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Biberon e decibel, Maluma bacchetta la fan

Barbara Leone
 
Biberon e decibel, Maluma bacchetta la fan

FOTO: Junta de AndalucíaCC BY-SA 2.0

Non esiste una ricetta magica per diventare genitori perfetti, o anche solo decenti, ma una verità è incontrovertibile: un buon genitore sa fare un passo indietro rispetto ai propri desideri per andare incontro a quelli dei figli. Soprattutto quando sono piccoli. Perché diciamolo chiaramente: i bambini non si divertono affatto ai concerti, né sotto il sole cocente di ferragosto in spiaggia alle due del pomeriggio, né tanto meno nei bar affollati a un’ora che farebbe rabbrividire anche un gufo.

Biberon e decibel, Maluma bacchetta la fan

No, i bambini non sognano una vita da vip, né di diventare influencer con biberon in mano. Quello che vogliono, in realtà, è molto più semplice: scivoli, giochi con i coetanei o, al massimo, starsene tranquilli sul divano a guardare cartoni o colorare. E invece succede che sempre più spesso i genitori li trasformano in valigie ambulanti, trasportandoli da un evento mondano all’altro come se fossero pacchi postali. E poi si stupiscono se, a sei anni, il loro pupo finisce dritto dallo psicologo con diagnosi di iperattività.

Ma davvero? È qui che entra in scena il nostro eroe, o forse dovremmo dire papà-sceriffo: Maluma, il latin lover colombiano che fa impazzire folle di fan in tutto il mondo. Durante un suo recente concerto al Palacio de los Deportes di Città del Messico, il cantante si prende un momento per rivolgersi a una fan con un bambino di un anno in braccio e lancia la domanda che tutti i genitori intelligenti si fanno almeno una volta nella vita: “Ma come ti è venuto in mente?”

risposta della mamma, un tranquillo “Ha un anno”, apre la porta a un discorso tagliente e veritiero: “Come puoi portare un bambino a un concerto con un volume così f******mente alto? Lui non capisce cosa sta facendo qui”. Silenzio imbarazzato, seguito da un applauso che suona quasi come un’ovazione di buon senso collettivo. Perché, diciamolo, non serve un dottorato in pediatria per capire che un neonato e un concerto pop a tutto volume sono due mondi incompatibili. Anche se poi, a dire il vero, nemmeno le dolci melodie di un coro gregoriano salverebbero la situazione, perchè pure lì il povero pupo finirebbe per svegliarsi di soprassalto, tra urla e smadonnamenti da parte di pubblico e cantori.

La verità è che i bambini non sono accessori da sfoggiare come fossero gadget. Non sono ciondoli da appendere a serate, vacanze o eventi esclusivi per dire “Ehi, guardate quanto sono figo: riesco a far la vita sociale con prole al seguito!”. No, cari genitori, i bambini sono esseri umani per fortuna ancora senza filtri diplomatici, quindi capaci di urlare, piangere e rompere timpani e magari anche qualche nervo a chi ha scelto saggiamente di lasciare i figli a casa per godersi una serata in santa pace.

E badate bene, non è colpa dei bambini, e ci mancherebbe! Ma di chi pensa che “nulla va cambiato, anzi, si deve fare di più”. Spoiler: se decidi di mettere al mondo un figlio, la tua vita cambia eccome. Chi non lo capisce fa un pessimo servizio a sé, ai figli e alla società, costretta a sorbirsi capricci e isterismi in posti dove i bambini non dovrebbero mettere piede. E non venitemi a raccontare che “non si può annullare la propria vita per i figli”. Ma chi l’ha detto? Non è annullamento, è scelta. È capire che un neonato non è un party animal e che certe serate, feste e concerti vanno rimandati a tempi più maturi, tipo quando il pargolo sarà maggiorenne e potrà decidere da solo se voglia farsi un bagno a mare alle due del pomeriggio o ballare fino all’alba.

In tutto questo Maluma, che è papà anche lui, tra l’altro non si è limitato a bacchettare i genitori improvvisati, ma ha anche suggerito un minimo di buon senso: “Almeno mettete le cuffiette antirumore”. O, dico io, ancora meglio: scegliete il concerto che vi pare, ma affidate il bèbè a quella misteriosa creatura mitologica chiamata babysitter, che miracolosamente vi restituisce un briciolo di umanità e non solo la veste di genitore h24. Come dite? “Eh, ma la babysitter costa troppo”? Ma per favore. Se riesci a pagarti un biglietto per un concerto, riuscirai pure a investire in un paio d’ore di tranquillità per il tuo bambino. Altrimenti, magari è il caso di ripensare alle priorità, prima che la prossima generazione cresca con la sindrome del tour de force e finisca per passare più tempo dallo psicologo che al parco giochi.

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