La joint venture con Natixis rappresenta un'opportunità unica per la creazione di valore per il gruppo e i suoi azionisti. Lo scrive Generali sul proprio sito pubblicando una sorta di "vedemecum" dell'operazione, in vista dell'assemblea del 27 aprile.
Generali pubblica "vedemecum" su jv con Natixis, opportunità unica di creazione valore
La nuova società, spiega il Leone di Trieste, metterebbe assieme le attività di asset management facenti capo, rispettivamente, a Generali Investments Holding e a Natixis IM, portando alla creazione di un operatore globale da 1.900 miliardi di euro di masse gestite, al nono posto a livello mondiale e leader nell’asset management in Europa con 4,1 miliardi di euro di ricavi.
La società risultante dall’aggregazione sarebbe controllata in modo condiviso dalle due istituzioni finanziarie, ciascuna con una quota del 50%, operando con una struttura di governance congiunta e secondo criteri paritetici di rappresentanza e controllo.
Generali Investments Holding apporterebbe oltre 0,6 trilioni in asset, mentre il contributo di Bpce, tramite Natixis IM, sarebbe di 1,3 trilioni. Si tratterebbe, pertanto, della nascita del leader europeo cross-border nel campo della gestione del risparmio, con presenza significativa negli Usa e un potenziale di crescita in Asia, a guida congiunta italiana attraverso Generali, e francese attraverso Bpce.
La società rappresenterebbe anche il primo operatore al mondo nella gestione di asset per la clientela assicurativa, con l’obiettivo di sviluppare la piattaforma come leader globale ed espandere ulteriormente questo segmento in crescita.
L’operazione, annunciata il 21 gennaio scorso, si tradurrebbe in un impatto nei primi due anni, includendo gli oneri di integrazione, fra 25 milioni e 50 milioni, prima dell’effetto del dividendo preferenziale. Tale dividendo preferenziale a favore di Bpce porterebbe l’impatto complessivo della transazione al netto delle imposte fra -25 milioni e 0 milioni.
Dopo la fine dell’effetto del dividendo preferenziale, quindi a partire dal 2028, l’utile netto rettificato è atteso essere superiore a 50 milioni di euro, anche tenendo conto degli oneri di integrazione. Una volta esaurito l’impatto di tali oneri e una volta che le sinergie attese andranno a regime, l’impatto della transazione sull’utile netto rettificato è atteso esser superiore ad 125 milioni di euro annui a partire dal 2030.
L’obiettivo di Generali, condiviso da Bpce, è chiaro: costruire una solida partnership di lungo termine, coerente con la sua visione strategica, approfittando di una opportunità unica di creazione di valore per il gruppo e tutti i suoi stakeholder. In linea con questo, e per garantire stabilità e continuità al progetto, Generali e Bpce sottoscriverebbero un accordo di 15 anni che regola i termini e le condizioni della gestione da parte delle società facenti capo alla nuova entità di proprie masse, pretendendo una sostanziale continuità dei termini contrattuali delle deleghe di gestione ad oggi in essere, e che dunque non comporterebbe – per il gruppo Generali – cambiamenti quanto ai flussi commissionali pagati.
Sono previste inoltre clausole di salvaguardia a favore di entrambe le parti e gli impegni rimangono comunque subordinati al rispetto della normativa vigente, all’autonomia di Generali e delle compagnie assicurative nelle proprie scelte di asset allocation e alla salvaguardia del migliore interesse dei propri clienti. È previsto inoltre che Cathay, già legato da un accordo di gestione di lungo termine con Generali Investments Holding, rinnovi il suo mandato a favore della nuova entità.
La sede della joint venture verrebbe costituita ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, come soluzione neutrale tra i due soci basati in paesi diversi. Italia, Francia e Stati Uniti rimarrebbero gli hub operativi della nuova società, dai quali si continuerebbe a gestire direttamente le attività di business. Questa struttura organizzativa non comporterebbe alcuna conseguenza negativa sui livelli occupazionali in Italia.
Infine, il ceo della nuova entità al momento della sua costituzione sarebbe l’attuale amministratore delegato di Generali Investments Holding, nominato per un periodo di 5 anni e automaticamente rinnovato per un ulteriore periodo di 5 anni in caso di raggiungimento di risultati in linea con il piano industriale della società. Generali Investments Holding esprimerebbe altresì il vicepresidente, mentre deputy ceo e presidente sarebbero appannaggio di Natixis, sempre per i primi 5 anni dal momento della costituzione della joint venture (e per ulteriori 5 anni in caso di rinnovo del mandato del primo ceo).
Decorso un certo periodo di tempo, troverebbero applicazione usuali meccanismi di exit volti a consentire e regolare l’eventuale uscita dalla joint venture. Non è intenzione di Generali, né esistono previsioni contrattuali che possano costringere la medesima a ridurre la propria partecipazione o i propri diritti di governance nella joint venture.