Ambiente & Sostenibilità

Clima: Mediterraneo più caldo di 4,5°C entro il 2100

Redazione
 
Clima: Mediterraneo più caldo di 4,5°C entro il 2100

Il Mediterraneo, culla millenaria di civiltà e incrocio fecondo di culture, sta vivendo una metamorfosi drammatica. Un tempo simbolo di mitezza e stabilità, oggi appare sempre più vulnerabile, minacciato da un cambiamento climatico che avanza con una rapidità senza precedenti. A lanciare l’allarme è Chiara Campione, direttrice di Greenpeace Italia, che punta il dito sulle mappe aggiornate di Copernicus: «Le ondate di calore che stiamo registrando mostrano scarti termici fino a +5°C rispetto alla norma. È un segnale che non possiamo più ignorare».

Clima: Mediterraneo più caldo di 4,5°C entro il 2100

 Il quadro che emerge è inquietante: mentre le evidenze scientifiche si fanno sempre più gravi, solo lo 0,23% del Mediterraneo gode oggi di una reale protezione. Una cifra paradossale per un bacino così fragile, dove intere aree sono soffocate dall’inquinamento – con la plastica a fare da protagonista – e aggredite da una tropicalizzazione in corso che ne altera radicalmente l’identità.

A confermare la tendenza è anche la Fondazione Marevivo, secondo cui entro il 2100 la temperatura superficiale dell’acqua potrebbe aumentare tra i 3,5 e i 4,5°C. Tra i luoghi più colpiti da questo surriscaldamento anomalo, spiccano le acque cristalline della Sardegna. L’isola, celebre per la sua biodiversità marina, ha subito un vero e proprio shock termico, come evidenzia il report Mare Caldo 2024 di Greenpeace Italia, che da cinque anni monitora gli effetti dei mutamenti climatici nel Mediterraneo. Emblematico è lo sbiancamento del corallo Cladocora caespitosa, una specie endemica del nostro mare che sta mostrando livelli di sofferenza allarmanti. Sull’isola dell’Asinara si è registrato un record nazionale: ben 14 ondate di calore in un solo anno.

A Capo Carbonara, uno dei tre siti sardi di monitoraggio insieme a Tavolara e all’Asinara, la temperatura dell’acqua ha superato la media di +1,49°C. Eppure, anche le aree marine protette, pensate per tutelare ecosistemi delicatissimi, non sono immuni. Le tre stazioni di osservazione in Sardegna fanno parte di una rete di dodici punti dislocati lungo le coste italiane. Nonostante lo status di tutela, anche questi scrigni di biodiversità mostrano segnali inequivocabili di stress. Una realtà che colpisce ancora di più se si considera che il Mediterraneo ospita circa l’8% delle specie marine mondiali, una ricchezza pari a dieci volte la media globale per densità di biodiversità.

Alla vigilia della Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo, che si celebra l’8 luglio, Greenpeace lancia una nuova iniziativa: “Il Mare in Tasca”, una guida pratica pensata per informare e sensibilizzare i cittadini, offrendo strumenti concreti per conoscere e difendere il nostro prezioso “Mare Nostrum”. Ma il surriscaldamento non riguarda solo la biodiversità.

Ha già effetti concreti sul livello dei mari. Secondo i dati satellitari raccolti nel 2024 da un team guidato dalla NASA, l’aumento globale del livello delle acque ha superato ogni previsione: +0,59 cm rispetto agli 0,43 cm attesi. Il motivo principale? L’espansione termica dell’acqua – favorita dalle temperature record – unita allo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai. «L’aumento che abbiamo osservato è stato superiore a quanto previsto», ha dichiarato Josh Willis del Jet Propulsion Laboratory della NASA. «Ogni anno è diverso, ma ciò che è chiaro è che l’oceano continua a salire, e lo fa a un ritmo sempre più rapido». Particolarmente significativo è il cambio di tendenza nelle cause: se in passato due terzi dell’innalzamento erano dovuti allo scioglimento dei ghiacci, oggi il rapporto si è invertito, con l’espansione termica responsabile di circa il 66% dell’aumento osservato.

«Con il 2024 che è stato l’anno più caldo mai registrato, anche gli oceani si sono adeguati, toccando i livelli più alti degli ultimi trent’anni», ha aggiunto Nadya Vinogradova Shiffer, responsabile per l’oceanografia fisica alla sede centrale NASA di Washington.

Dal 1993, anno in cui è iniziato il monitoraggio satellitare, il livello del mare è cresciuto complessivamente di 10 centimetri e il tasso di crescita annuo si è più che raddoppiato. Il 2024 ha inoltre segnato un altro triste primato: è stato l’anno più caldo mai registrato, sia a livello globale sia europeo. Le conseguenze si stanno già manifestando: in Europa, le inondazioni più diffuse dell’ultimo decennio hanno colpito circa 413.000 persone, provocando almeno 335 vittime.

Lo attesta il recente rapporto sullo stato del clima in Europa, pubblicato da Copernicus e dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, che documenta come gli ultimi dieci anni siano stati i più caldi di sempre. Anche la temperatura media annua della superficie del mare, sugli oceani non polari, ha raggiunto valori mai visti prima. Nel frattempo, le concentrazioni atmosferiche dei gas serra – CO₂ e metano in particolare – continuano a salire, alimentando il circolo vizioso del riscaldamento globale. Il 2024 è stato il primo anno in cui la temperatura media globale ha superato di 1,5°C i livelli preindustriali. Un traguardo simbolico, ma drammaticamente concreto.

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