Economia
Delisting: 110 operazioni nel 2023 per 467 miliardi cancellati dai listini Euronext
di Redazione

Negli ultimi anni, i mercati azionari europei stanno assistendo a una tendenza in crescita: sempre più aziende scelgono di uscire dalla quotazione, un fenomeno noto come delisting. Questo processo, che comporta la rimozione dei titoli dal mercato regolamentato, ha effetti rilevanti sull’accesso al capitale, sulla liquidità dei listini e sulle opportunità di investimento. Secondo i dati più recenti, tra il 2010 e il 2022 il numero di società quotate nell’Unione Europea è sceso di circa il 15%, passando da 7.400 a poco più di 6.300. Solo nel 2023, le piattaforme Euronext hanno registrato 110 operazioni di delisting, quasi triplicate rispetto all’anno precedente, con una capitalizzazione complessiva cancellata dal listino pari a 467 miliardi di euro. Nel quinquennio 2019-2023, le operazioni sulle piattaforme Euronext sono state 355, con una crescita annua composta dell’8,5%. Come sottolineano gli autori del report “Il fenomeno dei delisting in Europa: dinamiche, attori e implicazioni per i mercati dei capitali”, curato dalla Rome Business School, la diminuzione delle società quotate comporta una riduzione delle occasioni di investimento e favorisce una concentrazione di mercato che può incidere negativamente sulla trasparenza e sulla liquidità. “Ogni delisting erode l’ecosistema finanziario, complicando il finanziamento delle PMI e aumentando la dipendenza dal credito bancario o dagli investimenti privati”, spiegano Francesco Baldi, docente di International Master in Finance, Massimiliano Parco, economista del Centro Europa Ricerche, e Valerio Mancini, direttore del centro di ricerca RBS.
Analizzando le singole piazze finanziarie, emergono dinamiche differenziate. La Borsa di Parigi è stata la più colpita, con 22 delisting sul mercato principale nel 2023, che hanno comportato la rimozione di oltre 404 miliardi di euro di capitalizzazione, superando il precedente record del 2019. Milano, pur registrando un numero maggiore di operazioni (24), ha visto un impatto economico più contenuto: oltre 10 miliardi di euro persi sul listino principale e meno di un miliardo sull’Euronext Growth dedicato alle PMI. Ad Amsterdam, invece, i 13 delisting hanno inciso per soli 6,5 miliardi di euro, mentre Bruxelles mantiene un ruolo marginale con 7 operazioni per 4,9 miliardi. “Il delisting in Europa non va interpretato solo come un segnale di debolezza del mercato regolamentato, ma come esito di una riorganizzazione strategica: le imprese valutano la quotazione alla luce delle trasformazioni del contesto competitivo, regolamentare e finanziario”, commenta Francesco Baldi. Tra i protagonisti del fenomeno figurano gli investitori attivisti, spesso hedge fund o partecipazioni ridotte che spingono le aziende a modifiche di governance o strategie, e gli investitori istituzionali, come fondi pensione e asset manager, orientati a modelli sostenibili con crescente attenzione ai criteri ESG. Nel primo semestre del 2025 sono state registrate 129 campagne attiviste a livello globale, con una lieve flessione del 12% rispetto all’anno precedente, ma con un ruolo crescente del mercato europeo, secondo Barclays. Le previsioni di Alvarez & Marsal indicano più di 140 potenziali obiettivi di campagne attiviste in Europa nei prossimi 18 mesi, confermando la dinamicità del panorama e la continua evoluzione delle strategie aziendali nel continente.