Secondo l’“Approfondimento Demografia, Occupazione e Previdenza - L’Italia nel contesto europeo” pubblicato da CNA lo scorso luglio, il nostro Paese è al centro di una trasformazione demografica senza precedenti in Europa. L’alta longevità, con un’aspettativa di vita media di 83,5 anni, si accompagna a un tasso di natalità tra i più bassi del continente (1,2 figli per donna), portando l’Italia a detenere il primato dell’età media più alta in Europa, pari a 48,7 anni.
Italia tra invecchiamento demografico e sfide occupazionali
Questo squilibrio tra generazioni incide profondamente sulla sostenibilità del sistema previdenziale e sul mercato del lavoro. Il rapporto tra popolazione over 64 e popolazione attiva in Italia è il più alto d’Europa: per ogni 100 persone in età lavorativa, ci sono 38,4 anziani. A questo dato si aggiunge una spesa pensionistica record, pari al 15,5% del PIL, superiore a Francia, Spagna e Germania.
Come evidenzia CNA, le riforme pensionistiche degli ultimi decenni – dal passaggio al sistema contributivo all’innalzamento dell’età pensionabile - hanno contenuto la spesa, ma il vero nodo resta l’occupazione.
Con un tasso di occupazione ancora tra i più bassi d’Europa, l’Italia soffre in particolare sul fronte giovanile: solo il 19% della popolazione attiva tra i 15 e i 24 anni lavora, contro una media UE del 34,9% e oltre il 51% in Germania. La durata media della vita lavorativa è di soli 32,8 anni, molto al di sotto dei principali partner europei.
Questa debolezza strutturale si riflette sulla produttività e sulla capacità di trasmettere competenze tra generazioni. La conseguenza è un circolo vizioso: meno giovani al lavoro significa meno contributi versati, minore sostenibilità previdenziale e un ulteriore freno alla crescita economica.
Tuttavia, il rapporto CNA sottolinea che una via per invertire la rotta esiste e passa per le micro e piccole imprese, cuore del tessuto produttivo italiano. In queste realtà, il 22,4% dei dipendenti ha meno di 30 anni, una quota nettamente superiore a quella delle grandi aziende. Investire su formazione, apprendistato e incontro tra domanda e offerta di lavoro può ridurre il mismatch professionale e offrire ai giovani opportunità concrete.