Economia

Patuelli (ABI): “Unione Bancaria bloccata dai veti nazionali. Servono regole comuni per tutte le banche Ue”

di Maurizio Leone Rodinò
 
Patuelli (ABI): “Unione Bancaria bloccata dai veti nazionali. Servono regole comuni per tutte le banche Ue”
Sanità finanziaria, coesione europea e afflussi di capitali globali: sono questi i temi centrali toccati oggi dal presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, intervenuto al Congresso Acri, dove ha lanciato un chiaro appello alle istituzioni europee: “Servono regole uguali per tutti all’interno dell’Unione bancaria. I veti nazionali stanno bloccando il processo di integrazione e violano lo spirito stesso del Trattato di Maastricht”.

L’affondo del numero uno dell’Associazione Bancaria Italiana arriva in risposta al recente veto imposto dal governo portoghese all’acquisizione di Novo Banco da parte del gruppo spagnolo Caixa, episodio che – secondo Patuelli – rappresenta un pericoloso segnale di chiusura nei confronti del mercato unico europeo:

“Con questi veti – ha dichiarato – si produce uno stop all’Unione Bancaria. Così facendo si ostacola il consolidamento transnazionale del settore bancario, fondamentale per la competitività e la stabilità del sistema europeo”.

Patuelli ha poi ampliato lo sguardo al contesto monetario e macroeconomico, sottolineando come la politica monetaria espansiva della Banca Centrale Europea stia giocando un ruolo determinante nell’attrarre investimenti esteri:

“I tassi della BCE sono i più bassi tra i principali paesi occidentali, la metà di quelli statunitensi. Questa condizione sta favorendo un flusso crescente di capitali verso il nostro Paese, non solo per meriti nazionali ma anche per la perdita di fiducia in alcune valute estere”.

Il presidente ABI ha collegato questa dinamica alla progressiva riduzione dello spread BTP-Bund, ormai stabilmente sotto i 100 punti base, come segnale concreto di rinnovata fiducia verso l’Italia da parte degli investitori internazionali.

Nel suo intervento, Patuelli ha infine difeso con forza il valore dell’euro come strumento di stabilità finanziaria e memoria storica:

“Il successo della moneta unica europea è sotto gli occhi di tutti. Gli italiani lo sanno bene, ricordano ancora i tassi di sconto al 19,5% e l’inflazione fuori controllo ai tempi della lira. L’euro ci ha garantito equilibrio e coerenza nei momenti più difficili”.

Un monito chiaro alle istituzioni europee e ai governi nazionali: senza coerenza nelle regole e una reale unione bancaria, l’Europa rischia di perdere uno dei suoi pilastri più strategici – la stabilità finanziaria. E l’Italia, questa volta, sembra aver già imparato la lezione.

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