In Italia oltre un minore su quattro vive in condizioni di povertà o esclusione sociale, una realtà che evidenzia profonde disuguaglianze territoriali e sociali. È quanto emerge dal focus Istat 2024 sulle condizioni di vita dei minori di 16 anni, che fotografa una situazione complessa ma con alcuni segnali di miglioramento.
Quasi un minore su tre a rischio povertà in Italia, dati preoccupanti nel Mezzogiorno
Secondo i dati, nel 2024 il 26,7% dei bambini e ragazzi sotto i 16 anni si trova a rischio di povertà o esclusione sociale, con un picco drammatico nel Mezzogiorno dove la quota sale al 43,6%. Al contrario, nel Nord Italia la percentuale si ferma al 14,3%, evidenziando un netto divario che continua a penalizzare il Sud.
L’indagine mette in luce come la struttura familiare incida fortemente sul rischio di povertà: oltre la metà dei minori che vivono in famiglie monogenitore con due o più figli è esposta al rischio (53,3%), un dato in netto aumento rispetto al 2021. Anche il livello di istruzione dei genitori si conferma decisivo: più della metà dei minori con genitori che hanno solo la licenza media inferiore è a rischio povertà o esclusione sociale (51,8%), mentre la percentuale scende al 10,3% per chi ha almeno un genitore laureato.
Il focus evidenzia inoltre un miglioramento rispetto al 2021: la quota complessiva dei minori a rischio è diminuita di 3 punti percentuali, grazie soprattutto al miglioramento della situazione lavorativa e alla diminuzione della bassa intensità lavorativa nelle famiglie. Tuttavia, la condizione di deprivazione materiale e sociale rimane un tema critico: l’11,7% dei minori italiani è in una situazione di deprivazione, un dato leggermente inferiore alla media europea (13,6%). In questa categoria rientrano bambini che non possono permettersi abiti nuovi, attività ricreative, o una vacanza lontano da casa.
Preoccupante anche il dato sull’insicurezza alimentare: quasi il 5% dei minori vive in famiglie che non riescono a garantire un pasto proteico al giorno o a comprare il cibo necessario. La situazione è particolarmente grave nel Mezzogiorno, dove la quota raggiunge l’8,9%.
Un altro elemento allarmante è il legame tra la povertà minorile e la povertà futura: i bambini che crescono in famiglie con difficoltà economiche hanno un rischio doppio di vivere in povertà da adulti rispetto ai coetanei provenienti da famiglie benestanti. Questo fenomeno di trasmissione intergenerazionale dello svantaggio è particolarmente marcato in Italia, dove il divario raggiunge quasi 20 punti percentuali.
Il rapporto Istat sottolinea come l’accesso ai servizi educativi per l’infanzia, come asili nido e scuole dell’infanzia, sia un fattore cruciale per ridurre le disuguaglianze. Nonostante un lieve miglioramento, nel 2024 il 57,8% dei bambini tra 0 e 2 anni non frequenta servizi educativi, con punte negative nel Mezzogiorno.