Esteri

Escalation globale: politica interna americana, tensioni internazionali e nuove linee di frattura

Barbara Leone
 
Escalation globale: politica interna americana, tensioni internazionali e nuove linee di frattura

Negli Stati Uniti è in corso una lunga maratona in Senato per decidere il destino di 9 miliardi di dollari in fondi federali, destinati principalmente ad aiuti esteri e programmi di radiodiffusione pubblica. Come riferisce la CNN, è in corso il cosiddetto vote-a-rama, una sessione di votazioni serrate su singoli emendamenti, incentrata sulla richiesta dell’amministrazione di riassegnare risorse già approvate. Tuttavia, anche se il voto passasse, gli effetti sarebbero limitati: solo una piccola parte dei tagli previsti per il Dipartimento per l’Efficienza Esecutiva verrebbe effettivamente attuata.

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Il tempo stringe. Il voto finale è atteso a breve e la scadenza è fissata per venerdì: in caso di mancata approvazione, tutto l’iter legislativo dovrà ripartire da zero. Nel frattempo, un’altra notizia scuote il dibattito politico a Washington: secondo la CBS, il presidente Donald Trump avrebbe discusso con i vertici repubblicani della Camera la possibilità di licenziare Jerome Powell, presidente della Federal Reserve.

Un’idea che avrebbe trovato il favore di alcuni deputati, come confermato dallo stesso Trump ai giornalisti, dichiarandosi “più conservatore” dei legislatori sulle politiche monetarie. Ma resta da capire se questa mossa sia effettivamente legale. La legge federale parla chiaro: il presidente della Fed può essere rimosso solo “per giusta causa”.

Qualsiasi azione affrettata in tal senso potrebbe innescare forti turbolenze sui mercati finanziari, già in stato di allerta. Sempre negli Stati Uniti, la CBS riporta una notizia destinata a far discutere: il Dipartimento di Giustizia ha notificato il licenziamento di Maurene Comey, procuratrice federale e figlia dell’ex direttore dell’FBI James Comey.

Il provvedimento, giustificato formalmente con l’Articolo 2 della Costituzione, arriva come un fulmine a ciel sereno: Comey aveva infatti ricoperto un ruolo chiave nel caso penale contro Sean “Diddy” Combs, oltre ad aver contribuito alle indagini su Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell. Intanto, l’International New York Times segnala un crescente malcontento all’interno delle truppe della Guardia Nazionale impiegate a Los Angeles su ordine dell’ex presidente, che cominciano a mettere in discussione la legittimità della loro missione.

Intanto, la strategia internazionale di Donald Trump sembra imboccare una nuova direzione, con la guerra in Ucraina al centro di un’inedita offensiva economica. Stavolta, il bersaglio non è direttamente la Russia, ma quei Paesi — come Cina e India — che continuano ad acquistare il suo petrolio. Secondo la CNN, l’ex presidente ha minacciato pesanti sanzioni economiche se Mosca non accetterà un accordo di pace entro cinquanta giorni. Un ultimatum che rischia di far saltare gli equilibri dei mercati globali, soprattutto se i sette milioni di barili di greggio esportati ogni giorno dalla Russia dovessero improvvisamente sparire dal mercato. Nonostante i potenziali rischi, i mercati sembrano ancora attendisti, probabilmente in attesa di capire se Trump passerà davvero dalle parole ai fatti.

Pechino ha già reagito, respingendo al mittente quella che definisce “coercizione inutile”, mentre da Nuova Delhi non sono ancora arrivate dichiarazioni ufficiali. Sempre la CNN sottolinea come il ricorso a dazi elevati per bloccare l’acquisto di petrolio russo rischi di essere inefficace, oltre che potenzialmente dannoso per l’economia globale. Nel frattempo, secondo Bloomberg, Trump starebbe valutando l’introduzione di nuove tariffe doganali tra il 10% e il 15% su beni provenienti da oltre 150 Paesi. Anche i rapporti con l’Europa si fanno più tesi: il Regno Unito sta spingendo per modificare un punto chiave dell’accordo commerciale sull’acciaio, mentre le aziende statunitensi cominciano a ridurre gli investimenti in Cina proprio a causa dell’incertezza commerciale. La Francia, da parte sua, ha espresso il proprio appoggio all’uso di strumenti più aggressivi per rispondere alle politiche economiche americane.

