Il tormentone degli “occhi spaccanti” di Raoul Bova, nato da una conversazione privata diventata pubblica, conosce una prima battuta d’arresto. Dopo settimane di polemiche, il Garante per la Privacy e Google hanno infatti disposto la rimozione definitiva dal web degli audio diffusi da Fabrizio Corona nel suo format YouTube Falsissimo, in cui l’attore si rivolgeva con toni affettuosi alla modella Martina Ceretti.
Raoul Bova, il Garante oscura gli audio diffusi da Corona. Indagine a Roma per tentata estorsione
Tutto era iniziato il 21 luglio, quando la puntata incriminata era stata caricata online. Da lì, gli spezzoni delle conversazioni sono rimbalzati su ogni piattaforma, trasformandosi in meme virali e persino in slogan pubblicitari, utilizzati da brand e squadre di calcio.
La frase “Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti” è diventata un fenomeno culturale suo malgrado, tanto da costringere Bova a depositarne due marchi ufficiali presso l’Ufficio Italiano Brevetti. Ma dietro l’ironia social si nasconde una vicenda giudiziaria più cupa. La procura di Roma indaga per tentata estorsione: qualcuno, prima della diffusione, avrebbe cercato di ricattare l’attore minacciando la pubblicazione dei messaggi privati.
Il materiale, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato fatto arrivare a Corona da Federico Monzino, pr milanese amico della Ceretti, che sostiene però di aver agito solo per “aiutare l’amica a emergere”. Ogni coinvolgimento in presunti ricatti, assicura, gli sarebbe estraneo. La magistratura non sembra però convinta e il fascicolo rimane aperto. Gli inquirenti hanno ricostruito che la prima segnalazione a Bova sarebbe arrivata da un’utenza spagnola, dietro cui si celerebbe il tentativo di estorsione.
Un intreccio ancora da chiarire, ma che porta con sé domande inevitabili: chi ha davvero orchestrato la fuga di notizie e perché? Intanto, il verdetto del Garante rappresenta una prima vittoria per la difesa dell’attore. «Non è solo una questione personale, ma un principio di civiltà – ha dichiarato l’avvocata Rita Bernardini de Pace – perché riafferma il diritto alla privacy e al decoro in un’epoca in cui i social sono usati per demolire la reputazione delle persone». Se la rimozione ha in parte arginato la circolazione degli audio, la caccia ai link superstiti è ancora in corso. E mentre la giustizia fa il suo lento cammino, resta l’amara fotografia di un’epoca in cui un commento privato, nato per restare confinato in un telefono, può trasformarsi in tormentone planetario e in strumento di ricatto.