Nel cuore della Cina, tra le anse del maestoso fiume Yangtze, si cela un miracolo naturale che rischia di svanire nell’indifferenza: la focena senza pinna, l’unica specie di focena d’acqua dolce al mondo. Con meno di 1.300 esemplari superstiti, questo raro mammifero acquatico è oggi sull’orlo dell’estinzione. Ma, in un gesto di sorprendente ingegno e tenerezza, un gruppo di scienziati cinesi ha deciso di inseguire le sue tracce non tra i satelliti o le moderne sonde acustiche, bensì nei versi perduti della poesia classica. È una storia, questa, che unisce la scienza alla bellezza, l’ecologia alla filologia.
Cina: come versi millenari possono salvare dall'estinzione una rara specie di mammifero acquatico
E che racconta, in fondo, di quanto il passato possa ancora illuminare il nostro futuro. Gli scienziati dell’Istituto di Idrobiologia dell’Accademia Cinese delle Scienze di Wuhan hanno compiuto infatti un’impresa tanto audace quanto poetica: esaminare più di 700 poesie antiche, datate dall’epoca Tang (618–907 d.C.) fino alla dinastia Qing (1644–1912), per rintracciare le presenze storiche della focena lungo il bacino del Yangtze. ''Alcuni pescatori più anziani mi hanno detto che un tempo vedevano spesso focene in zone dove ora sono completamente scomparse'', ha raccontato alla CNN il professore Zhigang Mei, coautore dello studio.
''Questo ha davvero suscitato la mia curiosità: dove vivevano storicamente queste focene?''.
Il risultato di questo lavoro filologico applicato alla conservazione è a dir poco straordinario. I dati raccolti indicano che l’areale originario della focena si è contratto del 65% negli ultimi 1.200 anni, con una perdita drastica proprio nell’ultimo secolo. Come testimoni silenziosi del cambiamento ambientale, i poeti dell’antica Cina si sono rivelati osservatori involontari di un mondo scomparso.
''Siamo rimasti stupiti - ha ammesso Mei - nel constatare quanto la poesia potesse essere preziosa nel ricostruire il passato ecologico della regione''.
Una delle poesie chiave dello studio è un componimento del poeta Gu Silì, risalente alla dinastia Qing, che recita: ''Lo smeraldo sigilla le piastrelle verde giada mentre le nuvole dell'alba vagano pigre / Macchie di focene svaniscono tra il rapido sollevarsi delle onde''. Una descrizione tanto lirica quanto precisa, tradotta da Yaoyao Zhang, primo autore dello studio e ecologo, che ha contribuito a mappare i luoghi e i tempi degli avvistamenti in base alle coordinate geografiche nascoste nei versi.
La focena senza pinna (Neophocaena asiaeorientalis asiaeorientalis) è un animale tanto affascinante quanto fragile. Priva della caratteristica pinna dorsale che contraddistingue i suoi cugini marini, si distingue per un muso corto e un manto grigio scuro. Vive esclusivamente nel tratto medio-inferiore del fiume Yangtze, una zona che negli ultimi decenni ha subito un’elevata pressione antropica.
Secondo uno studio del 2014, la popolazione è diminuita del 60% tra gli anni Ottanta e il 2010, vittima di una combinazione letale di pesca illegale, inquinamento industriale, costruzione di dighe ed escavazione di sabbia nei laghi.
Di questa caduta silenziosa, le fonti ufficiali storiche dicono poco o nulla: le cronache si concentravano su specie più ''gloriose'' come tigri o elefanti, dimenticando le creature più elusive come la focena.
''Gli avvistamenti provenivano da pescatori, da viaggiatori in barca, ma raramente entravano nei registri ufficiali'', ha spiegato Mei. Così, il team ha dovuto cercare altrove. E ha trovato nei versi antichi una lente insospettabile per leggere la geografia della biodiversità passata. Trasformare dati qualitativi in indicatori quantitativi non è impresa semplice, ma può rivelarsi un’arma potente nelle mani giuste. Come ha commentato Paulo Corti, ecologo della conservazione all’Università Australe del Cile, alla CNN, ''hanno fatto qualcosa di grandioso con informazioni molto semplici. L’uso di materiali storici a fini scientifici è comune in paleontologia, ma ancora raro nella ricerca faunistica''.
Il team ha fatto attenzione a selezionare i poeti più affidabili, incrociando la loro biografia con i luoghi descritti nei componimenti per verificarne l’attendibilità. Questo ha permesso di distinguere i riferimenti effettivi alle focene da possibili confusioni con il baiji, il delfino d’acqua dolce ormai estinto.
''Il baiji era molto più grande, di colore chiaro e con un muso allungato - ha ricordato Mei -, mentre la focena ha un profilo tozzo e nessuna pinna dorsale: difficile sbagliarsi se li si è davvero visti''.
Oltre a fornire un quadro retrospettivo inedito, questo studio apre la strada a nuove strategie di conservazione. L’uso della letteratura per delineare gli antichi habitat consente di identificare potenziali aree per programmi di reintroduzione.
La focena, come ha spiegato Jiajia Liu, professore all’Università Fudan di Shanghai, è una specie chiave dell’ecosistema: regola le popolazioni di pesci erbivori e contribuisce al ciclo dei nutrienti, trasportando elementi come l’azoto e il fosforo dal fondo alla superficie del fiume. L’obiettivo ora è duplice: proteggere le popolazioni residue e, possibilmente, reintrodurre la specie in zone dove un tempo prosperava. Tuttavia, i ricercatori mettono in guardia contro l’eccessivo entusiasmo. ''Si possono commettere molti errori - ha ammonito Corti -, estrapolando dati storici per decisioni moderne. Per capire cosa è successo in passato, bisogna prima sapere cosa sta succedendo ora''.
E però, se c’è un altro frutto prezioso di questa insolita sinergia tra scienza e poesia, è l’effetto culturale. Le focene potrebbero finalmente entrare nell’immaginario collettivo come simbolo nazionale, proprio come è accaduto con il panda gigante. Per Mei, la battaglia per la sopravvivenza della focena non è solo una questione biologica, ma anche identitaria: ''La conservazione non è solo per gli scienziati. Riguarda tutti, riguarda la nostra cultura''.
E forse non c’è modo migliore di salvarla se non quello di riscoprire la sua presenza attraverso la voce dei poeti antichi. Perché, come insegna la letteratura classica cinese, la natura è scrittura vivente, e ogni creatura che scompare è una strofa che si perde per sempre.