Economia

Confindustria/Luiss (OIE): imprese estere motore per l'Italia (17,4% valore aggiunto, 9,7% occupati)

Redazione
 
Confindustria/Luiss (OIE): imprese estere motore per l'Italia (17,4% valore aggiunto, 9,7% occupati)

Le imprese a controllo estero in Italia non sono più solo una presenza marginale nel panorama produttivo nazionale: sono un motore fondamentale e sempre più rilevante per lo sviluppo economico del Paese. Con oltre 18.400 realtà presenti, queste aziende generano 173 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 17,4% del totale nazionale, e danno lavoro a ben 1,7 milioni di persone, rappresentando il 9,7% degli occupati in Italia.

Confindustria/Luiss (OIE): imprese estere motore per l'Italia (17,4% valore aggiunto, 9,7% occupati)

È quanto emerge dal VII Rapporto dell’Osservatorio Imprese Estere (OIE), frutto della consolidata collaborazione tra Confindustria e Luiss, con il supporto scientifico di Istat, Liuc, Ice e Scuola Imt Alti Studi Lucca. Il report è stato presentato oggi a Roma, presso The Dome – Campus Luiss, in occasione dell’Annual Meeting dell’Advisory Board Investitori Esteri (ABIE) di Confindustria, dedicato a "Italia e imprese estere: innovare per competere nel nuovo scenario globale".

Il Rapporto conferma il valore strategico delle multinazionali estere nel tessuto produttivo italiano, evidenziando una recente e significativa dinamicità. Solo nell’ultimo anno disponibile, il 2022 (rispetto al 2021), l’apporto delle imprese a capitale estero è salito, misurato in termini di valore aggiunto, del 10,7% nell’industria e ben del 15,3% nei servizi. Parallelamente, aumenta anche la dimensione media aziendale di queste realtà, che passa da 95,8 a 99,4 addetti per impresa. L'incidenza del fatturato delle controllate estere nel 2022 è stato del 21% rispetto al totale prodotto dalle imprese residenti in Italia.

Le imprese estere si confermano indiscusse protagoniste in settori cruciali per la competitività del Paese: innovazione, export e occupazione qualificata. Investono in ricerca e sviluppo oltre 6 miliardi di euro l’anno, pari al 37,6% del totale nazionale, con un’incidenza particolarmente superiore in settori ad alta intensità tecnologica. Sono inoltre digitalmente più avanzate: oltre il 77% presenta un’elevata intensità digitale, con una forte propensione all’adozione dell’intelligenza artificiale.

Questa propensione all'innovazione si riflette nei tassi di adozione di novità: nel triennio 2020-2022, il 71,2% delle imprese a controllo estero in Italia ha introdotto innovazioni, rispetto a una media nazionale di poco inferiore al 60%. Sul piano dell’export, il loro contributo è fondamentale per la proiezione internazionale del Paese: circa 200 miliardi di euro di merci esportate nel 2022, ovvero più di un terzo (oltre il 35%) dell’export italiano totale. Significativo anche il dato sulle esportazioni verso gli Stati Uniti, dove un terzo del totale è realizzato da imprese a capitale estero.

Gli investitori principali, quelli che maggiormente contribuiscono in termini di occupazione e fatturato, provengono da paesi come gli Stati Uniti (19,9% degli occupati nelle imprese estere), la Francia (19,4% del fatturato) e i Paesi Bassi, che insieme coprono la gran parte del valore economico generato. In particolare, Paesi Bassi e Stati Uniti guidano per investimenti in R&S, a conferma del legame stretto tra capitale estero e crescita innovativa. Il quadro territoriale resta tuttavia fortemente concentrato: Lombardia, Lazio, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana raccolgono ben l’82% del valore aggiunto generato dalle imprese estere. Tuttavia, la ZES Unica può rappresentare un’occasione concreta per riequilibrare la mappa degli investimenti e rilanciare la competitività del Sud Italia, attirando nuove imprese e valorizzando le aree con maggiore potenziale di crescita. In questo scenario, cresce anche il peso dei fondi internazionali di private equity, attori sempre più attivi nel finanziare la trasformazione e l’espansione delle PMI italiane.

Di fronte a questo quadro che evidenzia il valore ma anche la necessità di attrarre ulteriori investimenti, Confindustria, attraverso la voce di Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti e Presidente ABIE, lancia un messaggio chiaro sulle azioni necessarie per l'Italia.

«Le imprese estere non sono semplici investitori: sono motori di innovazione, competitività e internazionalizzazione. Senza il loro contributo, l’economia italiana sarebbe meno dinamica e meno pronta ad affrontare le grandi transizioni in corso. Il nostro obiettivo è rafforzarne il radicamento e attrarne di nuove, rimuovendo gli ostacoli che ancora scoraggiano gli investimenti. Per farlo, serve agire con decisione su cinque leve: semplificare la burocrazia per facilitare chi investe, puntare sul capitale umano per offrire competenze adeguate alle sfide tecnologiche, rafforzare le attività di retention per trattenere chi ha già investito, valorizzare la ZES Unica come motore per il rilancio del Mezzogiorno, e promuovere a livello internazionale l’immagine dell’Italia come Paese stabile, attrattivo e dinamico. Vogliamo che l’Italia sia riconosciuta nel mondo non solo per la sua eccellenza manifatturiera e culturale, ma anche come piattaforma strategica per investimenti globali ad alto valore aggiunto», ha dichiarato Cimmino, delineando un percorso ambizioso per posizionare l'Italia come destinazione privilegiata per l'FDI (Foreign Direct Investment) di qualità.

L'importanza strategica dell'investimento estero in un contesto globale complesso è sottolineata anche dal mondo accademico. Giorgio Fossa, Presidente dell’Università Luiss (in foto), ha affermato: «In un contesto geopolitico complesso, attrarre investimenti non è più solo una necessità economica, ma soprattutto una scelta strategica per l’Italia. Le imprese a controllo estero rappresentano, infatti, un importante vettore di innovazione, produttività, sviluppo di competenze qualificate e connessioni globali. In questo scenario, l’Osservatorio Imprese Estere, promosso da Confindustria e Luiss, si conferma un esempio virtuoso di collaborazione tra università e mondo del business, capace di coniugare il rigore dell’analisi accademica con l’esperienza operativa delle aziende per offrire proposte concrete e strumenti efficaci a favore della competitività internazionale del nostro Paese».

L’ Advisory Board Investitori Esteri (ABIE) di Confindustria, che riunisce i vertici delle principali multinazionali presenti in Italia, svolge un ruolo attivo nel valorizzare il contributo di queste imprese allo sviluppo del Paese e collabora con i decisori politici per individuare strumenti e condizioni utili a rendere l’Italia una destinazione sempre più prioritaria e stabile per nuovi investimenti.

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