Economia

Allianz Trade: 3,5% del PIL annuo e 11,5 trilioni di dollari per colmare il gap infrastrutturale globale entro il 2035

Redazione
 
Allianz Trade: 3,5% del PIL annuo e 11,5 trilioni di dollari per colmare il gap infrastrutturale globale entro il 2035

Nei prossimi dieci anni, l’economia globale si troverà di fronte a una sfida cruciale: investire quasi il 3,5% del PIL annuo, ovvero circa 4,2 trilioni di dollari, per aggiornare e rendere a prova di futuro le infrastrutture sociali, di trasporto, energetiche e digitali. È quanto emerge da un nuovo studio firmato Allianz Trade, leader mondiale nell’assicurazione del credito commerciale, intitolato “3.5% to 2035, Bridging the global Infrastructure gap”.

Allianz Trade: misure per colmare il gap infrastrutturale globale

La ricerca evidenzia come i megatrend attuali – dall’urbanizzazione crescente alle discontinuità nelle catene di approvvigionamento, fino alla digitalizzazione accelerata dall’intelligenza artificiale – stiano ridefinendo la domanda infrastrutturale a livello mondiale. Un elemento centrale riguarda i cambiamenti demografici e l’urbanizzazione, che spingono la necessità di infrastrutture soprattutto nei mercati emergenti. In parallelo, nei Paesi in via di sviluppo le infrastrutture esistenti sono spesso obsolete e richiedono urgenti interventi di ammodernamento.

Le tensioni geopolitiche e le difficoltà scaturite dalla pandemia hanno poi evidenziato quanto siano fragili le catene di approvvigionamento globali, spingendo potenze come Stati Uniti ed Europa a riportare sul proprio territorio, o in Paesi amici, alcune produzioni manifatturiere critiche. Questo fenomeno, noto come friendshoring, alimenta una crescente domanda di impianti industriali e delle infrastrutture logistiche ad essi collegate, come magazzini, porti e ferrovie.

Non meno importante è la pressione sulle infrastrutture digitali. L’esplosione dell’intelligenza artificiale ha moltiplicato i data center a ritmi record, mettendo sotto stress le reti energetiche necessarie per alimentarle. Per fare un esempio concreto, gli Stati Uniti dovranno investire oltre un trilione di dollari in infrastrutture non energetiche, principalmente strade, mentre la Cina si appresta a destinare circa 1,5 trilioni di dollari e l’India circa un trilione.

Anche in Europa, paesi come Francia, Germania, Regno Unito e Spagna sono chiamati a investire insieme mezzo trilione di dollari. Complessivamente, il mondo dovrà mettere in campo circa 11,5 trilioni di dollari nei prossimi dieci anni, di cui circa due terzi nei mercati emergenti. L’America Latina rappresenta un esempio emblematico di queste dinamiche, con esigenze infrastrutturali legate a friendshoring e diversificazione commerciale, ma anche con sfide legate all’alto rischio operativo per gli sviluppatori.

Lo studio sottolinea inoltre come la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio rappresenti il motore principale degli investimenti infrastrutturali, che entro il 2035 potrebbero arrivare a cifre comprese tra i 26.000 e i 30.200 miliardi di dollari, con il 69% concentrato in questo ambito. Nonostante il raddoppio degli investimenti in energie rinnovabili nell’ultimo decennio, lo sviluppo delle infrastrutture di supporto, come reti elettriche e sistemi di accumulo, è rimasto indietro, creando colli di bottiglia e facendo lievitare i costi.

Solo in Europa, si stima che saranno necessari annualmente tra i 110 e i 150 miliardi di dollari per potenziare reti di distribuzione, trasmissione e interconnessioni transnazionali. A livello globale, manca all’appello un gap annuo di investimenti nelle infrastrutture energetiche pari a 1.500 miliardi di dollari, un deficit particolarmente marcato negli Stati Uniti e nei mercati emergenti. Colmare questa lacuna è vitale, non solo per soddisfare la crescente domanda energetica, ma anche per rispettare gli obiettivi climatici e rafforzare la sicurezza energetica. Nel contesto di questi enormi investimenti, il capitale privato ha assunto un ruolo di primo piano, passando dall’essere un semplice riempitivo a vero e proprio pilastro della finanza infrastrutturale globale.

