FOTO: Herbert Golser, Montebello | Foto: © Gilberto Urbinati
Rami spezzati, tronchi abbandonati, scarti (vivi) diventano radici che invitano a riconnetterci ai luoghi, ancore di salvataggio per sottrarre i borghi dall’abbandono e indurre a restare con il fascino delle loro storie. La natura diventa arte viva modellata nel tempo da aria, umidità e calore attraverso sculture lignee, incisioni minuziose e delicate.
Dopo la personale nella fortezza sotterranea della Rocca Paolina di Perugia, l’artista austriaco Herbert Golser, specializzato nella scultura su legno e marmo, capace di trasformare la materia con straordinaria finezza, spingendola verso forme di estrema leggerezza e trasparenza,
raggiunge un altro luogo simbolo del patrimonio italiano, condividendo con il pubblico la sua indagine sul rapporto tra forza e fragilità della materia, esplorando il processo di riconnessione tra uomo e natura.
Teatro di questo intervento che vede protagonista il sapiente utilizzo dell’energia custodita in un materiale organico, antico e solido come il legno, il rinascimentale Palazzo Roveresco di Montebello, frazione di Orciano di Pesaro nel cuore delle Marche. Questo luogo affascinante è stato già dimora di Lavinia Feltria della Rovere, tra le figure femminili più interessanti del Rinascimento italiano.
Il titolo della mostra, L’anima del legno, a cura di Riccardo Freddo e Luca Baroni, propone un gesto di restituzione alla materia, abbracciando un’etica del fare profondamente contemporanea.
Ispirandosi allo spirito del cenacolo culturale promosso da Lavinia, principessa di Urbino, moglie di Alfonso Felice d'Avalos d'Aquino d'Aragona, il progetto invita gli artisti contemporanei provenienti da diversi contesti internazionali a dialogare in un luogo dove storia, ricerca e memoria condivisa si incontrano.
Colta e carismatica, Lavinia riuscì a ritagliarsi un ruolo di rilievo nel mecenatismo rinascimentale dominato dagli uomini. Cresciuta alla corte di Urbino, parlava correntemente latino e francese e intratteneva scambi epistolari con intellettuali e artisti del suo tempo. Tra gli amici spicca anche Torquato Tasso che, durante il soggiorno alla corte roveresca, compose alcune rime per omaggiare la nobildonna.
Dopo la morte del marito, Lavinia visse ritirata a Montebello, circondata da un cenacolo di artisti, letterati e religiosi. Le cronache dell’epoca raccontano che nel suo studio personale fosse conservata una collezione di oggetti naturali e reliquie, tra cui un frammento in legno di origine ignota che considerava “portatore di memoria”. Questo dettaglio trova oggi un’inaspettata risonanza nelle opere di Golser, per il quale il legno non è materia plastica, ma un archivio sensibile e spirituale.
“Il lavoro di Golser - spiega Riccardo Freddo - ci ricorda che la materia non è mai muta. Il legno che lavora porta con sé una storia fatta di tempo, di strati, di silenzi. Le sue opere non si impongono, ma si offrono come presenze da ascoltare, capaci di costruire relazioni sottili tra spazio, memoria e visione. Con questa mostra, noi curatori vogliamo riprendere l’intuizione profonda di Lavinia Feltria della Rovere, che in queste stanze riuniva artisti e pensatori del suo tempo, dando loro uno spazio per creare e riflettere. Iniziamo da qui, da un grande artista internazionale come Golser, per aprire una nuova stagione di dialogo culturale”
Patrocinata dalla Rete Museale Marche Nord, la mostra è visitabile sabato e domenica dalle 10 alle 18 e il resto dei giorni su prenotazione via mail all’indirizzo info@galleryrosenfeld.com o chiamando il +39 327 623 1403.