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Papa Francesco: l'addio del mondo corre sul web

Barbara Leone
 
Papa Francesco: l'addio del mondo corre sul web

Nessun altro Pontefice prima di lui aveva parlato al mondo con la leggerezza di un tweet o la forza di uno scatto su Instagram. Nessun altro aveva scelto di portare il messaggio evangelico nei luoghi virtuali dove si incontrano le generazioni di oggi.

Papa Francesco: l'addio del mondo corre sul web

Papa Francesco è stato il primo Papa davvero “social” e la sua morte, com’era prevedibile, ha innescato un’onda emotiva senza precedenti sul web. Un lutto globale che ha viaggiato alla velocità dei bit, incrociando cuori, schermi e lingue diverse, ma unite da un unico sentimento: la gratitudine per un uomo che ha saputo parlare al mondo con semplicità e verità. Appena diffusa la notizia della sua scomparsa, la rete si è letteralmente infiammata.

Secondo i dati diffusi dalla società Arcadia, nelle ore successive all’annuncio si sono registrate oltre 27 milioni di interazioni tra commenti, reazioni e condivisioni. Un numero impressionante che testimonia quanto profonda fosse la connessione tra Bergoglio e i fedeli digitali.

L’ondata è partita soprattutto da Europa e Americhe, ma ha toccato ogni continente. Le ricerche su Google sono decollate, assumendo forme diverse in base alla lingua e al Paese: in Argentina, Italia, Brasile e Colombia si cercava “Papa”, mentre in Australia, Regno Unito, Stati Uniti e Indonesia dominava la parola ''Pope''.

Alle 12 di ieri, erano già quasi 8 milioni le reazioni raccolte solo su Instagram e Facebook, con due emoji a fare da simbolo collettivo del lutto: le mani giunte e la faccina in lacrime. Tra gli hashtag più utilizzati si distinguono due nomi che hanno già fatto la storia: #PopeFrancis e #PapaFrancesco. E mentre milioni di utenti postavano messaggi di cordoglio, riflessioni spirituali o semplici immagini, gli account ufficiali del Papa registravano un’impennata di nuovi seguaci. Su Instagram, il profilo @franciscus ha visto salire i follower di oltre 120 mila unità, mentre su X – l’ex Twitter – i sei account ufficiali hanno guadagnato complessivamente quasi 140 mila nuovi follower, nonostante la modifica temporanea del nome in “Sede Apostolica Vacante”, decisa nel primo pomeriggio.

Alla fine della giornata, il totale delle interazioni complessive – incluse tutte le piattaforme e le conversazioni in rete – aveva superato quota 54 milioni. Un numero che, da solo, racconta l’enorme impatto emotivo della notizia. La morte del Papa non ha solo svuotato un appartamento in Vaticano: ha riempito la rete di ricordi, video, preghiere, foto, pensieri condivisi.

La mappa delle ricerche online traccia anche una sorta di geografia affettiva: da un lato l’America Latina, con l’Argentina capofila per numero di interazioni – terra natia di Bergoglio e primo palcoscenico della sua vocazione – seguita da Brasile, Paraguay, Messico e Colombia; dall’altro l’Europa, dove spiccano Italia, Spagna, Francia e Portogallo. Ma anche Paesi come Canada, Nigeria, Australia e Indonesia hanno mostrato un’intensa partecipazione digitale.

Accanto al cordoglio planetario, alle preghiere digitali e alla commozione che ha invaso i social, non è mancata la manifestazione di un aspetto più controverso e, per certi versi, dissonante: quello del cinismo algoritmico che trasforma tutto – anche il lutto per la morte di un Pontefice – in occasione per scommettere. E così nel giro di poche ore sono comparsi sul web i primi portali di betting che hanno iniziato ad azzardare quote sui possibili successori di Papa Francesco, come se si trattasse dell’ennesimo reality da commentare a colpi di like o una partita da giocare a tavolino.

È il lato ludico, ma anche freddamente speculativo, della rete: un fenomeno che non stupisce più, ma che lascia sempre un senso di smarrimento quando si sovrappone a temi così sacri. Secondo alcune agenzie di scommesse internazionali, al momento il favorito sarebbe il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, già volto noto della Curia romana e oggi pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, quotato 2,25.

Alle sue spalle, con una quota 2,65, figura il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, nome autorevole e già al centro delle dinamiche diplomatiche della Santa Sede. Ma la corsa è solo agli inizi, e la lista dei papabili si allunga di ora in ora, seguita da un fiume di commenti, ipotesi e retroscena. In parallelo, nei forum, nei gruppi Facebook e nei thread su X, si rincorrono i pronostici, le speranze, i desideri, spesso conditi da richieste di discontinuità. In molti auspicano, per esempio, l’elezione del primo Papa nero della storia, una figura simbolicamente potentissima per dare nuovo slancio alla Chiesa universale e rappresentare in modo più autentico il volto multiculturale del cattolicesimo contemporaneo, sempre più radicato nel Sud globale.

Tra i nomi ricorrenti, quello del cardinale ghanese Peter Turkson, già presidente del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il cui profilo internazionale e il forte impegno sui temi della giustizia sociale lo rendono una figura carismatica e riconoscibile. Una sorta di ''fantaconclave'', insomma, che se da una parte visti i tempi non stupisce, dall’altra solleva interrogativi profondi sul confine tra partecipazione popolare e spettacolarizzazione dell’evento. E del resto la Chiesa anche su questo fronte si trova dinnanzi ad una sfida cruciale: custodire il proprio tempo sacro nel vortice del tempo reale. E forse anche questo sarà uno dei lasciti più delicati di Papa Francesco, il primo a intuire che il Vangelo doveva entrare nei social, ma anche il primo a subire, da morto, il riflesso della loro ambiguità.

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