Dal 2005 a oggi, gli asset non quotati in gestione sono cresciuti da meno di 25 miliardi di dollari a oltre 1,5 trilioni. Gli investitori stanno spostando il loro interesse dai tradizionali settori dei trasporti e dei servizi pubblici verso la transizione energetica e le infrastrutture digitali, come reti, sistemi di storage, data center e fibra ottica. Questo cambio di paradigma porta con sé nuove forme di efficienza nella gestione del ciclo di vita degli asset, discipline più rigide nella distribuzione e una condivisione del rischio più articolata, realizzata attraverso partnership pubblico-private, proprietà diretta e un mercato del debito infrastrutturale privato in rapido sviluppo. Le strategie di investimento si fanno più mirate, puntando a flussi di cassa costanti e indicizzati all’inflazione, con rendimenti attesi tra il 6 e il 10%, in linea con le previsioni di Allianz Trade.

Non basta però solo mobilitare ingenti capitali. La sfida più grande, come sottolinea lo studio, sarà riuscire a tradurre le ambizioni in risultati concreti. Oggi, infatti, a rallentare i progetti infrastrutturali sono ostacoli di natura strutturale: dai ritardi nelle autorizzazioni, alla congestione delle reti, fino alla frammentazione normativa e alle carenze di capacità istituzionale, soprattutto nei Paesi emergenti e in via di sviluppo. Per superare queste barriere, sarà necessario un doppio cambio di passo. Da una parte, i governi dovranno snellire le procedure di autorizzazione, armonizzare i quadri regolatori tra diverse giurisdizioni e introdurre strumenti di accelerazione per le infrastrutture prioritarie, semplificando e digitalizzando i processi di appalto per ridurre i tempi e aumentare la trasparenza.

Dall’altra, sarà fondamentale potenziare le capacità tecniche e organizzative delle autorità locali e delle imprese pubbliche, spesso protagoniste dell’implementazione. Anche gli investitori sono chiamati a ripensare le loro strategie, spostandosi da allocazioni generiche a investimenti tematici e mirati su settori strategici come i sistemi energetici, le infrastrutture digitali, la mobilità urbana resiliente e le infrastrutture sociali, per garantire rendimenti stabili e protetti dall’inflazione.

L’uso di strumenti di finanza mista e meccanismi di mitigazione del rischio sarà imprescindibile per attrarre capitali soprattutto nelle regioni a rischio elevato. Senza questo allineamento di capitali, politiche e progettazione, il rischio è che l’esecuzione resti il collo di bottiglia principale, con conseguenze negative quali l’aumento dei costi di sistema, la proliferazione di asset inutilizzati e l’allargamento del divario tra le ambizioni infrastrutturali e la loro effettiva realizzazione. La posta in gioco è alta: il futuro delle infrastrutture globali, e con esso la crescita economica e la sostenibilità del pianeta, dipenderà dalla capacità di trasformare le parole in azioni concrete.

  • villa mafalda 300x600
  • Poste Italiane giugno 2025
  • Enel Prima Vera - Rata Vera
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
Rimani sempre aggiornato sulle notizie di tuo interesse iscrivendoti alla nostra Newsletter
Notizie dello stesso argomento
Centri commerciali: a giugno le vendite crescono (+0,7%) trainate da servizi ed esperienze
07/08/2025
Redazione
Centri commerciali: a giugno le vendite crescono (+0,7%) trainate da servizi ed esperienze
Apple investirà 100 miliardi di dollari in Usa, parola di Donald Trump
07/08/2025
Redazione
Apple sta investendo altri 100 miliardi di dollari per espandere le sue operazioni negli S...
Falso profilo su Instagram, la Banca d’Italia smentisce e avverte: nessun servizio di investimento ai privati
07/08/2025
Redazione
Falso profilo su Instagram, la Banca d’Italia smentisce e avverte: nessun servizio di inve...
BAPS, il valore ritrovato: risultati oltre i target e nuova operazione sul capitale
06/08/2025
di Redazione
BAPS, il valore ritrovato: risultati oltre i target e nuova operazione sul capitale