Nella nuova sitcom Too Much, firmata Lena Dunham per Netflix, non sono le star patinate — da Jessica Alba all'autoironica Emily Ratajkowski — né la classica trama sentimentale tra Megan Stalter e Will Sharpe a rubare la scena. Il vero protagonista è un capo insospettabile, vintage e carico di fascino: la camicia da notte. Riscoperta, rispolverata e resa improvvisamente provocante, sfila fuori dalla camera da letto e si prende la scena alla luce del sole, senza perdere un briciolo della sua carica sensuale.
La camicia da notte si (ri)prende la scena
Nel primo episodio, la Stalter — viso burroso e comicità stralunata — ne indossa una corte rossa, vaporosissima e tutta volant, col cagnolino che sfoggia un coordinato dello stesso tessuto. Più tardi, in una scena intrisa di malinconia, la vediamo avvolta in un modello bianco, lungo fino ai piedi, dal sapore quasi vittoriano. E non è solo un vezzo registico: è un manifesto estetico. “La nostra crescita annuale è tra l’80% e il 90% e quest’anno prevediamo di essere ancora maggiore”, afferma al The Guardian Emily Campbell, fondatrice del marchio britannico If Only If, che ha firmato il modello indossato nella serie. “Andranno esaurite. Non produrrò mai troppo e avrò un sacco di camicie da notte in più”.
Una dichiarazione d’intenti, ma anche una presa di posizione: la camicia da notte non è più solo un abito per dormire. È un frammento di intimità che si affaccia sul mondo, sfidando le convenzioni contemporanee dell’abbigliamento e, forse, anche del desiderio. Del resto che le vestaglie e i pigiami stiano conquistando territori inaspettati è ormai cosa nota: da Kaia Gerber che ne ha fatto una capsule collection, a Daisy Edgar-Jones che li sfoggia alla luce del sole, fino a Sabrina Carpenter e Addison Rae che hanno fatto dei modelli babydoll la loro uniforme scenica. Ma il ritorno della camicia da notte, così dichiaratamente rétro, non è semplicemente moda. È memoria, evocazione, citazione.
Pensiamo a Grace Kelly, che nel magnifico film di Hitchcock La finestra sul cortile fluttua tra ombre e desideri in una camicia da notte talmente perfetta da sembrare dipinta. O alle sorelle Lisbon, che ne Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola si muovono in un universo ovattato dove le camicie da notte sono simboli di innocenza e claustrofobia erotica. C’è un intero account Instagram, Nightgowns in Cinema, che ne archivia le apparizioni come reliquie di una sensualità d’altri tempi. “Le camicie da notte hanno fascino ed eleganza”, afferma la fondatrice dell’account.
“Ti fanno sentire come una vecchia star di Hollywood sul punto di crollare drammaticamente tra lenzuola di seta e piangere, o come un’adolescente degli anni 2000 che sta per chiamare la sua migliore amica da un telefono con il cavo a spirale”. Non è un caso che a riportare la camicia da notte sul piccolo schermo sia proprio Lena Dunham, che da sempre gioca con la rappresentazione dei corpi e con la vulnerabilità esibita come gesto artistico. E non è un caso che a indossarla sia Megan Stalter, comica dal corpo generoso e dalla presenza scenica disarmante.
Naomi Pike, commissioning editor di Elle UK, osserva: “Può portare una ventata di aria fresca a chi non è abituato a vedere la propria figura così spesso sullo schermo. Credo che potrebbe incoraggiare le persone a pensare: ‘Oh, ho un fisico più formoso e posso comunque indossare questa tendenza, e la indosserò, ed ecco come posso indossarla’”. E infondo, in un’epoca che ha eletto il loungewear a status sociale, non sorprende che anche la camicia da notte — simbolo di un erotismo più implicito e letterario — venga riscoperta. Basti pensare che John Lewis ha registrato un aumento del 21% delle ricerche online relative al termine "nightdress", con un incremento delle vendite del 14%. Tra i modelli più desiderati, le camicie in seersucker di cotone bianco, che evocano estati inglesi e brezze d’altri tempi. E a proposito di brezze, c’è da dire che forse il cambiamento climatico, con le sempre più frequenti ondate di caldo, potrebbe essere uno dei fattori chiave dietro il rinnovato interesse per le camicie da notte: leggere, traspiranti e in cotone, rappresentano una scelta sempre più sensata.
È proprio da questa esigenza che nasce If Only If, il brand fondato da Issy Falkner, madre di Emily Campbell, in un periodo segnato dalla menopausa. “Credo che questo abbia sicuramente influenzato il suo desiderio di indossare materiali naturali”, racconta Campbell a The Guardian. Il cotone scelto dal marchio è biologico e, come lei stessa sottolinea, è “semplicemente il tessuto più bello in cui dormire”. E però la camicia da notte non serve solo a dormire: è un modo di essere, una postura dell’anima. Una postura, peraltro, non priva di ambiguità. Perché nel gesto di uscire di casa in una camicia da notte, anche se coordinata a stivaletti chunky e borsa griffata, c’è qualcosa di sottilmente provocatorio. Come se si sfidasse il confine tra il privato e il pubblico, tra il visibile e l’intimo. Un gioco da trapezista in bilico tra il perbenismo del quotidiano e la messa in scena del desiderio. Certo, non tutte si lasciano sedurre.
La fondatrice di Nightgowns in Cinema, pur celebrandole sui social, confessa: “Mi fanno sentire in trappola. Le ammiro, ma quando è il momento di un vero riposo, scelgo sempre l’opzione più comoda e sicura”. Eppure, il paradosso è proprio qui: più la camicia da notte è scomoda, teatrale, sontuosa, più attrae. Come un rituale privato da cui non si esce indenni. A volte è il corpo stesso a reclamare nuove narrazioni. Naomi Pike possiede circa venti pigiami, tutti oversize, tutti calibrati per offrire quel tipo di conforto che solo il tessuto giusto sa dare. Ma riconosce che la camicia da notte, oggi, “sembra destinata a diventare la storia dell’estate. Sono piuttosto delicate… e abbiamo tutti bisogno di un po’ più di delicatezza”.
La verità è che in un tempo che chiede corazze, la camicia da notte è una carezza. O, meglio ancora, un sussurro. Non grida, non impone. Ma si fa notare. Scivola sulla pelle con la stessa disinvoltura con cui certi sguardi scivolano tra le lenzuola, lasciando solo intuire ciò che accadrà. E come la più seducente delle promesse, non ha bisogno di mantenersi: le basta esserci.