Politica

Calabria, Occhiuto si dimette e si ricandida: la politica che non smette di sorprendere

Redazione
 
Calabria, Occhiuto si dimette e si ricandida: la politica che non smette di sorprendere

L'annuncio è arrivato con l'ormai preferito strumento di comunicazione della politica, il messaggio via social, piuttosto che una conferenza stampa, ma qui si sarebbe esposto a qualche domanda alla quale oggi non intende o non può rispondere, per motivi di opportunità: Roberto Occhiuto, peso massimo anche a livello nazionale di Forza Italia, si dimette da presidente della Giunta regionale della Calabria e, contestualmente, annuncia che intende ricandidarsi.

Calabria, Occhiuto si dimette e si ricandida: la politica che non smette di sorprendere

Cosa legittima, ma che, visto in particolare momento che lo vede indagato per corruzione dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, ha ribaltato il tavolo.
E spieghiamo il perché: Occhiuto, nel suo lungo video, non se l'é presa con la magistratura, che, ha detto deve fare il suo lavoro, ma con il clima politico che si è determinato intorno a lui, non riconoscendogli il lavoro fatto per la Calabria.

Dopo l'omaggio ai magistrati, Occhiuto ha alzato il tiro contro coloro che considera nemici, non facendo comunque nomi, com'era giusto.
''Sapete con chi ce l’ho? - ha detto - Ce l’ho con tutti questi politici di secondo piano, tutti questi che in politica non hanno mai realizzato nulla per la Calabria in tanti anni. Ce l’ho con questi odiatori, con queste persone arrabbiate con la vita, che tifano per il fallimento della Calabria, che quasi sono contenti quando si parla male della Calabria. 
Ce l’ho con questi che utilizzano l’inchiesta giudiziaria - ha proseguito Occhiuto - come una clava per indebolire o per uccidere politicamente il presidente della Regione: non sarà così. Però devo considerare anche quello che sta succedendo nella mia amministrazione. Guardate, io penso che in un Paese civile nessuno debba dimettersi perché riceve un avviso di garanzia, nessuno. Però nella mia amministrazione oggi sta succedendo che è tutto bloccato: nessuno si assume la responsabilità di firmare niente, tutti pensano che questa esperienza sia come quelle precedenti''.

Asserzioni pesanti, quelle contro la politica che, a suo dire, lo combatte e che definiscono uno scenario che, al di fuori dei confini della Regione, a leggere le parole di Occhiuto, parrebbe quello di attacchi contro la persona del presidente per biechi obiettivi e non certo per motivi sostanziali.

Com'è che andrà a finire questa storia - Occhiuto ha fatto capire di avere già in tasca l'assenso dei vertici nazionali dei partiti della maggioranza di governo -, di certo la politica ha confermato il particolare momento in cui le vecchie regole non valgono più, mentre è importante sapere intuire la direzione del vento.

Dimettendosi e ricandidandosi, Occhiuto ha voluto dare una prova di forza e l'accusare genericamente gli avversari potrebbe significare che il nemico potrebbe non essere solo quello del partito rivale,
Ma l'accusa di corruzione mossa contro Occhiuto resta e, visti i tempi tradizionalmente lunghi della giustizia, ben difficilmente si arriverà ad una soluzione (proscioglimento o rinvio a giudizio) prima che si vada al voto, probabilmente in autunno.

E se, come Occhiuto spera, i calabresi dovessero ridargli fiducia e i magistrati non credessero alle sue affermazioni a difesa del proprio operato, mandandolo davanti ad un tribunale? Sarebbe una situazione imbarazzante perché un conto - senza che questo ragionamento appaia salvifico - è essere indagato durante la legislatura, un altro è essere mandato a processo avendo affrontato le urne nella condizione di presunto colpevole.

Potrebbero essere sollevati, quindi, dei problemi di opportunità e anche di prospettiva, perché, se rinviato a giudizio, Occhiuto dovrebbe guidare una Regione gravato dall'accusa di avere abusato del suo ruolo, cadendo nell'ipotesi di corruzione e, semmai dovesse essere condannato (ipotesi che si sta dimostrando sempre più remota, vista l'altissima percentuale di assoluzione che contraddistingue i processi a personaggi politici), dovrebbe dimettersi, gettando l'ente nel caos.

A fare da sfondo alla vicenda politica c'è il lavoro dei magistrati, che, vedendo le decisioni che hanno preso, sembrano avere definito un reticolo di interessi, di privilegi e di illegalità che avrebbe favorito l'ennesimo cerchio magico, vicino al presidente.

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