Politica

La politica estera getta ombre sul futuro del governo?

Redazione
 
La politica estera getta ombre sul futuro del governo?

L'attivismo in politica estera che, sino a poco tempo fa, aveva caratterizzato gran parte del percorso del governo sembra essere stato accantonato, mancando l'Italia di essere presente nei momenti in cui altri partner europei sembrano invece muoversi e velocemente.

La politica estera getta ombre sul futuro del governo?

Non è una semplice impressione perché la decisione di Giorgia Meloni di non essere fisicamente presente al vertice nel quale Francia, Germania e Regno Unito sembrano essersi riproposti come motore dell'iniziativa politica europea per raggiungere la pace in Ucraina potrebbe essere stato un errore.

Non tanto politico, quanto di valutazione, quasi che non andare al vertice abbia voluto segnare una distanza dagli altri e, quindi, una diversificazione non nella finalità - arrivare alla pace - , quanto nei modi, nell'approccio, nella definizione delle alleanze reali e non di quelle formali.

Certo è che l'assenza di Giorgia Meloni accanto a Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer, oltre a essere molto più che evidente, sembra avere segnato una apparente sconfitta della nostra politica estera, messasi, per sua scelta, ai confini dei momenti in cui si assumono le decisioni.

Determinazioni importanti, come appunto quella di disertare il vertice di Kiev, ''limitandosi'' ad un collegamento in video, sono tali perché a prenderle è il capo dell'esecutivo che, in materia di politica estera, deve comunque confrontarsi il capo della nostra diplomazia.

E, da quel che riferiscono i soliti ''spifferi'', fatti uscire ad arte, pare proprio che Antonio Tajani non abbia gradito - puro eufemismo - la scelta di non esserci, quando invece una nostra presenza avrebbe confermato l'adesione convinta al fronte ''anti-Mosca'', che certo rimane, ma che l'assenza al vertice ha, per così dire, leggermente annacquato.

Niente di ufficiale, questo è scontato, perché non è certo il momento di sottolineare diversità di vedute sui tanti delicati dossier sul tavolo del governo, ma potremmo trovarci davanti ad un ulteriore segnale di come le cose, dentro l'esecutivo, non siano per come vengono presentate, che il clima idilliaco sia solo a favore di telecamere e non nelle segrete stanze, quando risuona l' ''extra omnes'' e le cose si dicono in faccia.
Certo è che, se in effetti le perplessità di Tajani sono sul pericolo che l'Italia si collochi, da sola, alla periferia dell'Europa, risentendo magari dell'influenza dei rapporti con gli Stati Uniti, di questo se ne dovrà parlare prima possibile perché il rischio vero è che gli altri partner europei colgano l'occasione per condannare all'irrilevanza l'Italia e la sua politica estera.

Che poi questa situazione possa determinare clamorose sortite di Forza Italia sembra una semplice ipotesi di studio, perché Antonio Tajani sa benissimo che, oggi, qualsiasi mossa rischia di essere azzardata, anche se le tensioni con la terza gamba della coalizione - la Lega - restano abbastanza evidenti.
Come sembra trasparire dalle parole di Tajiani che, in occasione di un convegno, ha detto che Forza Italia è dentro la Ue e intende restarci. ''Noi vogliamo gli Stati Uniti d’Europa. Chi fa scelte contro la Ue crea un danno ai cittadini''.

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