Intanto, la tensione in Medio Oriente continua a salire, con un’escalation che negli ultimi giorni ha assunto contorni drammatici. Secondo Al Jazeera, le forze israeliane hanno condotto raid in Siria, colpendo anche il Ministero della Difesa e zone adiacenti al palazzo presidenziale a Damasco. Almeno tre persone sarebbero rimaste uccise, con decine di feriti. Parallelamente, Gaza ha vissuto ore di terrore: nelle ultime 24 ore sono morte oltre 90 persone, tra cui 30 civili in fila per ricevere aiuti alimentari. La BBC riferisce che, di fronte a questa spirale di violenza, gli Stati Uniti avrebbero concordato con Israele alcune “misure specifiche” per tentare di riportare la calma in Siria. Ma la situazione politica in Israele resta incandescente. Il quotidiano israeliano Haaretz sottolinea come l’uscita del partito ultraortodosso Haredi dalla coalizione abbia fatto emergere tutte le fragilità del governo Netanyahu, considerato da una parte crescente dell’opinione pubblica come “il governo del fallimento” e “del sangue”, specialmente dopo il massacro del 7 ottobre.

Sul fronte ucraino, il ministro degli Esteri Andrii Sybiha ha lanciato un appello all’Unione Europea per approvare nuove sanzioni contro Mosca. Nonostante la disponibilità di Kiev a riaprire i colloqui di pace, i diplomatici europei non sono riusciti a sbloccare il 18° pacchetto di sanzioni, ancora una volta fermato dalla Slovacchia, come riferisce il Guardian. Nel frattempo, in Ucraina è tempo di cambiamenti politici. Il Parlamento ha formalmente destituito il primo ministro Denys Shmyhal, aprendo la strada a un profondo rimpasto voluto dal presidente Zelenskyy. Intanto, la Commissione europea ha presentato le linee guida per il prossimo bilancio pluriennale dell’UE, da 2.000 miliardi di euro per il periodo 2028-2034. Una proposta accolta, almeno per ora, con una certa freddezza da parte degli Stati membri.

Oltremanica, il Guardian ha scoperto che il gruppo europeo MBDA, specializzato in sistemi missilistici, avrebbe fornito componenti per la bomba GBU-39, utilizzata in raid che hanno causato vittime civili a Gaza. Nonostante Londra abbia sospeso alcune vendite di armi a Israele, i profitti legati alla GBU-39 passerebbero comunque attraverso il Regno Unito grazie alle operazioni della controllata statunitense del gruppo. Nel frattempo, emergono nuovi sviluppi sul piano diplomatico.

Il leader laburista Keir Starmer e il conservatore tedesco Friedrich Merz stanno lavorando a un nuovo trattato bilaterale tra Regno Unito e Germania per contrastare il traffico di esseri umani e rafforzare la cooperazione post-Brexit in ambito difensivo e industriale. Ma nel partito conservatore si registrano forti tensioni: secondo il Daily Telegraph, una fuga di notizie dall’Afghanistan ha generato divisioni interne e fatto naufragare un piano da 7 miliardi di sterline per offrire asilo a chi è stato esposto a violazioni dei dati, per timori legati alla sicurezza nazionale.

Infine, in Asia orientale, sale l’allerta a Taiwan. A Taipei è in corso una delle più imponenti esercitazioni di difesa civile della storia recente dell’isola. Come riportato dalla BBC, la capitale si prepara a fermarsi del tutto giovedì: risuoneranno le sirene antiaeree, il traffico verrà bloccato e la popolazione sarà chiamata a rifugiarsi per simulare un’emergenza da invasione cinese. Queste manovre rientrano nelle esercitazioni annuali Han Kuang e rispondono al crescente timore di un’escalation militare con Pechino, che considera Taiwan parte integrante del proprio territorio. L’elezione del presidente William Lai, definito da Pechino un “separatista”, ha acuito le tensioni. Durante l’intera settimana, i residenti delle aree designate devono restare al chiuso per mezz’ora sotto pena di multa, mentre soccorritori e volontari partecipano a simulazioni di incidenti e distribuzione di rifornimenti, in uno sforzo collettivo per aumentare la preparazione civile e la consapevolezza della popolazione.

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