Si avvicina uno dei momenti più temuti dell’anno per imprese, partite Iva e contribuenti italiani: il Tax Day di giugno, che nel 2025 porterà nelle casse dello Stato oltre 59 miliardi di euro in due sole scadenze. A lanciare l’allarme è l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che parla di “primo ingorgo fiscale dell’anno” e punta i riflettori sulle difficoltà di liquidità che colpiscono soprattutto le piccole imprese, costrette a fare i conti con versamenti massicci e scarsa disponibilità di credito.
Il primo nodo fiscale arriva lunedì 17 giugno. In questa data, l’Erario incasserà 42,3 miliardi di euro, frutto del pagamento di:
Ritenute Irpef su dipendenti e collaboratori: 14,4 miliardi
Iva relativa a maggio: 13,2 miliardi
Imu: 10,3 miliardi
Tari: 2,8 miliardi
Irpef lavoratori autonomi: 1,3 miliardi
Ritenute su bonifici per detrazioni Irpef: 276 milioni
Secondo la CGIA, l’80% circa di questi importi graverà sulle imprese, che si troveranno a gestire una vera e propria “partita di giro”: dalle ritenute Irpef all’Iva, si tratta di somme incassate per conto dello Stato, ma il nodo resta la carenza cronica di liquidità, acuita dal rallentamento dei pagamenti tra imprese e dalla stretta creditizia delle banche.
Non è finita: entro il 30 giugno, infatti, si aggiungeranno altri 17 miliardi, provenienti dal pagamento del saldo e dell’acconto di:
Ires: 9,8 miliardi
Irap: 4,9 miliardi
Irpef: 1,5 miliardi
Addizionali regionali e comunali: 888 milioni
Sebbene il recente decreto fiscale abbia posticipato al 21 luglio i versamenti per i contribuenti forfettari e quelli soggetti agli ISA (Indici Sintetici di Affidabilità), la mole complessiva del prelievo resta imponente.
Nel confronto europeo, l’Italia non brilla per leggerezza fiscale. Con una pressione fiscale pari al 42,6% del PIL (dati 2024), il nostro Paese è sesto in UE, dietro a Danimarca, Francia, Belgio, Austria e Lussemburgo. Ma, a differenza di questi Paesi, l’Italia è anche tra quelli dove pagare le tasse è più difficile: per una media impresa servono 238 ore l’anno, pari a 30 giorni lavorativi, contro i 139 della Francia e i 143 della Spagna.
Una buona notizia arriva dal fronte dell’evasione fiscale: nel 2024 l’Agenzia delle Entrate ha recuperato 33,4 miliardi di euro, un record storico. Tuttavia, secondo il Ministero dell’Economia, il buco complessivo resta ampio: 82,4 miliardi, di cui 72 miliardi relativi a tributi non versati e 10,4 ai contributi previdenziali. Il tasso di evasione più alto è in Calabria (20,4%), seguita da Campania (19,1%) e Puglia (18,7%). La più virtuosa? La Provincia Autonoma di Bolzano (8,6%).