Ambiente & Sostenibilità

Dalla Costa ai Mercati. Il Ruolo Chiave delle PMI nella Blue Economy Europea

di Martina Marianetti
 
Dalla Costa ai Mercati. Il Ruolo Chiave delle PMI nella Blue Economy Europea
Un pilastro strategico per l’Europa

La Blue Economy si configura come un modello di sviluppo che mira a valorizzare in modo sostenibile le risorse marine e idriche, integrando attività diversificate quali la pesca sostenibile, la desalinizzazione, l’innovazione tecnologica per la gestione delle risorse idriche e lo sfruttamento delle energie rinnovabili marine. Il recente rapporto della Commissione Europea (EU Blue Economy Report 2022) stima che i settori consolidati della Blue Economy nell’Unione abbiano generato un volume d’affari di circa 667,2 miliardi di euro, con un valore aggiunto lordo (GVA) di 183,9 miliardi di euro, impiegando direttamente quasi 4,45 milioni di persone. Questa cifra – che viene spesso arrotondata a “oltre 500 miliardi di euro” – include un’ampia gamma di attività economiche che dipendono dalle risorse marine e acquatiche, come la pesca sostenibile, il turismo costiero, le energie rinnovabili offshore, la desalinizzazione, l’acquacoltura, la biotecnologia marina e la gestione delle risorse idriche. L’economia blu è dunque un modello di sviluppo che promuove la crescita economica in armonia con la tutela degli ecosistemi marini e la resilienza delle comunità costiere. In parallelo, si parla di finanza blu per indicare l’insieme degli strumenti e investimenti – pubblici e privati – orientati a sostenere queste attività in modo sostenibile. Questi investimenti si fondano su criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) e contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi ambientali e climatici dell’Unione, in linea con il Green Deal europeo. Questo dato sottolinea il ruolo cruciale che la Blue Economy assume non solo come motore di crescita economica, ma anche come strumento indispensabile per la transizione verde, il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal e il rafforzamento della resilienza delle economie costiere. In questo contesto, la Direttiva 2000/60/CE, o Water Framework Directive, stabilisce le basi normative per la tutela e la gestione integrata delle risorse idriche, elementi imprescindibili per garantire il benessere degli ecosistemi marini e la competitività delle attività economiche ad essi collegate.
 
Green Investing vs Blue Investing: un ambito in evoluzione e con potenziale crescente

Il Blue Investing si distingue dal più tradizionale Green Investing per la specificità del suo focus sulle risorse blu. Questo comprende non solo le energie rinnovabili e le tecnologie pulite, ma anche la salvaguardia della biodiversità marina, la lotta all’inquinamento e la gestione sostenibile delle risorse ittiche e idriche. Tale settore ha attratto un interesse crescente da parte degli investitori istituzionali, che individuano nelle risorse marine un’opportunità strategica di innovazione e sviluppo sostenibile. Il rapporto europeo evidenzia come le attività connesse alla Blue Economy rivestano particolare importanza nelle regioni costiere e insulari, spesso fortemente dipendenti dal mare per l’occupazione e la crescita economica, rendendo tali investimenti anche un mezzo per promuovere la coesione territoriale.

Strumenti finanziari e fondi dedicati alla Blue Economy

Sono ormai numerosi i fondi di investimento focalizzati sul settore blu. Tra questi, il BNP Paribas Aqua Fund e il RobecoSAM Sustainable Water Fund si distinguono per l’attenzione rivolta alla gestione sostenibile delle risorse idriche e all’innovazione tecnologica. Come emerge dal report UE, tali fondi adottano rigorosi criteri ESG e investono in aziende impegnate nello sviluppo di tecnologie per la depurazione, il risparmio idrico e la produzione di energia rinnovabile marina. La conformità agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) si configura come un elemento chiave per garantire trasparenza e affidabilità agli investimenti blu, contribuendo ad accrescere la fiducia degli investitori e facilitare l’accesso a finanziamenti pubblici e privati.

