Il presidente Donald Trump torna a scuotere la scena internazionale e questa volta lo fa puntando il dito contro il Brasile. Secondo quanto riportato dalla CNN, l’inquilino della Casa Bianca ha inviato una lettera al presidente Luiz Inácio Lula da Silva minacciando di imporre una "tariffa paralizzante del 50%" su alcune esportazioni brasiliane a partire dal 1° agosto. Una mossa dura, motivata, secondo Trump, da quella che ha definito una vera e propria "caccia alle streghe" contro Jair Bolsonaro.
World Media Headlines: Trump minaccia il Brasile, tensioni globali in aumento
L’ex presidente di destra, attualmente sotto processo per un presunto tentativo di colpo di Stato, è visto da Trump come una vittima politica. Lula, com’era prevedibile, ha reagito con fermezza. In un post pubblicato su X, ha dichiarato: “Il Brasile è una nazione sovrana con istituzioni indipendenti e non accetterà alcuna forma di tutela”. Ha poi avvertito che qualsiasi azione unilaterale da parte degli Stati Uniti sarà esaminata “alla luce della legge brasiliana di reciprocità economica”. Nel frattempo, da Washington arrivano ulteriori dettagli sulla strategia commerciale americana.
Il Segretario al Tesoro, Scott Bessent, intervistato dalla CNN, ha spiegato che i Paesi che non riusciranno a negoziare nuovi accordi entro la scadenza del 1° agosto vedranno il ritorno delle tariffe ai livelli precedenti al 2 aprile.
La linea è chiara: nessuna flessibilità. Ma il fronte diplomatico resta rovente anche su altri scenari. Secondo quanto riferito da fonti del Dipartimento di Stato, il Segretario di Stato Marco Rubio si appresta a incontrare il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in Malesia, a margine del vertice ASEAN. Un incontro delicato, che arriva in un momento di nuove tensioni tra Washington e Mosca. Pochi giorni fa, Trump ha infatti criticato pubblicamente Vladimir Putin per la mancata apertura di un dialogo di pace con Kiev. E proprio l’Ucraina continua a essere al centro della cronaca.
La BBC riferisce che Kiev è stata nuovamente colpita da un massiccio attacco notturno con droni russi: almeno due morti, tredici feriti e diversi incendi nei quartieri centrali della capitale. I resti di uno dei droni si sono schiantati sul tetto di un edificio residenziale a Shevchenkivskyi, mentre sui social circolano filmati – ancora da verificare – che mostrano esplosioni nel cielo notturno. Intanto, l’esercito ucraino ha lanciato un nuovo allarme per un possibile attacco balistico imminente. Nel cuore dell’Europa occidentale, Parigi e Londra rafforzano la propria alleanza militare.
Come riporta Le Figaro, durante la visita ufficiale del presidente Emmanuel Macron nel Regno Unito, Francia e Gran Bretagna hanno siglato nuovi accordi per una cooperazione più stretta in ambito nucleare, convenzionale e industriale. Il primo ministro Keir Starmer ha parlato di “minacce in crescita, dai conflitti in Europa ai rischi nucleari e agli attacchi informatici quotidiani”, sottolineando come la nuova intesa porti la partnership bilaterale “a un livello superiore”. Macron, intervistato da Paris Match, ha ribadito la necessità di “proseguire un dibattito strategico”. Bloomberg aggiunge che i due Paesi hanno ordinato nuovi missili da crociera e intensificato la cooperazione sul nucleare, mentre sono in corso contatti tra Macron e il cancelliere tedesco Merz per risolvere le tensioni legate al programma dei jet da combattimento europei.
Intanto non si allenta neppure la tensione in Medio Oriente. Gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU sui diritti umani nei territori palestinesi. Il Segretario di Stato Rubio ha motivato la decisione accusandola di “illegittimi e vergognosi tentativi di promuovere azioni contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani” presso la Corte penale internazionale. Secondo The Guardian, questa mossa rappresenta l’ultimo atto di una strategia americana volta a colpire i critici dell’offensiva israeliana su Gaza. A febbraio, Trump aveva già firmato un ordine esecutivo contro la CPI, accusata di “azioni infondate contro l’America e il nostro alleato Israele”.
La Albanese ha apertamente parlato di “genocidio” a Gaza, accusa che Israele e gli Stati Uniti respingono con forza. Nel frattempo, la guerra in mare continua. Sei marinai sono stati salvati e almeno tre sono morti dopo che la nave cargo Eternity C, battente bandiera liberiana, è stata affondata nel Mar Rosso da un attacco condotto dagli Houthi yemeniti. L’imbarcazione, colpita da granate a propulsione missilistica, trasportava 25 persone. Il gruppo ribelle, sostenuto dall’Iran, ha rivendicato l’azione affermando che la nave era diretta in Israele, e ha riferito di aver messo in salvo alcuni membri dell’equipaggio. Tuttavia, sul versante diplomatico, si intravedono spiragli. Haaretz riferisce che Israele e Hamas potrebbero raggiungere un accordo entro due settimane per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi.
