L’incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo russo Vladimir Putin, alla vigilia di una parata militare senza precedenti, ha catturato l’attenzione dei principali giornali e telegiornali del mondo, ponendo nuovamente al centro del dibattito le relazioni strategiche tra Oriente e Occidente. La BBC ha riportato le parole di Putin, che non ha esitato a definire le relazioni tra i due Paesi a un “livello senza precedenti”. Il leader del Cremlino, accolto da Xi come “caro amico”, ha sottolineato come Mosca e Pechino restino unite oggi come in passato, ribadendo la natura strategica di un’intesa che ha assunto i contorni di una vera e propria alleanza politica ed economica. Xi, dal canto suo, ha rimarcato che i rapporti sino-russi hanno superato indenni le turbolenze della scena internazionale e ha rilanciato l’obiettivo di costruire insieme un sistema di governance globale “più giusto e ragionevole”.
La tempistica non è casuale: domani il presidente cinese ospiterà la più grande parata militare mai organizzata a Pechino, per celebrare l’80° anniversario della resa giapponese in Cina al termine della Seconda guerra mondiale. Un evento che si inserisce in una strategia precisa: proiettare la potenza cinese sul piano diplomatico e militare, in un contesto in cui l’America di Donald Trump appare sempre più ripiegata su sé stessa e incapace di trovare una soluzione al conflitto in Ucraina. La parata avrà anche un ospite di rilievo inatteso: CNN segnala che Kim Jong Un, leader nordcoreano, ha attraversato il confine con il suo treno blindato per prendere parte alla cerimonia. È la prima volta dal 1959 che un dirigente di Pyongyang partecipa a una parata militare cinese: allora era il nonno di Kim, Kim Il-sung, a rappresentare il regime nordcoreano. La presenza di Kim, insieme all’assenza dei leader occidentali – che hanno scelto di disertare l’evento in segno di protesta contro l’invasione russa dell’Ucraina – fotografa plasticamente la spaccatura tra due mondi contrapposti.
Pechino, accusata da Washington e dagli alleati di sostenere indirettamente lo sforzo bellico russo con l’acquisto di petrolio e materiali a duplice uso, continua a respingere tali accuse, ma non ha mai condannato l’aggressione di Mosca. Nel frattempo, gli incontri bilaterali hanno prodotto un risultato tangibile sul piano energetico. CNN riferisce che, dopo un vertice a tre con Xi e il presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh, Gazprom ha annunciato la firma di un accordo giuridicamente vincolante per la costruzione del gasdotto Power of Siberia-2. Il progetto, inseguito da anni, consentirà di convogliare 50 miliardi di metri cubi di gas l’anno dalla Russia alla Cina, compensando in parte la perdita delle forniture verso l’Europa dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Come riportato dall’agenzia russa TASS e ripreso da Le Figaro, il contratto prevede un impegno trentennale e un prezzo inferiore a quello applicato ai clienti europei. Un quadro che, secondo il quotidiano francese, conferma come la storia mondiale stia ormai scrivendosi altrove, fuori dall’Occidente. L’Europa, che aveva scommesso su divisioni insanabili tra Russia e Cina o sull’impossibilità per l’India di allontanarsi dal “mondo dell’Illuminismo” per avvicinarsi alle autocrazie, si ritrova spettatrice di un nuovo assetto globale che non controlla più.
Sul fronte americano, la scena politica appare altrettanto tesa e confusa. CNN osserva come Donald Trump, deciso a ostentare un potere pressoché incontrollato, stia spingendo la Costituzione ai limiti della resistenza. Minacce di inviare la Guardia Nazionale nelle città governate dai democratici, deportazioni accelerate e una recente purga di scienziati dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno alimentato critiche interne e allarme internazionale. Nonostante chieda un Nobel per la Pace, Trump non è riuscito a porre fine né al conflitto in Ucraina né a quello in Medio Oriente, mentre le sue guerre commerciali hanno incrinato la reputazione degli Stati Uniti come garanti della stabilità economica globale. La sua strategia tariffaria, già traballante, ha subito un duro colpo dopo che una corte d’appello l’ha dichiarata illegale. Nel frattempo, i democratici cominciano a rialzare la testa. Gavin Newsom, governatore della California, ha lanciato un attacco diretto allo stile presidenziale, mentre JB Pritzker, in Illinois, ha avvertito Trump di tenere lontane le truppe federali da Chicago. Ma la battaglia politica si intreccia con un’altra emergenza: a Washington incombe lo spettro di uno shutdown se non verrà approvata una legge di bilancio. I leader democratici, Chuck Schumer e Hakeem Jeffries, hanno chiesto un intervento urgente sulla crisi sanitaria aggravata dal maxi-disegno di legge presidenziale, ma la Casa Bianca ha già fatto sapere – sempre secondo CNN – che Trump non accetterà compromessi.
Infine, l’attenzione si sposta drammaticamente sull’Afghanistan, teatro di una catastrofe naturale che si aggiunge a una situazione politica e sociale già fragile. CBS e Reuters riferiscono che un violento terremoto di magnitudo 6.0 ha colpito la provincia di Kunar, causando oltre 800 morti e più di 2.500 feriti. Le scosse, avvertite fino a Islamabad, hanno raso al suolo interi villaggi costruiti in mattoni di fango, mentre scosse di assestamento, tra cui una di magnitudo 5.2, hanno continuato a terrorizzare la popolazione. Le squadre di soccorso, ostacolate dalla conformazione montuosa e dal maltempo, faticano a raggiungere le aree più remote lungo il confine pakistano.