Economia

Accordo Usa-Ue: e se l'export verso gli Stati Uniti calasse? Ecco cosa dice una simulazione tariffaria

Redazione
 
Accordo Usa-Ue: e se l'export verso gli Stati Uniti calasse? Ecco cosa dice una simulazione tariffaria

Secondo una simulazione tariffaria il nuovo accordo commerciale tra Usa e Ue potrebbe determinare un drastico calo delle esportazioni globali verso gli Stati Uniti. E' questo la conclusione alla quale è giunto il simulatore tariffario della piattaforma di visualizzazione e distribuzione dati online The Observatory of Economic Complexity, secondo cui le esportazioni globali previste verso gli Stati Uniti nel 2027 dovrebbero diminuire di oltre il 46% rispetto alla media degli ultimi tre anni, ovvero di 2,68 trilioni di dollari. Si prevede inoltre che le esportazioni statunitensi verso il resto del mondo nel 2027 aumenteranno del 12% rispetto alla media degli ultimi tre anni, ovvero di 1,59 trilioni di dollari.

Accordo Usa-Ue: e se l'export verso gli Stati Uniti calasse? Ecco cosa dice una simulazione tariffaria

La previsione si basa su un modello progettato per anticipare come il commercio potrebbe essere riconfigurato in risposta all’accordo commerciale annunciato tra Stati Uniti e Unione Europea. Questa previsione non include l’impatto di tutti gli aumenti tariffari di ampia portata che saranno imposti il primo agosto.

Negli scenari delineati, i paesi tenderanno naturalmente a riorganizzare le loro relazioni commerciali allontanandole dagli Stati Uniti. Questi potrebbe valere per la maggior parte dei Paesi, ad eccezione di Messico e Canada, che sono troppo integrati con gli Stati Uniti e non sono in grado di riorganizzarle con la stessa rapidità di quelli meno legati commercialmente all'America.

Nello scenario di inizio 2025, in assenza di nuovi dazi, si prevedeva che le esportazioni dalla Germania verso gli Stati Uniti sarebbero passate da 133 miliardi di dollari (2023) a 155 miliardi di dollari nel 2027. Con il quadro tariffario del 15%, si prevede ora che le esportazioni dalla Germania verso gli Stati Uniti saliranno da 133 miliardi di dollari nel 2023 a 149 miliardi di dollari nel 2027. Quindi le esportazioni sono in calo rispetto a quanto ci saremmo aspettati se i dazi fossero rimasti invariati rispetto al 1° gennaio 2025.

Secondo lo scenario tariffario del 15% previsto dal simulatore, gli Stati Uniti importeranno di più dal Regno Unito (22,5 miliardi di dollari), dalla Francia (10,2 miliardi di dollari) e dalla Spagna (5,65 miliardi di dollari) e di meno dalla Cina (-485 miliardi di dollari), dal Canada (-300 miliardi di dollari) e dal Messico (-238 miliardi).

A seguito della diminuzione delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti in questo scenario, si prevede che la Cina importerà di più dalla Russia (70 miliardi di dollari), dal Vietnam (34,4 miliardi di dollari) e dall’Arabia Saudita (28 miliardi di dollari) rispetto agli Stati Uniti.

Si prevede che le importazioni cinesi dagli Stati Uniti diminuiranno di 101 miliardi di dollari. Da mesi gli esperti di logistica avvertono che, anche con tariffe inferiori a quelle “reciproche” annunciate originariamente ad aprile, i prodotti restano costosi.

La stratificazione dei dazi renderà molti prodotti più costosi da importare e le aziende rinunceranno alle spedizioni. I dirigenti del commercio al dettaglio affermano che il risultato sarebbe una mancanza di varietà di prodotti sugli scaffali statunitensi, una situazione a cui i consumatori americani si sono ormai abituati.

Esaminando le principali esportazioni dell’UE verso gli Stati Uniti per categoria di prodotto, emerge che i mobili sono in testa alla lista con l′11%, seguiti dagli pneumatici in gomma con il 7%, dai copriletti con il 6% e dal vino con il 5%.

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