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Papa Francesco: perché il governo ha chiesto sobrietà per le manifestazioni del 25 aprile e fermato il calcio?

di Demetrio Rodinò
 
Papa Francesco: perché il governo ha chiesto sobrietà per le manifestazioni del 25 aprile e fermato il calcio?

Cosa significa tenere un comportamento sobrio? E' un interrogativo che ci sta divorando dopo avere sentito che un ministro della Repubblica (sì, capito, quella fondata sulla ribellione al fascismo, anche se questo sembra essere un argomento che molti cercano di rimuovere dalla memoria del Paese) ha detto che, bontà sua, le manifestazioni del 25 aprile sono ''consentite'', ma auspicando che, ''tenuto conto del contesto'', esse si svolgano ''con la sobrietà che la circostanza impone''.

Papa Francesco: perché il governo ha chiesto sobrietà per il 25 aprile?

Il ministro in questione è quello della Protezione civile, Nello Musumeci, che ha fatto questo auspicio uscendo da Palazzo Chigi, dopo la seduta del CdM in cui sono state adottate le misure per fare sì che la macchina organizzativa risponda al meglio agli eventi legati ai funerali di papa Francesco e all'afflusso di fedeli, sia nel giorno delle esequie che fino a venerdì, che vorranno rendere omaggio alla salma.

Eppure, in questo clima di partecipazione e cordoglio, si è pensato a chiedere sobrietà per manifestazioni che, al di là di qualche evento musicale organizzato per l'occasione, sono sempre state caratterizzate da compostezza, o almeno si è tentato di farlo.

Ma, se Musumeci ha voluto richiamare tutti alla sollennità del momento, è evidentemente che qualcuno pensa che, per il 25 aprile, insieme alla celebrazione del giorno in cui, storicamente, il Paese si scrollò di dosso il peso di un regime dittaroriale per abbracciare la democrazia, si stessero organizzando trenini, come quelli delle feste e delle trombette e dei coriandoli, giochi in piazza - come la gara di sputi di semi di anguria o il lancio di una forma di formaggio (che peraltro ha regole e regolamenti) -, tiro alla fune o la sagra della salamella.

Siamo sicuri che non era intenzione di Musumeci di volere rendere meno partecipate le manifestazioni per la Festa della Liberazione, ma se magari avesse usato parole diverse per un argomento di per sé delicato non sarebbe stato male. Non vogliamo certo fare della dietrologia, ma Musumeci è quello che è stato contestato per il modo con cui ha ricostruito i drammatici giorni in cui la Sicilia fu teatro della seconda guerra mondiale, senza che, a detta dei critici, abbia avuto parole realmente di condanna per i nazisti.

Ma questo è un discorso che non porta da nessuna parte perché ciascuno, davanti alla Storia, può giudicare e, quindi, scriverne una sua sulla base delle sue ricerche e delle sue convinzioni anche ideologiche.
Resta però il senso di sconcerto nell'accomunare, per come ha fatto Musumeci (pur se rispondendo alle domande a raffica dei giornalisti su molti argomenti) il 25 aprile alle partite di calcio, sospese per il lutto nazionale, come se i due argomenti, ciascuno importante per fatti suoi, potessero essere accostati o messi nella stessa casella.

Che poi anche sospendere il campionato di serie A fino a sabato sia una scelta comprensibile non è che sia scontato, dando quasi l'impressione che si sia voluta imporre al Paese una partecipazione, piuttosto, come forse invece più ragionevole, lasciare a ciascuno il modo di scegliere se e come volere ricordare papa Francesco.
Che peraltro, da buon argentino, era un amante del calcio e forse mai avrebbe pensato di essere lui la causa involontaria di uno stop al pallone.

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