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Venezia. Applausi, lacrime e commozione per il film che racconta la morte della piccola Hind nell'inferno di Gaza City

di Diego Minuti
 
Venezia. Applausi, lacrime e commozione per il film che racconta la morte della piccola Hind nell'inferno di Gaza City
Ventiquattro minuti di applausi da una platea commossa e partecipe della tragedia di Hind, la bimba gazawi morta per un attacco israeliano e di cui la regista tunisina Kaouther Ben Hania ha raccontato la storia, proponendola, in concorso, alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, da dove uscirà, con ogni probabilità, con un giusto riconoscimento, all'opera filmica ed alla tragedia di cui l'umanità è stata testimone, ma non partecipe.

Dietro la scelta di dirigere ''The Voice of Hind Rajab'', dice Ben Hania, ''c’è stato l'incredibile desiderio di raccontare questa storia, la rabbia, il senso del dovere. Dovevo raccontarla e portarla avanti, pur ponendomi continuamente delle domande, perché la cosa fondamentale era rispettare la memoria di questa bimba. La voce di Hind è la voce di tutta Gaza''. 

La voce di una bambina che, intrappolata in una automobile diventata la bara dei suoi familiari, sotto una pioggia di proiettili, chiede agli operatori della Mezzaluna Rossa solo di essere salvata, facendo capire tutte le sue paure, dall'essere costretta a stare accanto ai cadaveri delle persone a lei care al terrore di vedere, intorno a lei, le rovine di Gaza e la presenza opprimente dei carri israeliani.

''Il motivo per cui ho chiamato il film 'La voce di Hind Rajab' - spiega la regista tunisina - è perché è la voce di Gaza, del popolo che vogliamo sia ascoltato. Spero che il film riesca a far nascere empatia nei confronti dei palestinesi, un popolo che troppo spesso viene narrato come fatto solo da terroristi o barbari senza diritto alla vita. Invece non è così. Attraverso la registrazione di quella voce si percepisce esattamente il contrario. L’obiettivo è mostrare che gli operatori della Mezzaluna Rossa sono persone come noi, con difetti e qualità, che cercano disperatamente di salvare una bambina. Sì, il cinema ha questo scopo: creare empatia''.

Il film racconta le ore intercorse tra la richiesta disperata di aiuto di Hind alla Mezzaluna Rossa e l'esito drammatico e doloroso della sua vicenda, con la scoperta dei cadaveri della bambina e dei suoi familiari, in una automobile che li doveva portare in salvo e sulla quale sono stati contati oltre 300 fori di proiettili.

Hind restò uccisa, nel gennaio dello scorso anno, nel corso di una operazione militare che Israele ha sempre negato, cercando di contraddire le ricostruzioni giornalistiche che invece puntano il dito sull'IDF.

La famiglia di Hind Rajab viveva a Gaza City che, dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre di due anni fa, è stata praticamente cancellata da Israele, che l'ha ritenuta una roccaforte del movimenti islamista armato.

Quando l'IDF chiese l'evacuazione dei quartieri dove Israele avrebbe concentrato i suoi attacchi, Hind con alcuni suoi familiari cercò di allontanarsi a bordo di un'automobile che però fu subito centrata da proiettili. 

Degli occupanti dell'auto rimasero vive solo Hind e una sua cugina quindicenne, Layan, che chiese aiuto telefonicamente ad uno zio e, poi, alla Mezzaluna Rossa, dicendo che un carrarmato era vicino all'auto e stava sparando. Poi il silenzio: Layan era morta.

La fine della telefonata spinse gli operatori della Mezzaluna Rossaa Ramallah, a chiamare nuovamente e questa volta rispose Hind, la sola sopravvissuta. La Mezzaluna Rossa si attivò per cercare di raggiungere Hind e soccorrerla, mettendosi in contatto anche con l'esercito israeliano, mentre gli operatori continuavano a parlare con la bambina. Una conversazione che durò per ore, per tranquillizzare Hind sul fatto che gli aiuti stavano per arrivare.

Dall’ospedale al Ahli, distante circa 3 chilometri dall’auto, partì un'ambulanza con a bordo due paramedici, Yousef Zeino e Ahmed al Madhoun, che non raggiunsero mai l'auto dove Hind li aspettava.

I corpi della bambina e dei suoi familiari furono trovati a distanza di molti giorni, solo quando i militari israeliani, compiuto la loro missione, si ritirarono.
 
A poca distanza dall'auto fu trovata la carcassa dell'ambulanza, con dentro i resti carbonizzati dei cadaveri dei due paramedici.
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