Governance e certificazione degli investimenti blu

Il rapporto UE attribuisce particolare rilievo agli organismi internazionali quali CDP Water Security, UN Water e Principles for Responsible Investment (PRI), che assicurano la certificazione e il monitoraggio degli impegni di sostenibilità delle imprese e degli investitori coinvolti nella Blue Economy. Tali enti garantiscono il rispetto di elevati standard ambientali e sociali, necessari per la sostenibilità di lungo termine del settore. La governance multilivello e integrata, che coinvolge istituzioni, operatori economici e comunità locali, viene riconosciuta come la strategia più efficace per affrontare le complesse sfide poste dalla gestione sostenibile degli ecosistemi marini.
 
Esempi italiani di successo e prospettive di sviluppo per le PMI

Nel contesto nazionale, il report UE sottolinea l’importanza crescente delle iniziative di Blue Economy, in particolare nei settori della tutela ambientale e dell’innovazione tecnologica. Il Progetto Seabed Cleaning promosso dalla Fondazione Angelo Vassallo rappresenta un modello virtuoso di economia circolare blu, che ha consentito una riduzione significativa dell’inquinamento plastico e ha portato all’approvazione della legge “Salva Mare”. Parallelamente, numerose startup italiane stanno emergendo con soluzioni innovative per il trattamento delle acque reflue, la desalinizzazione e la gestione intelligente delle reti idriche, settori che il rapporto identifica come prioritari per migliorare l’efficienza e la sostenibilità, specialmente nelle aree costiere e meridionali. L’adozione di tecnologie digitali e sistemi smart da parte di consorzi idrici territoriali ha inoltre generato nuove opportunità per le PMI attive nei settori ICT, ingegneria ambientale e servizi. Tali esperienze confermano la capacità del sistema italiano di sostenere una crescita stabile e sostenibile della Blue Economy, anche grazie al sostegno degli strumenti di finanziamento e delle politiche europee.

Blue Economy e PMI, il momento di trasformare il mare in valore

Il rapporto della Commissione Europea ribadisce come la Blue Economy costituisca una duplice opportunità: da un lato, un potente motore di sviluppo economico; dall’altro, uno strumento essenziale per rispondere efficacemente alle emergenze ambientali e sociali legate agli oceani e alle risorse idriche. Per le PMI italiane, investire nel settore blu significa aprirsi a nuove prospettive di mercato, innovare e contribuire concretamente alla transizione ecologica. La rendicontazione secondo gli ESRS rappresenta un elemento fondamentale per migliorare la trasparenza e attrarre investimenti responsabili. Grazie a un quadro normativo europeo robusto, a fondi dedicati e a esempi concreti sul territorio nazionale, le imprese italiane sono oggi in una posizione privilegiata per assumere un ruolo di leadership nella Blue Economy, generando benefici tangibili sia per l’economia locale sia per il benessere delle comunità costiere.


Per approfondire:

• Armeli Minicante, S., Bongiorni, L. s De Lazzari, A. (2022) – Bio-Based Products from Mediterranean Seaweeds: Italian Opportunities and Challenges for a Sustainable Blue Economy. https://doi.org/10.3390/su14095634
 
• European Commission (2022) – The EU Blue Economy Report 2022. https://oceans-and-fisheries.ec.europa.eu/publications/2022-eu-blue- economy-report_en

• Vassallo, L., Appolloni, A., Fantauzzi, C. s Frondizi, R. (2023) – Reducing Plastic Pollution by Recovery and Recycling: Evidence from a “Blue Economy” Project Impactin Policy-Making in Italy. https://doi.org/10.3390/ijerph20085604

• Wenhai, L. et al. (201G) – Successful Blue Economy Examples With an Emphasis on International Perspectives. https://doi.org/10.3389/fmars.2019.00261
 
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