Un alto funzionario israeliano ha spiegato che, in caso di tregua di 60 giorni, il governo proporrà un accordo permanente che preveda anche il disarmo di Hamas. In caso di rifiuto, le operazioni riprenderebbero. Fonti dell’intelligence israeliana, secondo la stessa testata, avrebbero anche individuato uranio arricchito in tre siti iraniani prima degli attacchi a Fordo, Natanz e Isfahan. Nel frattempo, il conflitto continua. Al Jazeera conferma che Hamas ha accettato di rilasciare dieci ostaggi israeliani, ma avverte che i negoziati restano complessi a causa dell’“intransigenza” israeliana. I punti critici – spiegano da Gaza – sono il flusso degli aiuti umanitari, il ritiro delle truppe israeliane e la garanzia di una tregua duratura.
“Abbiamo mostrato flessibilità”, ha dichiarato Taher al-Nunu, portavoce di Hamas, “per proteggere il nostro popolo, fermare il crimine di genocidio e garantire un afflusso dignitoso e libero di aiuti fino alla fine della guerra”. A Washington, il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha accolto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu al Pentagono, celebrando “il successo storico dell’Operazione Midnight Hammer” e la solidità del legame tra Stati Uniti e Israele. Hegseth ha lodato l’esercito americano per “l’operazione perfetta che ha posto fine alla guerra dei 12 giorni, realizzando la visione del presidente Trump: pace attraverso la forza”.
Sul fronte asiatico, si apre uno spiraglio tra due giganti storicamente in tensione. Dopo anni di scontri e diffidenza, India e Cina sembrano avvicinarsi a una distensione cauta ma significativa. Secondo la BBC, la recente visita di due alti funzionari indiani a Pechino è stata interpretata come un segnale positivo. A giugno, anche il consigliere per la sicurezza Ajit Doval e il ministro della Difesa Rajnath Singh si erano recati in Cina nell’ambito della Shanghai Cooperation Organization. Quella di Singh, in particolare, è stata la prima visita di un alto rappresentante indiano da cinque anni.
Il nodo rimane il confine lungo 3.440 km, ancora oggetto di dispute e teatro di scontri, come quello del 2020 nella valle di Galwan, costato la vita ad almeno 20 soldati indiani e quattro cinesi. Tuttavia, la situazione internazionale pare spingere le due potenze a esplorare un terreno comune. In America, intanto, il Texas è alle prese con una delle peggiori alluvioni degli ultimi anni. Le piogge torrenziali hanno devastato il centro dello Stato, mentre i soccorsi della FEMA si sono scontrati con ostacoli burocratici. Quattro funzionari hanno rivelato alla CNN che una nuova norma voluta dalla Segretaria per la Sicurezza Interna, Kristi Noem, richiede la sua approvazione personale per ogni spesa superiore a 100mila dollari. Un tetto ritenuto insostenibile per un’agenzia che opera su scala miliardaria e che ora si trova paralizzata proprio nel momento più critico.
Anche la scena politica europea è in ebollizione. In Germania, il cancelliere Merz sta promettendo riforme rapide per non gravare eccessivamente sui contribuenti, sebbene molti dei progetti della sua coalizione sembrino destinati ad aumentare ulteriormente la spesa, secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung. La stessa testata riporta un "violento scambio di colpi" tra Merz e Weidel durante il dibattito generale al Bundestag, con accuse reciproche su bilancio e immigrazione. Intanto in Spagna, il Presidente Pedro Sánchez ha ammesso al Congresso di aver preso in considerazione le dimissioni e l'indizione di elezioni dopo lo scandalo scatenato dal rapporto UCO contro Santos Cerdán, come riportato da El País. Tuttavia, dopo aver ascoltato il sostegno del suo partito e dei partner parlamentari, ha deciso di continuare.
"Sono deluso, prima di tutto da me stesso, perché li ho nominati. Ho la responsabilità e la accetto", ha dichiarato Sánchez. Pur riconoscendo i dubbi dei cittadini sulla sua conoscenza dei fatti, ha ribadito la sua innocenza: "Io non ne ho. Per questo aspiro a riconquistare la fiducia dei gruppi e a dissipare la sfiducia dei cittadini". Infine, sul fronte economico, occhi puntati sulla possibile acquisizione da parte del colosso Ferrero del produttore americano di cereali WK Kellogg.
Secondo la BBC, il valore dell’operazione si aggirerebbe attorno ai 3 miliardi di dollari e potrebbe concludersi già nei prossimi giorni. I titoli di Kellogg’s hanno registrato un balzo del 50%, alimentando speculazioni su un ingresso strategico della multinazionale italiana nel mercato alimentare americano. Secondo Wall Street Journal e Financial Times, Ferrero – già proprietaria di marchi iconici come Nutella, Rocher e Kinder – potrebbe presto aggiungere anche Fruit Loops e Rice Krispies al proprio impero.