c'entrava nulla.
Ma ora, a cinquant'anni di distanza, il Paese, riunificato e in pace, ricorda quella vittoria, lo ha fatto ricordando il suo passato, ma senza eccedere nella retorica tanto cara al comunismo quando si ''celebra''.
E lo ha fatto in quella che era la capitale di sud, Saigon, che oggi si chiama Ho Chi Minh City, nelle cui strade è tornata a farsi sentire forte l'eco del passato, come quello cupo del motore del carrarmato che, sfondando i cancelli del palazzo sede del governo-fantoccio, mise fine alla guerra. Oggi il segretario generale del Partito comunista vietnamita, To Lam, dice che la vittoria è stata una "gloriosa pietra miliare", che ha posto fine a 30 anni di lotta per l'indipendenza e al colonialismo, e ha attribuito il merito all'ex Unione Sovietica, alla Cina, al Laos e alla Cambogia.
"Dovremo rispettare il passato e rispettare le differenze... desideriamo disperatamente costruire un futuro di pace e fare tutto il possibile affinché le generazioni future possano avere un mondo migliore", ha affermato.
Tra la moltitudine di coloro che hanno festeggiato l'anniversario c'erano anche tanti ex guerriglieri, forse anche di quelli che percorrevano carichi munizioni il ''sentiero di Ho Chi Minh'' che, passando da Cambogia e Laos e partendo dal nord, alimentava gli arsenali dei vietcong. Oggi, che il Paese è diverso da quegli anni, grazie anche ad una crescita economica travolgente, quel che l'élite politica non vuole fare dimenticare alle nuove generazioni - quelle cresciute con ben altri sogni che non quelli della libertà - il passato e la Storia.