Economia

Scontro tra UE e Stati Uniti sui dazi rischia di colpire le Big Tech americane

di Redazione
 
Scontro tra UE e Stati Uniti sui dazi rischia di colpire le Big Tech americane
A meno di due settimane dalla scadenza dell’ultimatum del primo agosto, si accende la tensione tra Unione Europea e Stati Uniti sul fronte commerciale. Secondo l’Ufficio Studi della CGIA, se Bruxelles non riuscirà a siglare un’intesa “ragionevole” con Washington, sarà inevitabile ricorrere a un pacchetto di controdazi e sanzioni, colpendo in primis le grandi aziende tecnologiche statunitensi che operano in Europa ma continuano a beneficiare di regimi fiscali favorevoli fuori dai confini UE.

L’analisi evidenzia come nel 2022 le principali multinazionali del web abbiano generato un fatturato aggregato mondiale di oltre 1.345 miliardi di euro – quasi il 70% del PIL italiano. In Italia, lo stesso anno, 16 gruppi del settore (tra cui Amazon, Google, Microsoft, Meta) hanno prodotto ricavi per 9,3 miliardi di euro, ma hanno versato al fisco soltanto 206 milioni, inclusa la Digital Service Tax.

Una cifra irrisoria se confrontata con quella delle piccole e micro imprese italiane (2,9 milioni di realtà con fatturato annuo inferiore a 5 milioni), che nel 2022 hanno versato all’erario 27,2 miliardi di euro. Il confronto è impietoso: le PMI italiane pagano in media 132 volte più imposte delle Big Tech, pur generando un fatturato “solo” 98,5 volte maggiore.

Non si tratta solo di equità fiscale. I dazi doganali fino al 30% imposti dall’amministrazione Trump potrebbero costare all’Italia fino a 35 miliardi di euro all’anno, tra effetti diretti sulle esportazioni e indiretti come l’incertezza finanziaria, il rafforzamento dell’euro e l’aumento dei costi delle materie prime.

Nel frattempo, gli Stati Uniti – forti della leadership di Trump – hanno recentemente imposto un’esenzione alla Global Minimum Tax per le proprie multinazionali, ottenuta al G7 di Kananaskis. Questo esonero aggrava il divario competitivo rispetto alle holding dei Paesi OCSE che dovranno continuare a rispettare l’aliquota minima del 15% sui profitti globali.

La CGIA ha confrontato le imposte versate dalle WebSoft con quelle di tutte le imprese e lavoratori autonomi presenti nelle 20 regioni italiane. Il risultato? Solo in Molise le big tech pagano più delle imprese locali. In Lombardia, invece, le aziende versano al fisco 144,6 volte in più rispetto ai colossi digitali. Segue il Lazio (60,4 volte), il Veneto (42,3 volte) e l’Emilia Romagna (40,1 volte).

“L’elusione fiscale sistematica da parte delle multinazionali del web ha determinato un grave squilibrio competitivo”, avverte la CGIA. “In un momento in cui il governo italiano cerca di sostenere le PMI con misure fiscali e incentivi, risulta intollerabile che le grandi aziende digitali, pur realizzando enormi profitti in Italia, contribuiscano così poco alla fiscalità nazionale”.
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