Economia

Banco BPM: e se questa volta Salvini avesse ragione a urlare contro Bruxelles?

di Demetrio Rodinò
 
Banco BPM: e se questa volta Salvini avesse ragione a urlare contro Bruxelles?

Il Mercato, nell'era del turbocapitalismo, è Dio e le sue leggi sono scritte sulla pietra, come le tavole che Mosè portò dal monte Sinai. Ma le leggi non sempre vengono rispettate perché, se la Giustizia è cieca, allo stesso modo coloro che dovrebbero adeguarvisi hanno la libertà di scegliere se rispettarle o meno, sapendo che possono andare incontro a delle conseguenze.

Per questo, anche se il Mercato e la logica del sistema bancario, dice che il ''grande'' ha tutto il diritto di ingoiare il ''piccolo'' non è detto che ci si debba piegare alla mera logica del profitto. 

Il ''grande'' resta grande, anche se la voglia in divorare chi non ha le sue dimensioni non significa che sia la scelta migliore. 
 
Parliamo, come tutti coloro che sanno, leggono e anche coloro che non capiscono molto, del braccio di ferro che vede, da un lato, UniCredit e, dall'altro, BPM, che si fronteggiano con un rapporto di forza impari a favore del primo, per come dicono i numeri.

Ora, davanti alla scelta del governo di chiedere il rispetto di alcuni determinati e, anche, determinanti parametri per il perfezionamento della ''pratica'', l'Unione Europea ha dato segni di vita, richiamando l'Italia al rispetto delle regole, quelle europee, ovviamente.

La presa di posizione dell'Ue è netta, quando afferma che ''la valutazione preliminare rileva che il decreto (quello del governo, ndr)  potrebbe essere incompatibile con altre disposizioni del diritto dell'Ue, tra cui quelle sulla libera circolazione dei capitali e sulla vigilanza prudenziale da parte della Banca Centrale Europea. La valutazione preliminare invita l'Italia a presentare le proprie osservazioni. Separatamente, un tribunale italiano ha annullato parzialmente il decreto il 12 luglio 2025. In base alla risposta dell'Italia alla valutazione preliminare e alla sentenza del tribunale italiano, la Commissione valuterà i prossimi passi".

E' un altolà che, come spesso accade quando si ha a che fare con Bruxelles, sembra non riuscire ad evadere dalla gabbia in titanio di leggi, leggine, direttive, raccomandazioni e lacciuoli, belle da leggere, difficili da capire, ma che non tengono conto di alcune considerazioni che, seppure davanti a paroloni come concorrenza e diritto comunitario, devono essere fatte su cosa comporterà l'acquisizione di BPM in termini sociali. 

Non è una sparata di chissà quali significati, ma solo il riferimento a cosa il povero Giona del BPM dovrà affrontare una volta ingoiato dalla balena, in termini di rapporto con la gente.
 
Perché, da che mondo è mondo, ogni acquisizione ha un peso sociale pesantissimo, perché i piani di chi ''mangia'' prevedono immancabilmente il ricorso ad un processo che, al solo leggerlo, fa paura: la razionalizzazione delle risorse, che tradotto in concetti semplici significa taglio di posti di lavoro (ma in fondo parliamo della vita di uomini e donne e delle loro famiglie) giustificati con quello delle filiali e delle agenzie. 

Insomma, bene che vada, sarà un bagno di sangue per i dipendenti che si tradurrà in un cambio di registro nel rapporto che sino ad oggi BPM ha avuto con la ''sua'' gente: diretto, amicale, quasi familiare. 

Esageriamo?

Andate a chiederlo ai clienti del Banco e vi sentirete rispondere come se si trattasse della pubblicità di un supermercato o di uno slogan coniato da Davide Rampello: ci sentiamo a casa.

Quindi, e chi ci legge da sempre sa come la pensiamo (ovvero: quasi sempre l'esatto contrario) sulle tesi di Matteo Salvini, per una volta ci ritroviamo sulla stessa linea del segretario leghista che, non appena avuta notizia della richiesta di chiarimenti da parte dell'Ue al nostro governo, ha mandato Bruxelles - intesa come nodo gordiano di interessi e paletti legislativi e commerciali - letteralmente a quel paese, chiedendo di interrompe la pratica di frantumazione delle scatole.

Se le leggi esistono e si devono rispettare, ci sono anche cose che non possono essere sacrificate sull'altare dell'ordinamento sovranazionale che, per definizione, guarda tutti dall'alto e non riesce a calarsi nelle realtà particolari, quale è quella di una banca che, seppure importante, seppure volano per il territorio, seppure vero istituto di credito di prossimità, rischia di essere spazzata dalla forza dei numeri, che sono importanti, ma che non hanno un'anima.

Salvini - che però mette l'ultima sortita di Bruxelles in un mazzo ampio e diversificato -  ha colto un aspetto che troppo spesso viene ignorato: il rispetto della specificità di alcune realtà del territorio, che non può essere cancellata solo perché il ''verbo'' dell'euroburocrazia dice altro.

Fermare l'operazione BPM non sarebbe solo puro buonsenso, ma riuscirebbe a dare l'immagine di un Paese che, dopo essere stato riempito di parole e promesse, finalmente comincia a guardare a sé stesso e alla gente che ci vive e ci lavora.  

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