Cultura

Morta Susan Brownmiller, un suo libro svelò che lo stupro è solo violenza, non lussuria

Redazione
 
Morta Susan Brownmiller, un suo libro svelò che lo stupro è solo violenza, non lussuria

A metà degli anni '70, il suo ''Contro la nostra volontà'', che parlava dello stupro, aprì gli occhi al mondo su un atto al quale, sino ad allora, si guardava per quel che era e non invece anche per quello che lo generava.
Susan Brownmiller, morta a a 90 anni, in un ospedale di New York, dopo una lunga malattia, ha rappresentato una delle figure più rappresentative del dibattito che, in quegli anni, si sviluppo dentro l'universo femminile ed al quale collaborarono, tra le altre, Gloria Steinem, Betty Friedan e Kate Millett.

Morta Susan Brownmiller, un suo libro svelò che lo stupro è solo violenza, non lussuria

Gli scritti di Brownmille hanno dato il via a un dibattito nazionale sullo stupro negli anni '70, spingendo le vittime a raccontare le loro storie e le donne a organizzare centri di crisi per le vittime di violenza sessuale.
Mentre le attiviste dell'inizio del XX secolo si concentravano sul diritto di voto, la seconda ondata del femminismo trasformò i dibattiti su sesso, diritti riproduttivi legati al matrimonio, molestie sul posto di lavoro e violenza domestica. Brownmiller aprì la discussione sullo stupro.

"Contro la nostra volontà: uomini, donne e stupro", pubblicato nel 1975 e ampiamente letto e insegnato per decenni, documentava le radici, la diffusione e la politica dello stupro – in guerra e in prigione, contro bambini e coniugi -. Condannò la glorificazione dello stupro nella cultura popolare, sostenendo che fosse un atto di violenza, non di lussuria, e lo ricondusse alle fondamenta stesse della storia umana.

"La capacità strutturale dell'uomo di stuprare e la corrispondente vulnerabilità strutturale della donna sono fondamentali per la fisiologia di entrambi i sessi, tanto quanto l'atto sessuale stesso", ha scritto.
Nel suo memoir del 1999 "In Our Time", Brownmiller paragonò la scrittura di "Contro la nostra volontà" a "scagliare una freccia nel centro di un bersaglio al rallentatore". Brownmiller iniziò a scrivere il libro all'inizio degli anni '70 dopo aver ascoltato storie di amici che la facevano gridare "di sgomento". Fu scelto come libro principale del Book-of-the-Month Club e ritenuto abbastanza degno di nota da convincere Brownmiller a essere intervistata da Barbara Walters al programma TODAY. Nel 1976, la rivista Time mise la sua foto in copertina, insieme a Billie Jean King, Betty Ford e altre nove donne, come "Donne dell'anno".

Il libro di Brownmiller ha ispirato le sopravvissute a raccontare le loro storie, le donne a organizzare centri di crisi per le vittime di stupro e ha contribuito all'approvazione di leggi contro lo stupro coniugale. Fu anche accolto con paura, confusione e rabbia. Brownmiller ricordava di aver sentito un giornalista urlarle: "Non hai il diritto di turbarmi la mente in questo modo!".

Brownmiller fu anche criticata per aver scritto che lo stupro era un'affermazione di potere che aiutava tutti gli uomini e fu duramente criticata per un capitolo intitolato "Una questione di razza", in cui rivisitava l'omicidio del 1955 in Mississippi dell'adolescente nero Emmett Till . Brownmiller condannò la sua orribile morte per mano di una folla bianca, ma incolpò anche Till per il presunto incidente che portò alla sua morte: avere fischiato all'indirizzo di una donna sposata.

Il capitolo rifletteva le tensioni in corso tra femministe e leader per i diritti civili, con Angela Davis che scrisse che le opinioni di Brownmiller erano "pervase di idee razziste".
Tra gli altri libri di Brownmiller figurano "Femininity", "Seeing Vietnam" e il romanzo "Waverly Place", basato sul processo ampiamente pubblicizzato dell'avvocato Joel Steinberg, condannato nel 1987 per omicidio colposo per la morte della figlia di sei anni, Lisa. Negli ultimi anni, Brownmiller ha insegnato alla Pace University.

Entrò a far parte del Congresso per l'Uguaglianza Razziale nel 1960 e quattro anni dopo fu tra i volontari della "Freedom Summer" che si recarono in Mississippi per aiutare a registrare i neri al voto. Negli anni '60, scrisse anche per il Village Voice e per la televisione ABC e fu ricercatrice al Newsweek.

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