Esteri

Filippine, boom di matrimoni in chiese allagate per i monsoni: il “sì” sfida i tifoni e diventa virale

Barbara Leone
 
Filippine, boom di matrimoni in chiese allagate per i monsoni: il “sì” sfida i tifoni e diventa virale

Sposa bagnata sposa fortunata, recita il proverbio. Un detto che nelle Filippine, a quanto pare, è stato preso talmente alla lettera da diventare prassi. O, per dirla con il linguaggio di oggi, un trend. Nell’arcipelago asiatico, infatti, impazzano i matrimoni con l’acqua alle ginocchia, e non in senso metaforico: parliamo proprio di cerimonie celebrate dentro chiese allagate dalle piogge monsoniche, dove l’imprevisto climatico non solo non rovina il grande giorno, ma ne diventa parte integrante.

Filippine, boom di matrimoni in chiese allagate per i monsoni: il “sì” sfida i tifoni e diventa virale

Sempre più coppie, con una buona dose di romanticismo e un impermeabile ben scelto, decidono di pronunciare il fatidico “sì” tra banchi sommersi e altari circondati da riflessi d’acqua, trasformando un evento atmosferico ricorrente in una scenografia inconsueta e spettacolare. E non si tratta di incidenti o rinunce forzate, ma di una scelta consapevole che, video dopo video, foto dopo foto, sta rapidamente conquistando l’immaginario collettivo e definendo una nuova estetica dell’amore ai tempi del monsone.

L’ultima cerimonia a conquistare il web ha per protagonisti Jamaica Aguilar e Jade Rick Verdillo, una coppia di giovani sposi che ha deciso di convolare a nozze nella storica chiesa barocca di Barasoain, a Malolos, a nord di Manila.
Il dettaglio – non trascurabile – è che, quel giorno, la chiesa era completamente sommersa dalle acque grazie alla benevolenza, si fa per dire, del tifone Wipha, che imperversava sulla regione.

Ma i due non si sono fatti scoraggiare: tra vestiti da cerimonia, bouquet e una navata che sembrava una piscina, il matrimonio si è celebrato ugualmente. Anzi, con un tocco epico in più.
“È stata una sfida, ma ci siamo concentrati su ciò che è veramente importante: la nostra relazione e le persone che ci amano”, ha dichiarato lo sposo, intervistato dalla BBC, con la serenità di chi affronta le maree come si affrontano le suocere: con calma e determinazione.

E la loro storia non è un’eccezione. Anzi. Negli ultimi anni, celebrare matrimoni in chiese allagate è diventato una vera e propria tendenza nelle Filippine. Del resto ogni anno il Paese affronta in media circa 20 cicloni tropicali, molti dei quali causano inondazioni diffuse, paralisi dei trasporti e danni ingenti alle infrastrutture. Eppure, nonostante tutto gli abitanti non rinunciano a festeggiare l’amore. Anche quando ciò comporta camminare nell’acqua torbida, con il velo che galleggia come una medusa e gli addobbi nuziali che rischiano il naufragio.

“Non sapevamo se procedere o fermare tutto. Entrambe le opzioni avevano un 50%”, ha raccontato la sposa, Jamaica Aguilar, alla BBC, ricordando la sera prima del matrimonio, quando l’acqua aveva già invaso la chiesa. Alla fine, l’hanno spuntata il coraggio e l’ostinazione: “Abbiamo deciso di andare avanti per il nostro rapporto e per le persone che ci amano”. Il risultato? Immagini spettacolari, che in poche ore hanno invaso i social media di mezzo mondo. Jamaica che attraversa la navata abbracciata al padre, vestita di bianco, i fiori bagnati, i sorrisi commossi, i piedi a mollo. Una scena da cinema neorealista, se il neorealismo avesse avuto Instagram.

Ma sotto l’estetica struggente e virale, resta l’amara consapevolezza di un Paese sempre più vulnerabile ai cambiamenti climatici, e incapace, al momento, di opporre soluzioni strutturali alle inondazioni che da anni devastano città e villaggi. Gran parte del problema – come ha sottolineato lo stesso ministro dei lavori pubblici Manuel Bonoan, in un’intervista alla BBC – risiede in un sistema fognario “vecchio e inadeguato”, costruito nei primi anni del Novecento e oggi ostruito per oltre il 70%. Un sistema nato per una città molto diversa, e totalmente impreparato a reggere l’urto della crescita urbana, delle costruzioni sregolate e dell’emergenza climatica. “Dobbiamo sederci una volta per tutte, il prima possibile, per trovare una soluzione”, ha dichiarato Bonoan, aggiungendo che è in fase di elaborazione, con il supporto della Banca Mondiale, un piano generale per la gestione delle inondazioni a Manila.

Tra le misure immediate, la riparazione di 32 stazioni di pompaggio nella capitale. Piccoli tentativi di arginare un mare che, simbolicamente e fisicamente, continua a salire. Nel frattempo, la vita va avanti. E con essa anche la morte, entrambe costrette a scendere a patti con l’acqua. E chissà, forse non è un caso che, poche ore dopo il matrimonio di Jamaica e Jade, nella stessa chiesa allagata si sia celebrato un funerale, con la bara appoggiata su palafitte davanti all’altare.

La vita e la morte, in equilibrio precario sullo stesso piano d’acqua. Anche questo, dopotutto, è un simbolo potente delle Filippine: un Paese abituato a convivere con l’instabilità, e a trasformare anche le emergenze in spettacoli di umanità profonda. Lo ha capito bene il dottor Mahar Lagmay, geologo ed esperto di catastrofi naturali, che ha sottolineato sui social come le inondazioni siano aggravate da decenni di cattiva pianificazione urbanistica: strade costruite su corsi d’acqua naturali, canali ostruiti, discariche a cielo aperto. Un modello urbano che ha dimenticato il contesto geografico in cui nasceva, e che oggi esige una rivoluzione strutturale per evitare che l’eccezione diventi – come già accade – regola. Intanto, però, gli sposi filippini si arrangiano.

Con una dose straordinaria di resilienza e una buona scorta di antibiotici. Già, perché subito dopo il matrimonio, Jamaica e Jade si sono recati al centro sanitario locale per assumere doxiciclina, un farmaco utilizzato per prevenire infezioni come la leptospirosi, trasmessa proprio dalle acque contaminate.

Per alcuni, la luna di miele comincia a Parigi. Per loro, in una clinica di quartiere. “Abbiamo mari e fiumi qui nelle Filippine, quindi abbiamo tantissima acqua. Il governo dovrebbe investire in chiuse, stazioni di pompaggio e canali più ampi”, ha osservato Verdillo alla BBC, con una nota di civismo che farebbe invidia a molti ministri. “I miglioramenti non possono essere fatti in un giorno, ma possono essere fatti in anni... Sono positivo al riguardo, finché ci concentriamo tutti sulla mitigazione”.

E forse, in fondo, è proprio questa capacità di credere nell’impossibile – e di trasformarlo finanche in festa – a rendere così magnetici questi matrimoni allagati. Una forma di amore ostinato e visionario, che non si lascia scoraggiare nemmeno quando tutto – dal cielo alle scarpe – sembra dire il contrario. Un modo insolito, ma profondamente umano, di promettersi amore eterno: “Nella buona e nella cattiva sorte… finché monsone non ci separi”.

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