Medio Oriente in primo piano con la notizia, riportata su tutti i media internazionali, di Israele che si prepara a una massiccia offensiva per prendere e occupare Gaza City, definita dal premier Benjamin Netanyahu “una delle ultime roccaforti di Hamas”. Secondo CNN, per portare a termine l’operazione l’esercito richiamerà 60.000 riservisti e prorogherà il servizio per altri 20.000.
World Media Headlines: Israele prepara l’offensiva su Gaza City mobilitando 80mila soldati
Le forze armate israeliane sono già alle porte della città: lo ha confermato il portavoce delle IDF, il generale Effie Defrin, che ha parlato di “primo passo” di una più ampia operazione militare. Le immagini che arrivano da Gaza raccontano di colonne di civili in fuga. La BBC segnala che un gran numero di palestinesi sta lasciando le proprie case dopo giorni di bombardamenti e fuoco di artiglieria, mentre le truppe israeliane consolidano posizioni nei quartieri di Zeitoun e Jabalia. La decisione, approvata dal ministro della Difesa Israel Katz e ora in attesa del via libera dal gabinetto di sicurezza, prevede evacuazioni di massa verso il sud della Striscia. La comunità internazionale osserva con crescente allarme.
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha rinnovato l’appello a un cessate il fuoco immediato “per evitare morte e distruzione”, mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha avvertito che l’operazione “può solo portare a un disastro per entrambi i popoli” e rischia di far precipitare l’intera regione in un ciclo di guerra permanente. Anche il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha denunciato che ulteriori spostamenti e combattimenti potrebbero rendere “catastrofica” la situazione umanitaria per i 2,1 milioni di abitanti di Gaza. Israele, tuttavia, non sembra intenzionato a rallentare.
Netanyahu ha inviato lettere dai toni durissimi a Parigi e Canberra, accusando Francia e Australia di alimentare l’antisemitismo con la decisione di riconoscere lo Stato palestinese. In una delle missive, ottenuta da CNN, il premier ha scritto a Macron che “il vostro appello getta benzina sul fuoco antisemita”. Da parte sua, Hamas ha accusato Netanyahu di condurre una “guerra brutale contro civili innocenti” e di ignorare le nuove proposte di tregua avanzate dai mediatori regionali. Israele, al momento, non ha dato alcuna risposta formale. Il quotidiano israeliano Haaretz ricorda che, oltre al costo umano, l’operazione avrà un prezzo economico altissimo: Israele si troverà a sostenere finanziariamente oltre due milioni di abitanti della Striscia.
L’ambasciatore statunitense in Israele ha intanto dichiarato che il riconoscimento europeo dello Stato palestinese ha già danneggiato i colloqui sugli ostaggi, mentre a Tel Aviv centinaia di manifestanti chiedono sotto casa del ministro della Difesa la fine della guerra e la liberazione dei prigionieri. Guterres ha inoltre condannato i nuovi progetti di insediamenti in Cisgiordania, ricordando che “tutte le costruzioni violano il diritto internazionale”.
Sul fronte della guerra in Ucraina, cresce la tensione a livello diplomatico. Secondo il Guardian, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato che Mosca dovrà necessariamente prendere parte a qualsiasi colloquio internazionale sulla sicurezza di Kiev, definendo gli sforzi europei un “goffo tentativo di influenzare Trump”.
“Discutere di garanzie di sicurezza senza la Russia non porta da nessuna parte”, ha affermato durante una visita in Giordania. Lavrov ha rilanciato la proposta di includere la Cina come garante della sicurezza ucraina, un’idea già avanzata nel 2022 e che suscita molte perplessità a Kiev. Il Cremlino continua intanto a temporeggiare sull’ipotesi di un incontro diretto tra Putin e Zelensky, nonostante Trump abbia dichiarato di aver “avviato i preparativi” per un vertice storico.
Per Putin, l’eventualità è spinosa: accettare significherebbe riconoscere Zelensky come interlocutore legittimo, rifiutare rischierebbe di creare tensioni con Washington. Lavrov ha parlato di un’eventuale organizzazione “con la massima cura”, ma Mosca evita di chiudere del tutto la porta. Il gioco resta sospeso: un possibile incontro resta evocato, ma nessun segnale concreto lascia intendere che sia davvero all’orizzonte.
Negli Stati Uniti, intanto, la CBS evidenzia che la Camera dei rappresentanti del Texas ha approvato il disegno di legge numero 4, un piano repubblicano di ridisegno dei distretti elettorali che potrebbe assicurare fino a cinque nuovi seggi al GOP. La proposta è passata con 88 voti a favore e 52 contrari, dopo che i democratici hanno visto respinti tutti i loro emendamenti. Esultante il commento di Trump su Truth Social: “Grande vittoria per il Texas! Siamo sulla buona strada per ottenere altri cinque seggi e salvare i vostri diritti, le vostre libertà e il vostro Paese”. Il provvedimento passa ora al Senato statale, che potrebbe approvarlo già entro la settimana.
Sul fronte economico, i mercati si muovono in un clima di cautela. Secondo Bloomberg, le azioni indiane risultano oggi le più sottoponderate nei portafogli degli investitori dei mercati emergenti, mentre l’economia norvegese ha registrato una crescita superiore alle attese, allontanando lo scenario di un taglio dei tassi. Nel Regno Unito, il deficit si è ridotto grazie al livello di prestiti pubblici più basso degli ultimi tre anni, mentre il Kenya prepara un piano per rifinanziare i propri eurobond e rinegoziare i prestiti bancari.
Sempre Bloomberg segnala che India e Russia puntano a portare i loro scambi commerciali a quota 100 miliardi di dollari, un traguardo che si inserisce in rapporti sempre più tesi con gli Stati Uniti. Gli occhi degli investitori, intanto, sono puntati su Jackson Hole. Come riferisce Reuters, il simposio si apre sotto l’ombra di Trump, con il dollaro in oscillazione, le borse asiatiche in chiusura contrastata e il petrolio che continua a guadagnare spinto da una domanda robusta. E mentre i mercati si interrogano sul futuro delle politiche monetarie, le rivelazioni finanziarie indicano che l’ex presidente ha acquistato oltre 100 milioni di dollari in obbligazioni dal suo insediamento, un dato che conferma la sua capacità di incidere non solo sulla politica, ma anche sugli equilibri economici globali.