Economia

Over 50, oltre 5 milioni senza pensione né lavoro: Italia fanalino di coda in Europa

Redazione
 
Over 50, oltre 5 milioni senza pensione né lavoro: Italia fanalino di coda in Europa

In Italia, la partecipazione degli over 50 al mercato del lavoro e la copertura previdenziale continuano a presentare criticità di lungo corso, accentuate da disuguaglianze territoriali, di genere e per livello d’istruzione.
È quanto emerge dal Focus ''Pensione e partecipazione al mercato del lavoro'' dell’Istat, realizzato nel 2023 nell’ambito della Rilevazione sulle Forze di Lavoro e armonizzato a livello europeo.

Over 50, oltre 5 milioni senza pensione né lavoro: Italia fanalino di coda in Europa per inclusione previdenziale

Secondo i dati diffusi, il 32,1% della popolazione italiana tra 50 e 74 anni – pari a circa 6,6 milioni di individui – percepisce una pensione con funzione di vecchiaia, una delle percentuali più basse d’Europa. Peggio solo Spagna (24,3%), Danimarca (25,5%) e Grecia (31,7%), a fronte di una media UE-27 del 40,5%. In parallelo, il 43,4% è ancora occupato, mentre un preoccupante 24,4% – circa 5 milioni di persone – non lavora né gode di un reddito pensionistico. Quest’ultima quota è di oltre otto punti superiore alla media europea (16,3%), configurando un potenziale bacino di vulnerabilità economica in età avanzata.

Nel 2023, solo il 2% degli individui tra 50 e 74 anni è risultato contemporaneamente occupato e titolare di un trattamento pensionistico, contro una media europea del 4,1%. Si tratta di circa 418mila persone, con un’età media di 66,5 anni. Di questi, oltre il 79% lavora in proprio o come autonomo – spesso nel settore agricolo o commerciale – e più di un terzo ha un contratto part-time. Solo il 20,5% è un lavoratore dipendente. La percentuale di pensionati che ha svolto attività lavorativa dopo il pensionamento si attesta al 10,8%, valore inferiore rispetto al benchmark europeo (13%).

Il lavoro post-pensione è più diffuso tra gli uomini (14,8%) che tra le donne (6%), e cresce al crescere del livello d’istruzione: tra i laureati raggiunge il 16,7%, contro il 7,2% tra i meno istruiti. Le disuguaglianze di genere sono marcate. Il 56,2% delle donne tra i 65 e i 74 anni riceve una pensione da lavoro, a fronte dell’85% degli uomini. In parallelo, il 26,8% non lavora e non percepisce alcuna pensione, contro il 5,7% degli uomini. Questo divario riflette carriere femminili più discontinue, tassi di occupazione più bassi e un’elevata incidenza di donne che non hanno mai svolto attività lavorativa (42% su scala nazionale, 47% nel Mezzogiorno, 55% tra chi ha al massimo la licenza elementare). Marcate anche le differenze territoriali.

Nel Mezzogiorno, il 23,8% delle persone tra 65 e 74 anni è privo sia di occupazione sia di pensione, rispetto al 12-14% nelle regioni centro-settentrionali. La quota di pensionati da lavoro nella stessa fascia d’età è pari al 57,6%, a fronte di valori superiori al 77% nel Nord. Più del 30% delle donne nel Sud risulta priva di qualsiasi fonte di reddito da lavoro o pensione, confermando la persistenza di criticità strutturali nell’accesso alla previdenza.

L’età media alla decorrenza della pensione da lavoro è pari a 60,9 anni, in linea con la media europea. Tuttavia, la distribuzione presenta due picchi significativi: a 60 anni, dovuto alla pre-riforma Fornero e alle uscite anticipate, e a 67 anni, soglia legale per il pensionamento ordinario. Tra le donne, il picco a 60 anni è ancora più marcato (13,7%), mentre i laureati posticipano mediamente l’uscita a 63,1 anni.

Tra gli individui con titolo di studio universitario, appena il 4,8% tra 65 e 74 anni si trova in condizione di inattività priva di pensione, contro il 25% tra i meno istruiti. La quota di laureati che continua a lavorare dopo la pensione è quasi doppia rispetto alla media generale (8,6% contro 4,2%), segno di una maggiore permanenza attiva nel mercato del lavoro da parte delle fasce più qualificate. Tra i cittadini stranieri, il 59,7% degli over 65 non percepisce alcun trattamento pensionistico, contro il 21,4% degli italiani. In particolare, nella fascia 65-74 anni, il 27% degli stranieri lavora senza ricevere una pensione e il 32,6% non lavora né è pensionato.

’incidenza della vulnerabilità economica è dunque doppia rispetto ai coetanei italiani, anche per effetto di carriere contributive spesso discontinue e frammentate. Tra i pensionati che continuano a lavorare, la motivazione principale è il desiderio di restare attivi e produttivi (51,7%), una percentuale significativamente superiore alla media europea (36,3%). Le ragioni economiche sono addotte nel 29,7% dei casi, con incidenza maggiore tra stranieri e beneficiari di pensioni non da lavoro.

  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • villa mafalda 300x600
Rimani sempre aggiornato sulle notizie di tuo interesse iscrivendoti alla nostra Newsletter
Notizie dello stesso argomento
Mediobanca presenta conti in crescita e prosegue su Banca Generali, stroncando l'offerta Mps
09/05/2025
Redazione
Mediobanca presenta conti in crescita e prosegue su Banca Generali, stroncando l'offerta M...
Garbe posa il primo pilastro del parco logistico in costruzione a Tortona
09/05/2025
Redazione
Garbe posa il primo pilastro del parco logistico in costruzione a Tortona
Competitività bancaria europea in affanno: tra regole, frammentazione e sfide digitali
09/05/2025
Redazione
Competitività bancaria europea in affanno: tra regole, frammentazione e sfide digitali
Confindustria-Intesa: 50 miliardi per le imprese lombarde
09/05/2025
Redazione
Confindustria-Intesa: 50 miliardi per le imprese lombarde