Unioncamere ha presentato dati elaborati dal Centro Studi Tagliacarne, parte del progetto Urban Pulse 15, nel corso dell’Audizione sulla Proposta di legge “Istituzione e disciplina delle zone del commercio nei centri storici” presso la decima Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei Deputati.
Unioncamere: per quasi 10 milioni di italiani nei centri storici, difficoltoso accedere ai beni essenziali
I risultati mostrano evidenziano una disuguaglianza territoriale nell’accesso ai beni essenziali, con implicazioni dirette per la popolazione anziana, le famiglie prive di automobile e le persone fragili: chiara la necessita di nuove proposte che si sposino non la legislazione attuale.
Il vice segretario generale di Unioncamere, Tiziana Pompei (in foto), ha quindi dichiarato: "Le Camere di commercio sono disponibili a supportare i Comuni nella definizione degli elenchi delle zone commerciali sottoposte ad autorizzazione nonché nella definizione delle procedure di rilascio dell’autorizzazione, anche in considerazione del ruolo attribuito alle Camere di commercio nella gestione dello sportello unico per le attività produttive (SUAP)”, suggerendo in seguito di "orientare i finanziamenti previsti a progetti condivisi pubblico-privato e di estendere la misura a tutti i comuni, anche quelli con popolazione superiore ai 5.000 abitanti, prevedendo che il fondo possa sostenere interventi anche per recuperare i locali sfitti".
Alla fine dello scorso anno, in Italia si contavano 5.523 comuni con al massimo 5.000 residenti, per un totale di oltre 9,6 milioni di abitanti, con accesso a servizi commerciali decisamente disomogeneo: la densità di unità locali del commercio al dettaglio nei piccoli comuni è di 9,24 ogni 1.000 abitanti, 12,8% in meno sulla media nazionale.
206 comuni (di cui 205 con meno di 1.000 abitanti) non presentano alcun esercizio di commercio al dettaglio, coinvolgendo circa 51.200 persone. In questi territori l’indice di vecchiaia – pari a 302,8 anziani (over 64) ogni 100 giovani (under 15) – è superiore del 46% rispetto alla media nazionale; 425 comuni risultano privi di esercizi alimentari, con un impatto su quasi 170mila abitanti, caratterizzati da un indice di vecchiaia pari a 276,0, più alto del 32,9% rispetto alla media nazionale; In 1.124 comuni è presente al massimo un’attività commerciale alimentare, coinvolgendo oltre 630mila residenti. L’indice di vecchiaia in questi comuni raggiunge il valore di 266,1, superiore del 28,1% rispetto alla media nazionale.